I dipendenti dell’ex ILVA hanno occupato lo stabilimento di Genova
Stanno protestando contro un piano del governo che secondo loro porterà alla chiusura dell'impianto

Mercoledì mattina molti lavoratori dell’ex ILVA di Genova hanno occupato lo stabilimento e in contemporanea avviato un corteo per le vie del quartiere Cornigliano, dove si trova lo stabilimento, dicendosi pronti a prolungare la protesta a oltranza. La decisione di occupare è stata presa dopo che martedì sera, in seguito a un incontro col governo, i sindacati Fim, Fiom e Uilm avevano indetto 24 ore di sciopero in tutte le sedi dell’azienda, in crisi da tempo.
I sindacati hanno fatto sapere che i commissari governativi dell’ex ILVA intendono fermare gli impianti nel nord Italia, quindi principalmente quelli di Genova e Novi Ligure, in cui si lavora l’acciaio prodotto a Taranto, la sede principale. L’idea del piano presentato martedì è che lo stabilimento di Taranto venda direttamente l’acciaio prodotto: quelli di Genova e Novi Ligure rimarrebbero senza materiale da lavorare e da vendere poi a terzi, verrebbero chiusi e i dipendenti verosimilmente licenziati.
Il presidente della Liguria, Marco Bucci, ha incontrato i lavoratori nel primo pomeriggio e ha ribadito che per lui la fabbrica deve restare aperta. «Vogliamo che qui si continui a produrre, perché dell’acciaio c’è bisogno e perché la latta che si fa qui da noi è veramente di alta qualità», ha detto. Poche ore dopo è arrivata al presidio anche la sindaca di Genova Silvia Salis, che ha detto di aver chiesto al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso di convocare una riunione per parlare del futuro dello stabilimento insieme ai sindacati. I lavoratori stanno bloccando le strade intorno alla stazione di Cornigliano e hanno detto che passeranno la notte allo stabilimento.
Lo stabilimento dell’ex ILVA di Genova è il secondo più importante in Italia dopo quello di Taranto, ed è il principale punto di collegamento con gli altri impianti dell’azienda in Piemonte, a cominciare da quello di Novi Ligure. Attualmente a Cornigliano si producono la banda stagnata, cioè la latta (quella usata per lo scatolame alimentare), la banda cromata e quella zincata. La prima è particolarmente importante perché non viene prodotta altrove in Italia, e ne vengono importate comunque dall’estero centinaia di tonnellate ogni anno.
Il governo sta provando a vendere l’ex ILVA tra le difficoltà legate alla necessità da un lato di ridurre l’impatto ambientale dello stabilimento, e dall’altro di tutelare migliaia di posti di lavoro. Al momento ci sono diverse offerte per acquistare l’ex ILVA: secondo il governo la migliore è quella del fondo Bedrock, che però prevede molti licenziamenti.
Non è chiaro come si inserisca in questa situazione l’apparente decisione dei commissari di smettere di lavorare a Genova l’acciaio prodotto a Taranto. Attualmente l’ex ILVA lavora già a ritmi molto ridotti. Su circa 8mila dipendenti complessivi ora sono in cassa integrazione 4.500, e il governo ha previsto che saliranno a 6mila da gennaio.
Dopo l’incontro di martedì il governo ha diffuso una nota in cui chiarisce che non si allargherà ulteriormente la cassa integrazione, ma non ha dato risposte su cosa succederà da marzo. I sindacati hanno chiesto che la procedura venga sospesa.
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