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  • Sabato 22 novembre 2025

Cosa c’è nel piano di Trump per l’Ucraina

Enormi concessioni territoriali per la Russia, poche garanzie per l'Ucraina e accordi commerciali con gli Stati Uniti, tra le altre cose

Donald Trump e Vladimir Putin durante l'incontro in Alaska dell'agosto del 2025 (AP Photo/Jae C. Hong)
Donald Trump e Vladimir Putin durante l'incontro in Alaska dell'agosto del 2025 (AP Photo/Jae C. Hong)
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Venerdì Donald Trump ha confermato che attende una risposta dell’Ucraina entro giovedì prossimo sul piano per la fine della guerra elaborato dalla sua amministrazione insieme a quella russa. Il piano è enormemente sbilanciato verso la Russia, asseconda molte delle richieste del presidente russo Vladimir Putin, a partire da quelle territoriali, e include una serie di condizioni che da sempre l’Ucraina considera irricevibili. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito questo momento, in cui deve decidere tra un piano assai svantaggioso e mettersi contro gli Stati Uniti, come il più difficile della storia del paese. Putin ha detto che il piano è una «base di partenza».

Il piano è stato scritto a fine ottobre dall’inviato speciale del governo russo Kirill Dmitriev e da quello dell’amministrazione statunitense Steve Witkoff, poi sottoposto prima al segretario di Stato Marco Rubio (che è una sorta di ministro degli Esteri) e poi a Trump. Il testo non è ancora definitivo, nel senso che potrebbe essere modificato a seconda delle richieste delle parti, ma intanto è stato riportato da alcuni media americani. Il modello è quello del piano in 20 punti per la fine della guerra a Gaza, approvato da Israele e Hamas, sempre su iniziativa di Trump.

Cosa ottiene la Russia
Il piano prevede la cessione alla Russia dell’intero territorio del Donbas (le regioni di Donetsk e Luhansk, nell’est dell’Ucraina), comprese le parti che la Russia non ha ancora conquistato e che quindi non controlla. La Crimea verrebbe riconosciuta come russa, nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia il nuovo confine verrebbe collocato sull’attuale linea del fronte: la Russia quindi manterrebbe i territori occupati.

La Russia otterrebbe anche l’eliminazione graduale di tutte le sanzioni economiche approvate in questi anni, rientrerebbe nei circuiti economici e tornerebbe a essere invitata agli incontri del G8 (le otto maggiori potenze economiche mondiali). Il piano prevede anche una serie di future collaborazioni economiche tra Stati Uniti e Russia: i due paesi diventerebbero partner a lungo termine nel campo delle intelligenze artificiali e dei cosiddetti metalli rari (con progetti di estrazione nell’Artico).

E cosa (non) ottiene l’Ucraina
Di fatto l’unico esito positivo per l’Ucraina è la fine della guerra: a livello territoriale rinuncerebbe a quasi tutto, la Russia si ritirerebbe solo dalle piccole porzioni di territorio che ha occupato nelle regioni di Kharkiv e Sumy. L’Ucraina dovrebbe accettare anche la riduzione del suo esercito a un massimo di 600mila uomini: attualmente sono circa 800-850mila, prima della guerra erano 200mila circa. La cessione del Donbas e il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea, ma anche una riduzione così consistente del proprio esercito, sono condizioni che almeno finora l’Ucraina aveva considerato inaccettabili.

L’incontro di febbraio alla Casa Bianca fra Zelensky, Trump e J.D. Vance, che andò malissimo (AP Photo/ Mystyslav Chernov)

Il futuro dell’Ucraina
Il piano prevede che l’Ucraina inserisca nella sua Costituzione l’impegno a non entrare nella NATO e che la NATO inserisca nel suo statuto una clausola ufficiale in cui si impegna a non accettare l’Ucraina. L’Ucraina inizierebbe invece l’iter per l’ingresso nell’Unione Europea, con accordi commerciali immediati (l’Unione Europea non è stata consultata nella redazione del piano). La ricostruzione verrebbe guidata dagli Stati Uniti, utilizzando 100 miliardi di dollari di fondi congelati russi, parte di quelli che l’Europa stava valutando di utilizzare come prestito per l’Ucraina: altri 100 miliardi di dollari dovrebbero arrivare proprio dall’Unione.

Le garanzie per l’Ucraina
Il piano prevede che non possano esserci soldati della NATO o europei in Ucraina e che gli aerei da guerra abbiano come base la Polonia. Le garanzie militari che dovrebbero tutelare l’Ucraina dal rischio di una nuova invasione sono vaghe: un secondo documento citato da Axios prevede un’estensione all’Ucraina dell’articolo 5 della NATO. Ogni aggressione all’Ucraina sarebbe quindi considerata un attacco al resto dei paesi membri. Secondo il piano una nuova invasione «cancellerebbe» gli attuali riconoscimenti territoriali per la Russia.

Altri punti rilevanti
Entrambe le parti riceverebbero una completa amnistia per le azioni compiute durante la guerra: sarebbe quindi impossibile perseguire soldati e ufficiali russi per i crimini di guerra già accertati. In Ucraina dovrebbero essere tenute nuove elezioni entro 100 giorni: è un punto su cui in passato Putin ha molto insistito, con la volontà di sostituire Zelensky con un presidente e un governo più accondiscendenti. La centrale nucleare di Zaporizhzhia verrebbe gestita sotto la supervisione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e l’energia prodotta verrebbe divisa a metà fra i due paesi.

C’è anche un passaggio in cui si indica che «tutte le ideologie e le attività naziste devono essere respinte e proibite», assecondando la propaganda russa che ha a lungo descritto l’invasione come un’operazione di «denazificazione dell’Ucraina». Esistono poi una serie di condizioni economiche e finanziarie che sembra garantiscano gli interessi economici statunitensi. L’amministrazione statunitense sarebbe il principale gestore della ricostruzione in Ucraina, che comprenderebbe nuove infrastrutture per i gas naturali, e sarebbe coinvolta in un fondo per lo sviluppo che investirebbe in aziende tecnologiche, data center e intelligenza artificiale, oltre che nell’estrazione di minerali e nello sfruttamento di risorse naturali. Dopo un’eventuale fine della guerra si dovrebbe formare un “Consiglio di pace” presieduto dagli Stati Uniti.