Una strana tradizione natalizia delle Alpi è sempre più turistica

I "krampus" sono giovani travestiti da mostri tremendi, che un tempo inseguivano e frustavano i bambini

di Viola Stefanello

Una sfilata di krampus a Hollabrunn, in Austria, nel 2024 (AP Photo/Denes Erdos)
Una sfilata di krampus a Hollabrunn, in Austria, nel 2024 (AP Photo/Denes Erdos)

In questo periodo potreste aver visto sui social dei video di quelle che sembrano figure mostruose dall’aria selvaggia e primitiva, coperte di pellicce scure e logore, che attaccano le auto nelle stradine di montagna. Sono persone che indossano grossi palchi di corna animali e maschere dai tratti ferini estremamente dettagliate, e di notte, nelle piazze delle località alpine, inseguono i passanti con fruste e bastoni. Sfilano nel buio con fuochi, torce e rumore di campanacci, e spesso sfondano le recinzioni dietro a cui stanno centinaia di persone qualunque, giunte fin lì per osservarle.

Chi viene dal Trentino-Alto Adige, dal Friuli Venezia Giulia o da qualche zona del Veneto settentrionale ha in mente il fenomeno. Sono travestimenti da “krampus”, delle figure appartenenti al folklore alpino, che in varie valli tra Austria, Italia, Germania e Slovenia appaiono insieme al personaggio di San Nicolò durante le festività che si tengono tra il 5 e il 6 dicembre.

Nelle località dove la tradizione esiste da più tempo, un piccolo gruppo di krampus accompagna una persona travestita da San Nicolò in una serie di visite di casa in casa che servono a spaventare i bambini che si sono comportati male nel corso dell’anno.

Quelli dall’aria più tipica indossano una maschera di legno, varie paia di corna, un lungo cappotto di pelliccia, una cintura da cui pendono dei grossi campanacci rumorosi, e portano con sé una frusta o un bastone. La tradizione prevedeva che bambini e ragazzi della comunità scappassero di casa per sottrarsi alle punizioni dei krampus e venissero quindi inseguiti per le vie della città, finendo spesso per essere frustati, picchiati e gettati nei cestini dell’immondizia da questi “mostri”.

L’origine storica di questa tradizione è molto dibattuta, ma in varie località di montagna da decenni i bambini crescono con una sincera paura dei krampus, credendo alla loro esistenza come si crede a Babbo Natale. Negli ultimi vent’anni, però, in molti si sono resi conto che la figura del krampus ha anche un gigantesco potenziale commerciale e turistico.

Così, si è moltiplicato a dismisura il numero di città e cittadine dove si organizzano “sfilate di Krampus” (Krampuslauf, in tedesco) visitatissime e altamente scenografiche, anche dove questi personaggi storicamente non fanno parte del folklore locale. In molti casi si tratta di sfilate molto “ripulite”, dove i krampus devono seguire percorsi precisi e attenersi a regole piuttosto stringenti per evitare di essere denunciati dai turisti.

Queste sfilate si sono allargate da metà novembre alla vigilia di Natale, magari in concomitanza con i mercatini natalizi. Online si trovano decine di liste di eventi dove è possibile vedere i krampus, pubblicate da testate, travel blogger e siti ufficiali dedicati al turismo nelle regioni alpine.

«Fino a qualche anno fa i krampus non andavano nei mercatini e nei posti così, ma oggi tutti vogliono averli nei propri paesini. Alcuni gruppi accettano di andarci, altri no», spiega Max Riz, che ha 25 anni ed è vicedirettore di un gruppo di krampus che conta una cinquantina di membri di varie località della val di Fassa, in Trentino. «Quando eravamo piccoli noi eravamo assolutamente convinti che i krampus fossero veri e che venissero dall’inferno per andare a cercare i bambini nelle case. Oggi, invece, dato che i bambini hanno già il telefono e possono vedere le sfilate dei krampus sui social, abbiamo dovuto cominciare a dire loro che quei krampus sono finti, e che sono solo uomini mascherati, mentre quelli che vanno nelle case – e che sono vestiti con maschere molto più tradizionali e semplici, con pelli di capra o yak – sono davvero dei diavoli». Nel caso della val di Fassa, dice, le maschere che si vedono in sfilata non si presentano mai alla porta delle famiglie con bambini, per aiutare a mantenere questa illusione.

A indossare i costumi da krampus, che sono spesso molto elaborati e pesanti, sono soprattutto i ragazzi dai 18 anni in su: alcuni antropologi ne hanno parlato come di una sorta di rito di iniziazione contemporaneo, che permette peraltro agli uomini di trasgredire le regole sociali. In alcune zone si mantiene tuttora una stretta divisione dei ruoli di genere, per cui le donne del gruppo aiutano con l’organizzazione ma non indossano i costumi; negli ultimi anni, però, sono aumentati anche i gruppi che includono le donne, o composti esclusivamente da ragazze.

Le sfilate cambiano moltissimo di località in località, anche in previsione di una presenza più o meno massiccia di turisti. Nei villaggi più piccoli e meno visitati è più probabile che i krampus girino liberamente e si prendano maggiori libertà nel frustare i passanti e inseguirli, consapevoli del fatto che gran parte delle persone che incontreranno conosce la tradizione e starà al gioco. Nelle città più grandi, come Graz o Salisburgo, in Austria – dove la sfilata dei krampus viene seguita da decine di migliaia di persone –, i krampus sono invece separati dalla folla con delle transenne e seguiti per tutto il percorso da vigili del fuoco e poliziotti.

Spesso sono i siti ufficiali delle istituzioni locali a indicare in anticipo quali misure di sicurezza sono state implementate. Sul sito dell’ufficio del turismo dell’Alto Adige, per esempio, si legge che a Dobbiaco «puoi assistere alla sfilata dalla zona transennata lungo il percorso e goderti lo spettacolo a pieno e in tutta sicurezza».

Molto spesso, chi consiglia di andare a vedere queste manifestazioni racconta che la tradizione dei krampus ha un’origine plurisecolare, che risale a un’epoca precristiana. Vari antropologi ed esperti di folklore contemporanei, però, non sono d’accordo con questa interpretazione. I ricercatori Matthäus Rest e Gertraud Seiser, che hanno passato cinque anni a intervistare e seguire gruppi di krampus in varie zone dell’Austria, sottolineano per esempio che non c’è nessuna prova scritta dell’esistenza di pratiche simili prima del 1582.

I due studiosi hanno osservato che attorno ai krampus si è sviluppata una «spiegazione mitologica» secondo cui inizialmente gli uomini delle comunità alpine si travestivano da mostri per scacciare l’inverno e «ribadire il potere riproduttivo della natura e degli esseri umani». Secondo questa ricostruzione, dopo la conversione di massa degli abitanti dell’arco alpino al cristianesimo, i krampus furono trasformati in “aiutanti di San Nicolò” in modo da permettere alle comunità locali di mantenere le proprie usanze pagane nel processo di assimilazione della nuova religione.

Rest e Seiser, però, ritengono che questa narrazione non sia stata tramandata oralmente di generazione in generazione per secoli, ma sia stata sostanzialmente inventata di sana pianta dai “folkloristi”, accademici che tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX si dedicarono allo studio delle tradizioni popolari, con particolare attenzione alle culture rurali e contadine.

Molto spesso, i folkloristi erano animati dalla volontà di rintracciare delle “radici popolari” che permettessero loro di teorizzare l’esistenza di un’identità nazionale “pura”, risalente a migliaia di anni prima. Nel caso dell’Impero austroungarico, per esempio, documentare che in una certa zona si praticavano tradizioni “germaniche” serviva a legittimare rivendicazioni politiche su quei territori. In questo contesto, i krampus vennero interpretati come figure “sopravvissute” alla cristianizzazione della regione, il che le rendeva particolarmente interessanti per certi ambienti nazionalisti che cercavano di rivalutare il paganesimo, in contrasto con il cristianesimo “mediterraneo”.

Secondo Rest e Seiser, invece, la prima ondata rilevante di diffusione e consolidamento del fenomeno risale alla fine dell’Ottocento. «A metà del XIX secolo, sappiamo che solo in pochi villaggi sparsi tra le Alpi austriache e bavaresi gruppi di giovani uomini non sposati indossavano maschere di legno con corna, costumi di pelliccia e campanacci per impersonare il diavolo», scrivono. Nello stesso periodo vennero messe in vendita molte cartoline natalizie che rappresentavano i krampus, quasi sempre intenti a punire i bambini che si erano comportati male o a insidiare donne poco vestite.

Molte comunità alpine cominciarono a organizzare le visite dei krampus insieme a San Nicolò il 5 dicembre tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, introducendo poi le sfilate tra gli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio.

Oggi, i krampus sono al massimo della loro popolarità storica, anche lontano dalle Alpi. Negli ultimi vent’anni nella cultura pop occidentale si sono moltiplicate le associazioni tra il periodo natalizio e i mostri, in precedenza relegati perlopiù al periodo di Halloween, grazie a film come Il Grinch, Gremlins e Nightmare Before Christmas. Questo, unito alla crescente diffusione della rappresentazione dei krampus online – prima su YouTube, oggi su TikTok – e del “turismo macabro”, ha portato a un grande aumento dell’interesse internazionale nei confronti di queste figure.

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Negli ultimi dieci anni sono usciti vari film di qualità spesso pessima che vedono i krampus come protagonisti o antagonisti: il più citato, di solito, è l’horror Krampus, del 2015, con Adam Scott e Toni Collette. I krampus sono apparsi negli episodi natalizi di serie come Supernatural e American Dad, ma anche in videogiochi come The Binding of Isaac, Overwatch e Fortnite. 

Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, nel mese di dicembre, da qualche anno si tengono sfilate e si vedono persone vestite da krampus durante eventi natalizi. E anche in Europa vari gruppi di krampus accettano sempre più spesso di viaggiare per esibirsi durante eventi che hanno poco a che fare con la tradizione. «Ci arrivano un sacco di richieste extraregionali, da Emilia-Romagna, Sicilia, Sardegna, ma anche Olanda e Inghilterra. Se riusciamo, facciamo un paio di uscite all’anno», racconta Elia Casagrande, presidente del gruppo di krampus di Pozza di Fassa, in Trentino. Da otto anni, per esempio, partecipano al festival medievale Haeretica, che si tiene a fine ottobre in provincia di Brescia.

Egon Cocina, che ha 53 anni ed è presidente del gruppo “San Nicolò e i Krampus Tarvisio Basso/Rutte Piccolo”, in Friuli Venezia Giulia, dice che a suo avviso quel che è cambiato più di tutto, con l’aumento dell’attenzione turistica, è il modo in cui si può interagire con il pubblico. «Un tempo i krampus giravano pure con le catene, diciamo che erano più cattivi», spiega. Ora, quanto meno a Tarvisio, sono equipaggiati soltanto di bacchette di betulla, che sono più morbide e quindi infliggono colpi meno dolorosi. «E anche così, nei tre giorni seguenti al 5 dicembre riceviamo mail e fotografie di persone che si lamentano di essere state bacchettate». Anche per questo, da anni il suo gruppo ha cominciato ad affiggere per la cittadina dei cartelli che spiegano come si svolgerà la festa, che non prevede transenne tra i krampus e il pubblico.

Anche Max Riz, il krampus della val di Fassa, conferma che durante le sfilate turistiche bisogna «stare molto più attenti a non rovinare le loro giacche o a non dare frustate troppo forti. Abbiamo notato che il pubblico non è abituato». Negli ultimi anni ci sono stati vari casi di violenza durante le sfilate che sono arrivati fino alla stampa, o che hanno portato a denunce.

«Ma d’altronde, se grossi gruppi di giovani uomini scatenassero il caos nelle strade in qualsiasi altro momento dell’anno, la gente chiamerebbe subito la polizia», ha detto al Guardian lo storico della tradizione austriaca Peter Wiesflecker. «Quando gli esseri umani hanno la possibilità di muoversi in gruppo e mantenere l’anonimato, è sempre più probabile che sorpassino i limiti».

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