L’Eurovision ha cambiato il suo regolamento dopo le proteste dell’anno scorso contro Israele
Non sarà più possibile votare fino a 20 volte per un artista, né organizzare campagne promozionali «sproporzionate»

L’European Broadcasting Union, l’ente europeo che ogni anno organizza l’Eurovision Song Contest, ha cambiato alcune parti del regolamento dell’Eurovision in vista della prossima edizione, che si terrà a Vienna a maggio del 2026. Le modifiche sembrano una risposta al modo molto criticato con cui il governo israeliano aveva promosso la propria artista, Yuval Raphael, nella scorsa edizione (in cui era arrivata seconda).
Nel presentare le nuove regole il supervisore dell’Eurovision Martin Green non ha citato esplicitamente Israele. Tutte le modifiche fatte però riguardano aspetti che erano stati contestati a Israele dagli altri paesi partecipanti: su tutti la pesante campagna di promozione online e la regola che fino all’anno scorso permetteva a ogni persona da casa di votare fino a venti volte per un certo artista (cosa che dava la possibilità a spettatori poco interessati al festival ma solo a far vincere un certo artista di un certo paese di condizionare parecchio il risultato finale).
Dalla prossima edizione l’EBU ha stabilito che il numero massimo di voti da casa scenderà da venti a dieci. In più, le giurie di esperti di musica di ogni paese torneranno a votare anche in semifinale – da qualche tempo votavano soltanto nella serata finale – e peseranno più o meno quanto il voto del pubblico. Secondo gli organizzatori, questo dovrebbe bilanciare eventuali storture generate dal voto popolare.
Sarà inoltre vietato agli artisti e alle emittenti televisive – quindi anche ai loro editori, cioè ai governi nazionali – di «impegnarsi attivamente, facilitare o contribuire» a campagne promozionali che «potrebbero influenzare l’esito del voto» e verranno scoraggiate «le campagne di promozione sproporzionate», in particolare quelle intraprese da soggetti terzi, incluse le agenzie governative.
Nei giorni successivi all’Eurovision, alcune inchieste giornalistiche avevano mostrato come un’agenzia governativa israeliana avesse promosso dei video pubblicitari su diversi social per incoraggiare milioni di persone in decine di paesi a votare per Raphael, dando anche istruzioni esplicite su come votare fino a venti volte. Anche le ambasciate israeliane in vari paesi esteri avevano promosso questi video.
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Non è chiaro se queste nuove regole basteranno a far cambiare idea ai diversi paesi europei (fra cui Spagna, Irlanda, Paesi Bassi, Slovenia e Islanda) che hanno anticipato che non parteciperanno alla prossima edizione se ci sarà anche Israele, in reazione ai crimini e agli abusi commessi dal suo esercito sulla popolazione palestinese dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza.
Le crescenti minacce di boicottaggio avevano convinto l’EBU ad organizzare un voto della sua assemblea generale per decidere se escludere o meno Israele dall’evento. Il voto, previsto per novembre, è stato annullato dopo il raggiungimento a inizio ottobre di un accordo di cessate il fuoco fra Israele e Hamas, ed è stato sostituito da una riunione prevista per dicembre, alla fine della quale non è chiaro se avverrà o meno una votazione.
Nonostante l’EBU sia sempre stata piuttosto restia a prendere decisioni politiche e abbia sostenuto più volte che la competizione non abbia una natura politica, in passato è capitato che abbia escluso dal festival certi paesi, come la Russia e la Bielorussia, a causa dell’invasione dell’Ucraina. L’EBU ha sempre giustificato l’esclusione della Russia dicendo che l’emittente pubblica russa è stata esclusa per aver violato ripetutamente diverse norme interne dell’EBU; cosa che invece non avrebbe fatto l’emittente pubblica israeliana, Kan, e che non era possibile escludere un’emittente televisiva a causa delle decisioni del governo del suo paese.



