• Mondo
  • Lunedì 15 dicembre 2025

Cosa sappiamo dell’attacco contro una celebrazione ebraica a Sydney

Sono state uccise 15 persone e ferite altre 40: è l'attentato più grave degli ultimi 30 anni in Australia

Soccorritori trasportano una persona ferita nell'attacco a Bondi Beach, a Sydney, il 14 dicembre 2025 (AP Photo/Mark Baker)
Soccorritori trasportano una persona ferita nell'attacco a Bondi Beach, a Sydney, il 14 dicembre 2025 (AP Photo/Mark Baker)
Caricamento player

Domenica sera (mattinata in Italia) c’è stato un attacco armato a Bondi Beach, una delle spiagge più famose e frequentate di Sydney, in Australia: due uomini hanno sparato contro la folla a un evento della comunità ebraica locale organizzato in occasione della prima sera di Hanukkah, una delle festività più importanti dell’ebraismo. I due attentatori hanno ucciso 15 persone e ne hanno ferite altre 40, 27 delle quali sono ancora in ospedale, sei in condizioni critiche. Il capo della polizia del New South Wales (lo stato in cui si trova Sydney), Mal Lanyon, ha detto di considerare quanto successo un attacco terroristico e il primo ministro australiano Anthony Albanese lo ha definito un «vile atto di antisemitismo».

I responsabili sono stati identificati come Sajid Akram e Naveed Akram, e sono padre e figlio. I due uomini hanno iniziato a sparare poco prima delle 19 ora locale (le 9 italiane) da una posizione sopraelevata su un sovrappasso pedonale che porta alla spiaggia dove era stato organizzato l’evento “Hanukkah in riva al mare”. Si stima che sul posto ci fossero oltre mille persone. Le persone uccise hanno un’età compresa fra i 10 e gli 87 anni: fra loro c’era anche l’assistente rabbino che aveva organizzato l’incontro, Eli Schlanger, e un uomo sopravvissuto alla Shoah, Alex Kleytman.

Ahmed el Ahmed, un passante di 43 anni che gestisce un negozio di frutta alla periferia sud di Sydney, è intervenuto per fermare la sparatoria: si avvicinato da dietro a uno dei due Akram riuscendo a bloccarlo e disarmarlo. Nel farlo Ahmed el Ahmed ha subìto delle ferite da arma da fuoco al braccio e alla mano. È stato operato chirurgicamente ed è convalescente.

Investigatori sul sovrappasso da dove hanno iniziato a sparare i due attentatori, il 15 dicembre 2025 (AP Photo/Mark Baker)

Sajid Akram (50 anni) è morto durante uno scontro a fuoco con la polizia, mentre suo figlio Naveed (24 anni) è ferito ed è ricoverato in gravi condizioni. Sajid aveva il porto d’armi e ne possedeva sei. La polizia ha sequestrato quattro armi sul luogo dell’attacco e due in due case legate agli Akram: quella dove vive la famiglia, in un quartiere nella parte ovest di Sydney, e una presa in affitto da Sajid e Naveed Akram nei giorni prima dell’attacco. Nelle vicinanze della spiaggia è stata trovata anche un’automobile ricondotta agli Akram dove c’erano degli esplosivi artigianali. L’emittente pubblica ABC ha scritto che nella macchina sarebbero state trovate due bandiere dello Stato Islamico, ma non ci sono ancora conferme ufficiali.

Sajid Akram arrivò in Australia con un visto da studente nel 1998, ma la polizia non ha specificato da quale paese. Naveed è un cittadino australiano. I servizi di sicurezza interni (ASIO) lo schedarono nel 2019 perché vicino a persone ritenute potenzialmente pericolose, ma non consideravano lui come una minaccia. Secondo quanto scritto da ABC sulla base di fonti rimaste anonime, Naveed al tempo aveva rapporti con una cellula locale dello Stato Islamico. Le autorità australiane hanno riferito ai media locali di star indagando su un recente viaggio di Sajid e Naveed Arkram nelle Filippine, paese dove sono attivi diversi gruppi estremisti legati allo Stato Islamico.

Albanese ha detto che proporrà leggi sul porto d’armi più severe, che fra le altre cose potrebbero prevedere di limitare il numero di armi che ciascuna persona può possedere legalmente. Anche il primo ministro del New South Wales, Chris Minns, ha detto che vuole introdurre leggi più rigide sulle armi, e ha detto che potrebbe riconvocare straordinariamente il parlamento locale prima della fine della pausa natalizia per farlo.

Un memoriale improvvisato per le persone uccise, il 15 dicembre 2025 vicino al luogo dell’attacco (AP Photo/Mark Baker)

Nei mesi scorsi in Australia si era parlato spesso dell’aumento dei crimini d’odio diretti verso la popolazione ebraica, perché dopo il 7 ottobre del 2023, giorno dell’attacco di Hamas a Israele, ce ne sono stati diversi, di varia natura e gravità. Il governo era quindi intervenuto con una serie di misure tese a rafforzare le norme antiterrorismo, e nel dicembre del 2024 la polizia aveva istituito anche una task force dedicata ai crimini d’odio motivati da antisemitismo. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è intervenuto dopo la sparatoria di Bondi Beach accusando il governo di Albanese di non aver fatto abbastanza.

Quello di domenica a Bondi Beach è il peggior attacco armato compiuto nel paese da quello del 1996 a Port Arthur, in Tasmania, in cui un uomo di 25 anni uccise 35 persone, quasi tutti passanti colpiti a caso. Quell’attacco, che non aveva una specifica motivazione ideologica, scosse enormemente la popolazione australiana e spinse il governo a varare quella che al tempo fu una delle leggi più severe al mondo sul controllo delle armi: la legge rese illegale acquistare molti modelli, come i fucili d’assalto che sono spesso usati negli attacchi di questo tipo, e istituì un’enorme campagna di riacquisto di queste armi da parte dello Stato. In un anno furono sequestrate circa 650mila armi e da allora il numero delle sparatorie è diminuito drasticamente.