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  • Mercoledì 16 novembre 2022

Cosa dicono gli articoli 4 e 5 del trattato NATO

Uno parla di consultazioni, l'altro di mutua difesa tra gli alleati, ma le cose sono molto più complesse di come si dice abitualmente

Un'esercitazione NATO in Lituania, lo scorso ottobre (AP Photo/Mindaugas Kulbis)
Un'esercitazione NATO in Lituania, lo scorso ottobre (AP Photo/Mindaugas Kulbis)

Martedì in Polonia c’è stata un’esplosione provocata da un missile su cui si sta ancora indagando, e che potrebbe essere russo (sparato direttamente dalla Russia o intercettato dalla difesa ucraina), oppure ucraino (sarebbe in questo caso un missile usato per intercettarne uno russo, e che dopo l’impatto sarebbe finito in Polonia). A causa del sospetto di una responsabilità russa nell’accaduto, si è parlato molto della possibilità che la Polonia attivi gli articoli 4 o 5 del trattato fondativo della NATO.

I due articoli sono i più citati quando si parla di attacchi a un paese NATO, com’è la Polonia, ma hanno effetti, procedure e conseguenze estremamente diverse tra loro. Attualmente sembra molto difficile che la Polonia invocherà l’articolo 5, che è quello sulla mutua difesa tra i paesi NATO, mentre è più probabile che invocherà l’articolo 4, che prevede consultazioni tra i membri se uno degli alleati si sente minacciato.

L’esplosione è avvenuta nel paese di Przewodów, vicinissimo al confine con l’Ucraina, nel corso di un fitto e violento bombardamento da parte delle forze russe contro obiettivi ucraini. Per ora è estremamente difficile capire cosa sia successo, ma comunque ormai abbastanza sicuro che l’esplosione sia stata causata da un incidente, o da un errore, e non sia stato un attacco deliberato.

Articolo 4
Il trattato fondato della NATO si chiama ufficialmente Trattato Nord Atlantico e fu firmato nel 1949 a Washington. L’articolo 4 del trattato è il più breve dei 14 che lo compongono, e dice semplicemente:

Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata.

Significa che ciascuno stato membro ha il diritto di sollevare presso il Consiglio Nord Atlantico (il principale organo decisionale della NATO, a cui partecipano tutti i rappresentanti dei paesi membri) qualunque questione relativa alla propria sicurezza e integrità. Gli alleati discutono della questione e possono decidere, se lo ritengono, di prendere provvedimenti.

L’articolo 4 è stato invocato formalmente varie volte nel corso della storia della NATO, per questioni che preoccupavano o minacciavano uno stato membro. L’ultima è stata il 24 febbraio 2022, il giorno che la Russia ha invaso l’Ucraina, quando Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia invocarono l’articolo per discutere della minaccia portata dalla guerra in Ucraina. L’Ucraina non è uno stato membro della NATO, e dunque non può prendere parte a queste discussioni.

Un’altra circostanza notevole in cui l’articolo 4 è stato invocato fu per esempio nel 2015, quando la Turchia richiese una riunione del Consiglio per parlare degli attacchi terroristici compiuti sul suo territorio.

È molto probabile che anche la Polonia invocherà l’articolo 4 del trattato, non appena ci saranno informazioni più precise su cos’è successo a Przewodów. Non è chiaro che provvedimenti saranno presi a quel punto dal Consiglio Nord Atlantico, se mai ne saranno presi, ma una possibilità è che siano inviate maggiori difese aeree in territorio polacco.

Articolo 5
L’articolo 5 è il più famoso del Trattato Nord Atlantico, perché è quello che stabilisce che:

Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti.

Questo significa, nella sua forma più semplice, che tutti gli alleati sono obbligati a soccorrere uno stato membro che sia stato attaccato. In realtà però l’articolo 5 è molto più lungo di così, e pone tutta una serie di condizioni e cautele, alcune delle quali sono poi specificate e descritte successivamente, nell’articolo 6. Non c’è nessun automatismo nell’articolo 5 del trattato NATO, e anzi è previsto che gli stati membri valutino con attenzione la natura dell’«attacco armato» e decidano di conseguenza quale sia la migliore «azione» da intraprendere in risposta. Ciò significa che l’articolo 5 non prevede necessariamente una risposta di tipo militare, ma che tutto dipende dalle circostanze e dalla valutazione degli alleati.

Quando viene invocato l’articolo 5, gli alleati tendenzialmente devono verificare che quello che è avvenuto sia effettivamente un attacco armato contro un paese alleato e sia effettivamente un attacco ostile, e poi decidere la risposta da dare, se militare o di altro tipo.

Secondo l’articolo 5, gli stati possono agire anche «individualmente» in difesa di un alleato attaccato, ma ogni risposta da parte della NATO nel suo complesso deve essere decisa dal Consiglio Nord Atlantico.

Su come dovrebbero essere prese queste decisioni ci sono alcune incertezze anche tra gli esperti legali. La stessa NATO, sia sul suo sito sia sui suoi documenti ufficiali, parla indifferentemente di «unanimità» (una decisione viene presa con l’accordo positivo di tutte le parti) o di «consenso» (una decisione viene presa anche se alcune delle parti sono neutrali, o hanno delle rimostranze ma non le esprimono con un’esplicita posizione contraria). Altrove si legge che le decisioni sono prese sulla base di una posizione che sia «accettabile per tutti» e che alcuni membri possono «accettare di non essere d’accordo». Non è chiaro, però, cosa succederebbe se un paese decidesse di mettere un veto deciso e netto.

Il punto è che finora questo non è mai successo: in circa 70 anni di storia della NATO le decisioni sono sempre state prese senza eccezionali controversie e praticamente sempre all’unanimità, o comunque senza eccessive contrarietà. La NATO non si è mai trovata a dover prendere decisioni estremamente gravi come potrebbe essere un intervento militare contro la Russia, e anche per questo non è del tutto chiaro cosa succederebbe in circostanze del genere.

Finora l’articolo 5 del trattato è stato invocato una volta sola, dagli Stati Uniti a seguito dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 contro New York e Washington, la cui risposta fu l’invasione dell’Afghanistan per rovesciare il regime dei talebani, accusati di dare rifugio ad al Qaida, organizzazione responsabile degli attentati. Questa singola occasione mostra piuttosto chiaramente come l’attivazione dell’articolo 5 non soltanto sia oggetto di consultazioni e deliberazioni, ma anche che queste deliberazioni richiedono un certo tempo.

Gli alleati, in quel caso, invocarono l’articolo 5 il 12 settembre, a meno di 24 ore dall’attacco terroristico, ma prima che fosse stato accertato che l’attacco arrivava dall’estero e fosse stata decisa la misura da prendere passò quasi un mese: soltanto il 4 ottobre, su richiesta degli Stati Uniti, la NATO lanciò l’operazione antiterrorismo “Eagle Assist”. Fu la prima e l’ultima volta che la NATO decise un’operazione militare sulla base dell’articolo 5 del trattato.

Date le circostanze, è estremamente improbabile che la Polonia invochi l’articolo 5 dopo l’esplosione a Przewodów, soprattutto se si dimostrerà, come è ormai quasi certo, che il missile sia arrivato in territorio polacco per errore, o a seguito di un incidente. L’unica possibilità che sia invocato è se si dimostrasse oltre ogni dubbio che la Russia (o la Bielorussia) ha attaccato deliberatamente la Polonia, ma allo stato attuale delle cose sembra un’ipotesi lontanissima.

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