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  • Venerdì 21 novembre 2025

Perché il nuovo “semestre filtro” di medicina non piace agli studenti

La preparazione è caotica e inefficace, e il test di fatto c'è ancora

Studenti affrontano l'esame di medicina al Lingotto di Torino
Studenti affrontano l'esame di medicina al Lingotto di Torino (ANSA/Alessandro Di Marco)
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Giovedì poco più di 50mila aspiranti medici e mediche hanno partecipato al primo appello del test per l’accesso ai corsi universitari di medicina, odontoiatria e veterinaria. Fino allo scorso anno accademico il test veniva organizzato all’inizio dell’anno – era chiamato test di ingresso – mentre la riforma approvata dal governo lo scorso marzo l’ha spostato al termine di tre mesi di lezioni aperte a chiunque. Questo periodo è stato chiamato semestre filtro, anche se di fatto non è un semestre.

Il governo ha definito questa riforma come storica. Tutte le associazioni che rappresentano gli studenti non sono d’accordo, anzi dicono che la nuova organizzazione è peggiore rispetto alla precedente: più caotica, escludente e soprattutto stressante.

Da quest’anno per tentare di entrare all’università di medicina, odontoiatria e veterinaria bisogna frequentare tre corsi che queste tre facoltà hanno in comune, ovvero chimica, fisica e biologia. I corsi sono iniziati a settembre e finiscono a novembre. Giovedì c’è stato il primo test, il secondo appello è previsto il 10 dicembre. Alla fine verrà stilata una graduatoria nazionale per selezionare i circa 25mila studenti che potranno continuare i corsi.

Chi non riuscirà a superare la selezione verrà dirottato a un corso di laurea alternativo indicato al momento dell’iscrizione. Durante la discussione della riforma il governo ha parlato più volte della nuova organizzazione come di un’abolizione del numero chiuso. In realtà, come si capisce dal modo in cui è strutturato il semestre filtro, la selezione non è stata abolita, bensì soltanto spostata.

Giovedì l’UDU, l’Unione degli Universitari, ha organizzato presidi di fronte a molte università per protestare contro il semestre filtro che secondo l’associazione prometteva di ampliare l’accesso a medicina e invece porterà a escludere la maggior parte degli aspiranti medici e mediche. «Non è un meccanismo che aiuta chi sogna di diventare medico: al contrario, aggiunge incertezza, stress e disuguaglianze», si legge in una nota diffusa dall’associazione.

Già all’inizio del semestre c’erano state critiche per la qualità delle lezioni: non avendo aule abbastanza grandi da ospitare tutti gli studenti, molte università hanno deciso che l’unico modo per organizzarle era la DAD, la didattica a distanza, lo stesso metodo usato durante la pandemia da coronavirus. Nella maggior parte delle università, dopo il primo mese e mezzo di lezioni online si è passati ai video preregistrati da seguire da casa, senza un confronto diretto con i professori e senza la possibilità di fare domande.

Secondo le associazioni degli studenti, la promessa di garantire più equità nell’accesso a medicina non è stata rispettata. Anzi, in alcuni casi sono aumentate le disuguaglianze.

Il Segretariato Italiano Studenti in Medicina (SISM) dice che non è stata eliminata la selezione economica: i corsi privati che fino all’anno scorso servivano per prepararsi al test di ingresso oggi si concentrano sugli esami del semestre filtro: «Chi dispone di maggiori mezzi economici può quindi contare su una preparazione più mirata e strutturata, mentre chi non ha le stesse possibilità deve affidarsi unicamente alla formazione universitaria, che però si trova già sotto pressione e con risorse limitate».

L’esame al termine del semestre inoltre ha aumentato lo stress e il senso di precarietà. Il SISM dice che in questi mesi c’è stato un aumento della pressione psicologica nei confronti degli studenti che ha contribuito a caricare la formazione di tensione e incertezza. La competizione tra gli studenti è costante e spesso esasperata. «Gli studenti si percepiscono più come avversari che come colleghi. Questo clima non solo rischia di compromettere il benessere psicologico delle matricole, ma anche di minare lo spirito di collaborazione, fondamentale nella formazione e nella futura professione medica. Il risultato è un sistema che alimenta la competizione, accentua le disuguaglianze e genera un diffuso senso di incertezza, con il rischio di scoraggiare proprio quei giovani che la riforma avrebbe dovuto valorizzare».

Un sistema analogo è stato a lungo in vigore in Francia, dove però negli ultimi anni è stato messo in discussione e in parte modificato proprio perché creava disillusione e frustrazione tra gli studenti, compromettendo la loro formazione.