Il governo impugnerà la legge regionale della Sardegna sul suicidio assistito

Un gazebo per la raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare sul fine vita promossa dall'Associazione Luca Coscioni, a Milano il 26 giugno 2025 (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
Un gazebo per la raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare sul fine vita promossa dall'Associazione Luca Coscioni, a Milano il 26 giugno 2025 (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

Giovedì durante una riunione del consiglio dei ministri il governo ha deciso di impugnare di fronte alla Corte costituzionale la legge regionale approvata a settembre dalla Sardegna per regolare il suicidio assistito. Detta anche “morte assistita”, è la pratica con cui ci si può autosomministrare un farmaco letale, a determinate condizioni (in Italia è permesso dal 2019 proprio grazie a una sentenza della Corte costituzionale). Secondo il governo il suicidio assistito sarebbe un tema di competenza nazionale, e non regionale, e quindi la legge non dovrebbe essere valida. La legge resterà in vigore mentre la Corte decide sul caso.

È una decisione soprattutto politica: i partiti di destra e centrodestra che sostengono il governo si sono sempre detti contrari alla pratica e cercano di ostacolare da tempo i tentativi delle regioni di dotarsi in maniera autonoma di una legge per regolamentare la pratica: le regioni, d’altra parte, si stanno dotando di leggi in maniera autonoma perché nonostante il suicidio assistito in Italia sia legale da ormai sei anni (e nonostante le esortazioni della stessa Corte costituzionale) il parlamento non ha ancora approvato una legge per regolamentarlo e stabilire tempi e modalità per accedervi a livello nazionale.

Al momento le uniche due regioni che sono riuscite a dotarsi di una legge sono state proprio la Sardegna e, a febbraio, la Toscana: il governo aveva già impugnato la legge della Toscana, sempre giustificando il ricorso con questioni di competenza. La Corte costituzionale non ha ancora raggiunto una decisione in questo caso.