Questo paese va spostato
Miquelon-Langlade, comune francese su una sperduta isola al largo del Canada, rischia di finire sott'acqua per il cambiamento climatico

Delle circa 600 persone che vivono stabilmente a Miquelon-Langlade, un comune amministrato dalla Francia su una remota isola dell’oceano Atlantico vicino al Canada, soltanto una cinquantina hanno deciso di spostare la propria casa in un punto più alto. Hanno accettato una proposta del sindaco Franck Detcheverry di spostare gli edifici della città ed evitare che in futuro vengano sommersi. Come in altre isole nel mondo, anche a Miquelon-Langlade c’è molta preoccupazione per una delle conseguenze più temute del cambiamento climatico: l’innalzamento del livello del mare.
Tutti gli abitanti di Miquelon-Langlade vivono nel nord dell’isola, raggruppati sulla piccola penisola di Le Cap: una stretta fascia di terra, che in alcuni punti è larga meno di due chilometri. Allo stesso tempo il centro abitato non supera i tre metri di altezza rispetto al livello del mare. Sono queste le due caratteristiche per cui il paese rischia di finire sott’acqua nei prossimi decenni.
Il piccolo arcipelago di Saint-Pierre e Miquelon, a largo della costa orientale del Canada, è l’unico territorio nordamericano della Francia d’oltremare, l’insieme di quei territori sparsi per il mondo che la Francia conquistò durante il suo periodo imperialista e che amministra ancora oggi, pur garantendo alcuni livelli di indipendenza. La maggior parte dei residenti lavora nella pubblica amministrazione, mentre la pesca, che una volta era il principale settore lavorativo, sta passando un momento di crisi.
L’innalzamento del livello dei mari è causato sia dalla dilatazione termica dell’acqua degli oceani, sia dalla fusione dei ghiacciai, entrambe conseguenze dell’innalzamento delle temperature. Gli scienziati ritengono che sia un processo ormai avviato e che non potrà essere arrestato nel breve termine. Secondo un rapporto dell’Onu del 2024, entro la fine del secolo è previsto un innalzamento tra 0,44 e 0,77 metri: una prospettiva che renderebbe inabitabili molte isole del globo e che causerebbe grosse migrazioni.
Come ha raccontato il Guardian in un reportage dall’arcipelago, è per questo che il sindaco Detcheverry nel 2022 avviò un progetto per spostare gli edifici di circa un chilometro, ricollocandoli su un’area dell’isola più elevata e più protetta, collegata all’attuale paese con un ponte. Nella zona sono già cominciati i lavori per portare la rete elettrica e quella idrica.
Al momento la partecipazione al progetto è volontaria, e finanziata con fondi pubblici: ha aderito una cinquantina di persone. Nove hanno già ottenuto i permessi per costruire. Alcuni abitanti sono scettici, altri preferiscono aspettare perché ritengono che non sia così urgente trasferirsi. Inoltre, il prossimo anno ci saranno le elezioni comunali: la vittoria di un sindaco che non condivide il progetto potrebbe rallentarlo o modificarlo.
Il piano prevede comunque di procedere per gradi: gli edifici più importanti per la popolazione, come il comune o la scuola, rimarranno sulla penisola fino a quando la maggior parte della popolazione non si sarà trasferita. Al momento il ritmo del trasferimento prevede la costruzione di 7-8 case nuove ogni anno.

La vista dall’alto dell’arcipelago di Saint-Pierre e Miquelon (ANSA)
Alcuni dei soldi necessari provengono dal fondo Barnier, creato nel 1995, che permette alle autorità locali francesi di finanziare acquisti di case che sono fortemente minacciate dai rischi naturali. Quando e se lo spostamento sarà completato, Miquelon-Langlade diventerà il primo comune francese a essere stato trasferito per via del cambiamento climatico.
Anche se il progetto è stato attivato nel 2022, alcune cose per Miquelon-Langlade avevano cominciato a cambiare nel 2014, quando l’amministrazione francese vietò nuove costruzioni nell’area storica, perché incluse il comune in un piano di prevenzione sui rischi costieri. La decisione, che inizialmente creò polemiche poiché limitava lo sviluppo di infrastrutture, era tuttavia un segnale che già allora c’era consapevolezza sui rischi del cambiamento climatico. In occasione di una visita di stato nel 2014, l’allora presidente francese François Hollande ipotizzò già la possibilità che la penisola Le Cap diventasse un’isola nel giro di pochi decenni.
La giornalista del Guardian Sara Hashemi ha intervistato Phillippe Detcheverry, un pensionato (che non ha legami familiari con il sindaco) che si è costruito da solo la casa in cui vive da 40 anni. Detcheverry le ha raccontato che, nonostante il legame affettivo con la casa, abbandonarla gli pesa meno di quanto immaginava e che vede il trasferimento come un’opportunità: insieme alla moglie ha capito che è diventato troppo pericoloso continuare a vivere lì. La coppia sostiene inoltre che spostarsi sia anche un modo per garantire un futuro meno incerto alle loro due figlie, che altrimenti sarebbero costrette a vivere in una zona a rischio.



