La polizia ha mancato i ladri del Louvre per 30 secondi
Lo ha concluso l'inchiesta del ministero della Cultura, che ha riscontrato altre falle nella sicurezza del museo

Mercoledì l’ispettorato del ministero della Cultura francese ha presentato al Senato i risultati della sua inchiesta sulla clamorosa rapina al Museo del Louvre di Parigi dello scorso ottobre. L’inchiesta era stata ordinata proprio per chiarire le ragioni della sbalorditiva facilità con cui era stato commesso il furto e ha confermato, una volta di più, le molte e gravi falle nella sicurezza del museo. La conclusione più eclatante e commentata è che i ladri sono sfuggiti alla polizia per pochi secondi.
Tutti e quattro i presunti membri della banda che ha commesso il furto sono stati arrestati. I gioielli rubati, dal valore stimato di 88 milioni di euro, invece non sono ancora stati trovati.
L’inchiesta ministeriale ha concluso che, la mattina del 19 ottobre, era in funzione una sola telecamera di sorveglianza in grado di inquadrare dall’esterno la Galleria Apollo, quella dove sono entrati i ladri. Si erano issati con un montacarichi dalla strada lungo la Senna, in pieno giorno e tra i passanti increduli. Inoltre, nella sala di controllo, gli agenti della sicurezza non avevano abbastanza schermi per controllare tutte le immagini in diretta, anche a causa di un annoso problema di equipaggiamento obsoleto e licenze dei software non rinnovate.
Così in un primo momento, quando è suonato l’allarme, la polizia è stata indirizzata nell’ala sbagliata del museo. Questa circostanza, e il ritardo che ha prodotto, sono stati con ogni probabilità decisivi. L’inchiesta, infatti, ha stabilito che i ladri sono scappati circa trenta secondi prima che la polizia e le guardie del museo arrivassero nella Galleria Apollo. «La polizia avrebbe potuto intercettarli», ha detto Noël Corbin, il capo dell’indagine. In tutto, la rapina è durata meno di 8 minuti.

Soldati pattugliano l’esterno del museo, il 3 dicembre (Alain Apaydin/ABACAPRESS)
Tra gli altri punti critici messi in luce dall’inchiesta c’è il balcone da cui sono entrati i ladri. Era già stato segnalato come critico in passato: una consulenza del 2019 di un’azienda specializzata lo aveva individuato come potenziale punto debole, avvertendo che poteva essere raggiunto con una scala estendibile (come accaduto con il montacarichi).
L’attuale direttrice del Louvre, Laurence des Cars, però non sapeva dello studio, che era stato commissionato dal suo predecessore Jean-Luc Martinez. Non è l’unica cosa che non ha funzionato nel passaggio di consegne tra direttori, nel 2021. Per esempio des Cars aveva bloccato un piano per rafforzare la sicurezza, avviato da Martinez nel 2017, ritenendolo troppo poco ambizioso, col risultato però che negli anni successivi gli investimenti per la sicurezza sono scesi da 3 milioni a un milione di euro all’anno.
Il quotidiano Le Monde ha commentato che i risultati dell’indagine hanno esposto «la disorganizzazione strutturale del Louvre, una disorganizzazione che è stata a lungo ignorata o tollerata dal ministero della Cultura», cioè lo stesso che ha ordinato l’indagine di Corbin e mandato per settimane gli ispettori al museo. In questi giorni, peraltro, i principali sindacati francesi hanno indetto uno sciopero dei lavoratori del Louvre a partire dal 15 dicembre, contro le condizioni di degrado del museo.
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