Quest’auto è progettata in Cina e costruita in Europa

Renault ha fatto le cose al contrario per la Twingo elettrica, contenendo i costi con un esperimento su cui c'è particolare interesse

La nuova Twingo E-Tech (REUTERS/Gonzalo Fuentes)
La nuova Twingo E-Tech (REUTERS/Gonzalo Fuentes)
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A Shanghai, in Cina, c’è un centro di ricerca e sviluppo che si chiama ACDC, ma non produce musica hard rock. Nei suoi uffici è stata sviluppata la nuova Twingo, la famosa automobile che da trent’anni dice probabilmente più di qualsiasi cosa “auto francese”. La versione che sarà in vendita dal prossimo anno è elettrica e, per la prima volta, è stata sviluppata interamente in Cina e sarà poi costruita in uno stabilimento europeo. Per Renault è un esperimento, ma dal suo successo potrebbero dipendere i prossimi piani di molti storici produttori di automobili in Europa, in difficoltà con la transizione verso l’elettrico.

La nuova Twingo E-Tech costerà circa 20mila euro, ma potrà essere acquistata in Italia a circa 11mila euro grazie agli incentivi per l’acquisto di auto elettriche, da chi avrà i requisiti per farlo (ISEE sotto i 30mila euro e altre condizioni). Ha un’autonomia dichiarata di circa 260 chilometri con una ricarica e il design riprende molto quello giocoso del primo storico modello, che contribuì insieme alle dimensioni contenute a decretarne il successo, ma le novità più importanti sono il suo motore elettrico e il fatto che non ci saranno versioni a benzina o gasolio. Sarà il modello di Renault per provare a rendere più accessibili le auto elettriche e a guadagnare un po’ di spazio in un mercato che sta cambiando rapidamente.

Ormai da anni i principali gruppi industriali europei dell’auto come Renault, Stellantis e Volkswagen affrontano a fatica la trasformazione del loro settore, con il passaggio verso le automobili elettriche ritenuto ormai inevitabile seppure con tempi ancora vaghi e legati alle scelte politiche nei campi dell’energia e dell’ambiente. I modelli di auto elettriche europee non sono molti, sono costosi e non sempre riescono a competere con i produttori cinesi che in pochi anni si sono messi a fare una forte concorrenza alla statunitense Tesla. Invece di affidarsi ai dazi o rivedere i propri piani sull’elettrico, i dirigenti di Renault hanno concluso che l’unico modo per competere non fosse solo “fare come i cinesi”, ma essere in Cina e ripartire dalle conoscenze maturate in questi anni dai progettisti da quelle parti.

L’esistenza di ACDC (Advanced China Development Center, ma il nome è visto anche come un’allusione alle due sigle con cui si identificano la corrente alternata, AC, e quella continua, DC), il centro di ricerca di Renault a Shanghai, era stata confermata all’inizio di quest’anno da Luca De Meo, amministratore delegato dell’azienda che aveva poi lasciato il proprio incarico lo scorso giugno. In precedenza De Meo aveva contribuito a rilanciare il marchio Fiat con la nuova 500 e, poco dopo essere arrivato in Renault, nel 2021 aveva annunciato “Renaulution”, un piano di rilancio dell’azienda che comprendeva la riduzione dei tempi di sviluppo e costruzione di nuovi modelli con particolare attenzione verso l’elettrico. E in effetti i tempi si sono ridotti.

La prima Twingo, nel 1993 (AP Photo/ Ferret Bernard)

Negli uffici di Shanghai lavorano circa 160 ingegneri, di cui solo 10 sono francesi. Il gruppo di lavoro è riuscito a dimezzare i tempi di sviluppo solitamente richiesti per un’automobile europea, passando da quattro a due anni. Parte della velocità dello sviluppo è stata resa possibile dall’impiego di una piattaforma per la nuova Twingo già realizzata per i modelli R4 e R5.

Jérémie Coiffier, l’ingegnere capo del progetto, ha detto che il cambiamento non ha riguardato solamente trasferire lo sviluppo in Cina: «Siamo umilmente venuti per imparare ad andare veloci. E imparare ad andare veloci non è semplicemente imparare a fare la stessa cosa più velocemente. È fare le cose in modo diverso. È una trasformazione». Renault ha lavorato con la società Launch Design, sempre di Shanghai, che si è occupata della progettazione di parte della carrozzeria e di numerose parti interne dell’automobile, escluse le batterie, i motori e il resto della meccanica.

Lo sviluppo in Cina ha favorito l’avvio di contatti con fornitori locali per molte parti della nuova Twingo, compresi i componenti per i motori nonostante Renault abbia da tempo piani per produrne alcuni tipi di nuova generazione in Francia, attraverso una collaborazione con la società Valeo. Le tecnologie cinesi sono però più economiche anche grazie alla maggiore disponibilità di metalli rari e consentono di ridurre i costi di produzione, anche per quanto riguarda le batterie. La Twingo sarà quindi costruita in Europa, ma avrà ugualmente molta Cina al suo interno.

La nuova Twingo E-Tech (REUTERS/Gonzalo Fuentes)

Anche se il 46 per cento dei componenti sarà cinese, il nuovo modello sarà assemblato nell’impianto Renault di Novo Mesto, in Slovenia, e non solo per motivi logistici. La produzione in Europa dovrebbe infatti garantire la possibilità di applicare gli incentivi per l’acquisto a prezzo agevolato dell’automobile, visto che alcuni paesi come la Francia vincolano gli aiuti economici alla provenienza europea delle automobili. Negli ultimi tempi le auto provenienti dalla Cina hanno inoltre subìto alti dazi da parte dell’Unione Europea.

Almeno per la prima fase di vendita, Renault confida soprattutto sul mercato francese e sul rinnovo per il prossimo anno degli incentivi per l’acquisto di automobili elettriche nel paese. Le notizie sul nuovo modello sviluppato in Cina hanno comunque fatto discutere in Francia, stimolando riflessioni sulle condizioni economiche di Renault. L’operazione è stata definita «l’umiliazione cinese». La società si può permettere in parte l’esperimento della Twingo anche grazie ai propri conti tutto sommato in ordine, soprattutto se confrontati con quelli di altri produttori europei.

Nella prima metà del 2025 Renault ha venduto quasi 400mila automobili in Europa e il 41 per cento di queste erano modelli con sistemi ibridi. I veicoli interamente elettrici erano il 16 per cento, con un aumento delle vendite del 57 per cento rispetto all’anno precedente. Nella prima metà dell’anno l’azienda era quindi al secondo posto per auto vendute in Europa, dietro a Volkswagen e davanti a Toyota, che negli ultimi anni ha espanso molto la propria presenza in numerosi paesi europei. Renault ha confermato di volere investire in motori ibridi ed elettrici, abbandonando progressivamente i motori a benzina e gasolio.

L’approccio seguito da Renault, che ha invertito uno schema industriale spesso seguito — sviluppo in Europa, produzione in Cina — è osservato con interesse dagli analisti, perché potrebbe rivelarsi utile per accelerare la transizione verso la produzione di automobili elettriche in Europa. Il settore dell’auto non sta beneficiando del sistema dei dazi, che anzi secondo diversi osservatori stanno limitando le possibilità di innovazione in un ambito centrale per l’economia di molti paesi europei.