Ci sono state le prime condanne per il caso Shalabayeva

Alma Shalabayeva e la figlia Madina a Roma, il 27 dicembre 2013 (ANSA/CLAUDIO PERI)
Alma Shalabayeva e la figlia Madina a Roma, il 27 dicembre 2013 (ANSA/CLAUDIO PERI)

L’ex capo della Squadra mobile di Roma, Renato Cortese, oggi questore di Palermo, e l’ex dirigente dell’ufficio immigrazione Maurizio Improta, attuale capo della Polfer, sono stati condannati a cinque anni di carcere per aver sequestrato nel 2013 Alma Shalabayeva, moglie di un dissidente kazako. Anche i funzionari della squadra mobile Luca Armeni e Francesco Stampacchia sono stati condannati alla stessa pena.

Il 29 maggio 2013 la moglie e la figlia del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov furono prelevate dalla polizia nella loro casa di Casalpalocco, a Roma, imbarcate su un aereo ed espulse dall’Italia. La polizia in realtà cercava Ablyazov, ma la moglie e la figlia furono estradate rapidamente con un volo privato con l’accusa di possesso di passaporto falso. Allora l’espulsione, oggi giudicata immotivata, causò le dimissioni del capo di gabinetto del ministero dell’Interno Giuseppe Procaccini e una mozione di sfiducia per il ministro Angelino Alfano, che però venne bocciata. Altri due poliziotti coinvolti nel sequestro, Vincenzo Tramma e Stefano Leoni, sono stati condannati rispettivamente a 4 anni e 3 anni e 6 mesi.