Il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni

Stefano Nazzi racconta le indagini e i depistaggi tra Italia ed Egitto, nella nuova puntata per abbonate e abbonati del Post

Fiaccolata in ricordo di Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato morto al Cairo nel 2016. Roma 25 Gennaio 2018.
(Matteo Minnella/A3/Contrasto)
Fiaccolata in ricordo di Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato morto al Cairo nel 2016. Roma 25 Gennaio 2018. (Matteo Minnella/A3/Contrasto)
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Sono poche, nella storia recente italiana, le vicende che hanno generato un’indignazione così ampia e condivisa come quella per la morte di Giulio Regeni, il ricercatore universitario rapito, torturato e ucciso mentre lavorava al Cairo, in Egitto.

Il 25 gennaio 2026 saranno dieci anni dal giorno della sua scomparsa. La nuova storia di Altre Indagini racconta quello che è successo in questo decennio, in cui si sono accumulate testimonianze, indizi e responsabilità, fino ad arrivare a individuare quattro agenti dei servizi segreti egiziani come principali imputati. Ciò che è apparso più evidente, fin dall’inizio, è stata la sistematica mancanza di collaborazione delle autorità egiziane, che ha di fatto reso impossibile un processo regolare.

L’Egitto è un paese con cui l’Italia intrattiene stretti rapporti economici e militari, ed è stato reinserito nel 2024 nella lista dei “paesi sicuri”. Nonostante questo, un cittadino italiano è stato sequestrato, torturato e ucciso dai servizi segreti locali: un trattamento efferato, che il regime egiziano riserva di solito ai propri oppositori interni, non a un ricercatore universitario di un paese europeo. E malgrado gli sforzi dei magistrati italiani, nessuno degli accusati è mai comparso davanti alla giustizia.

La storia delle torture e dell’omicidio di Regeni è anche una storia di depistaggi e tentativi di insabbiamento, soprattutto in Egitto ma in parte anche in Italia. È la storia di un processo faticoso, di ostruzionismi costanti, di governi italiani che da un lato dichiaravano di voler arrivare alla verità e dall’altro ricordavano la “centralità” dell’Egitto per gli interessi del paese. Ed è la storia dei genitori di Regeni, dei loro avvocati e di chi continua a pretendere che la verità storica diventi anche verità giudiziaria.

È per raccontare vicende come questa che Stefano Nazzi ha creato Altre Indagini, un podcast del Post dedicato a storie complicate, spesso tragiche o difficili da ascoltare, che richiedono precisione, contesto e un racconto che non semplifichi ciò che non può essere semplificato. Ogni due mesi, Nazzi approfondisce casi che hanno segnato l’Italia e che permettono di capire meglio un’epoca, un sistema giudiziario o, come in questo caso, i rapporti politici tra due paesi.

Altre Indagini fa parte dell’offerta dei podcast per le persone abbonate al Post. Chi vuole ascoltare la nuova puntata può farlo abbonandosi; è anche possibile regalare un abbonamento.