La Corte d’appello di Firenze ha condannato per sequestro i cinque poliziotti che avevano rimpatriato Alma Shalabayeva nel 2013

Alma Shalabayeva durante una conferenza stampa a Roma, 31 gennaio 2014 (ANSA/CLAUDIO ONORATI)
Alma Shalabayeva durante una conferenza stampa a Roma, 31 gennaio 2014 (ANSA/CLAUDIO ONORATI)

La Corte d’Appello di Firenze ha confermato la condanna dei cinque poliziotti imputati nel secondo processo d’appello per il rimpatrio nel 2013 di Alma Shalabayeva, moglie di un dissidente kazako. Erano già stati condannati in primo grado nel 2020 ed erano poi stati assolti in secondo grado nel 2022. L’ultimo processo è cominciato dopo che nel 2023 la Cassazione, l’ultimo grado di giudizio, aveva accolto il ricorso della procura di Perugia contro la sentenza d’appello e aveva ordinato un nuovo processo d’appello davanti alla Corte d’Appello di Firenze.

L’ex capo della Squadra mobile Renato Cortese, l’ex dirigente dell’ufficio immigrazione Maurizio Improta e i funzionari della Squadra mobile Francesco Stampacchia e Luca Armeni sono stati condannati a 5 anni di carcere, mentre il funzionario dell’ufficio immigrazione Vincenzo Tramma a quattro anni. L’accusa è sequestro di persona in relazione a irregolarità nelle procedure di espulsione. Per tutti gli imputati i giudici hanno inoltre disposto l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Il procuratore generale di Firenze, Luigi Bocciolini, aveva chiesto per tutti l’assoluzione.

Il caso risale al 29 maggio 2013: Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, fu prelevata insieme alla figlia dalla polizia, nella sua casa di Casalpalocco, a Roma, e fu imbarcata su un aereo ed espulsa dall’Italia. La polizia in realtà cercava Ablyazov, nei confronti del quale era stato emesso un mandato d’arresto internazionale, ma la moglie e la figlia furono espulse rapidamente con un volo privato perché erano state trovate in possesso di un passaporto falso e non risultavano beneficiarie di asilo politico (Shalabayeva ottenne lo status di rifugiata nel 2014, dopo essere tornata in Italia alla fine del 2013).

Il caso fu molto seguito e si sospettò che l’espulsione di Shalabayeva, giudicata immotivata, fosse stata influenzata dal ministero dell’Interno: causò le dimissioni del capo di gabinetto del ministero, Giuseppe Procaccini, e una mozione di sfiducia per l’allora ministro, Angelino Alfano, che però venne bocciata. Le motivazioni della sentenza d’appello bis saranno depositate fra 90 giorni. Gli avvocati dei cinque poliziotti hanno già detto che faranno ricorso.