La Cina ci riprova con il calcio
Questa volta in modo diverso, partendo dal basso e senza spendere milioni per giocatori stranieri: non sarà semplice
di Valerio Moggia

Dieci anni fa nella Chinese Super League, il massimo campionato di calcio cinese, cominciavano ad arrivare dall’Europa diversi giocatori famosi, grazie a contratti molto ricchi. Era un tentativo, dopo quello degli Stati Uniti e prima di quello dell’Arabia Saudita, di diventare l’alternativa all’Europa come nuovo centro del calcio mondiale. Oggi non ci sono più giocatori forti stranieri e solo una delle squadre che hanno vinto il campionato tra il 2010 e il 2020 esiste ancora, lo Shanghai Port (un tempo noto come Shanghai SIPG). Quel progetto è fallito, insomma, ma oggi sembra che la Cina stia di nuovo provando a diventare competitiva nel calcio, con una strategia diversa.
Il collasso del calcio cinese accelerò dal 2020 in poi, a causa dei grandi debiti accumulati dai club locali negli anni precedenti, con la pandemia ad aggravare la crisi. Un club storico come il Guangzhou Evergrande, vincitore di otto campionati nello scorso decennio, si è dissolto dopo la stagione del 2024 per la bancarotta del suo proprietario, l’azienda immobiliare Evergrande. A questa situazione si è aggiunto pure un grande scandalo di corruzione, che ha portato all’incriminazione di molti dirigenti sportivi e giocatori, oltre che all’arresto dell’ex allenatore della Nazionale Li Tie.
Se n’è andato anche il brasiliano Oscar, l’acquisto più costoso nella storia del campionato cinese
I piani per fare grande la Cina nel calcio non sono tuttavia mai stati del tutto abbandonati. Questo è dovuto sia a ragioni politiche e d’immagine, cioè conquistarsi un ruolo rilevante nello sport più popolare al mondo, sia alle motivazioni personali del presidente Xi Jinping, che è un grande appassionato di questo sport.
Di recente il governo ha annunciato nuovi investimenti per lo sviluppo del calcio locale, e l’interesse dei tifosi è in crescita. Dopo la fine della pandemia e la piena riapertura al pubblico, i campionati del 2023 e del 2024 avevano avuto una media di poco superiore ai 19mila spettatori, mentre nella stagione attuale, che terminerà il 22 novembre, sono state superate le 25mila presenze a partita. Per fare un confronto, nella stagione 2024-2025 la Serie A italiana e la Liga spagnola hanno registrato una media di circa 30mila spettatori, mentre la Ligue 1 francese è rimasta appena sotto i 28mila.
Questo nuovo tentativo di consolidare il calcio in Cina è sostenuto dal governo, ma al tempo stesso sta crescendo dal basso, come dimostra il caso del campionato provinciale dello Jiangsu, sulla costa nella parte orientale del paese. Il torneo ha debuttato lo scorso marzo, ponendosi subito come una risposta a molte cose che erano andate storte nella crescita del calcio cinese del decennio passato.
Invece che puntare su grossi calciatori stranieri (spesso strapagati e a fine carriera), la Jiangsu Football City League ha raccolto circa 500 giocatori dilettanti in 13 squadre, portando allo stadio oltre 30mila spettatori a partita e diventando molto popolare anche sui social network in tutto il paese. Questo successo è dovuto non solo a un’ottima campagna di promozione, ma anche al sostegno statale, ai biglietti a basso costo, e pure alle caratteristiche del territorio (città piuttosto ricche e ben collegate con i mezzi pubblici, dotate di stadi moderni). Jiang Jiang, ricercatore presso il Xinhua Institute, ha scritto in un articolo su ThinkChina che questo torneo rappresenta un interessante esperimento per un nuovo approccio della Cina al calcio.
Il Jiangsu inoltre era la sede di una nota squadra di calcio (di proprietà di Suning, azienda che controllava anche l’Inter) che nel 2020 aveva vinto la Chinese Super League e, poche settimane dopo, era fallita: rilanciare il calcio in questa provincia ha un valore simbolico particolare. Il torneo è stato pubblicizzato con slogan che alludevano ai recenti scandali sportivi: “Niente partite truccate, niente arbitri faziosi”.
Il successo inaspettato del campionato amatoriale Jiangsu Football City League
L’interesse verso il calcio non sembra essere sparito con l’addio dei calciatori stranieri e il ridimensionamento della lega professionistica. Secondo un recente studio, in Cina ci sono 289 milioni di tifosi di calcio, un numero ben più alto di quelli di ogni singolo paese europeo. Anche per questo campionati e club europei continuano a essere attratti dalle potenzialità commerciali del paese asiatico, come conferma la nuova collaborazione annunciata lo scorso maggio dalla Liga spagnola con la Chinese Football League, l’associazione che gestisce il calcio professionistico cinese, che comprenderà sia attività di promozione dei club che lo sviluppo del calcio giovanile.
Ci sono poi nuovi progetti ideati dal governo cinese. A fine luglio la consigliera di Stato Shen Yiqin ha presentato un nuovo piano per potenziare il calcio locale, concentrandosi in particolare sulle scuole e sui settori giovanili, oltre che sullo sviluppo sostenibile delle leghe professionistiche. Si tratta di una prospettiva quasi opposta a quella tentata nello scorso decennio, che mirava a recuperare in breve tempo la distanza competitiva con gli altri movimenti grazie a investimenti massicci su grandi nomi, senza considerare la base.
L’obiettivo sarebbe riuscire infine a formare giocatori in grado di guadagnarsi un trasferimento in Europa e giocare nei principali campionati al mondo, alimentando la crescita anche della Nazionale cinese (che ha giocato solo una volta i Mondiali, nel 2002). Rispetto agli altri paesi asiatici, la Cina non è infatti ancora riuscita a ottenere questo traguardo. Oggi ci sono molte aspettative sul diciottenne Wang Yudong, ala sinistra dello Zhejiang FC: ha debuttato tra i professionisti a 16 anni e lo scorso febbraio ha esordito in Nazionale. Nella stagione in corso ha già segnato 11 gol.
La next big thing del calcio cinese: Wang Yudong
Al momento, comunque, Yudong sembra più un caso eccezionale: il livello tecnico del calcio cinese resta basso, e potrebbero servire parecchi anni per renderlo davvero competitivo in ambito internazionale. La Nazionale cinese è stata eliminata al terzo turno delle qualificazioni ai Mondiali del 2026, arrivando quinta in un girone a sei squadre dietro a Giappone, Australia, Arabia Saudita e Indonesia. Nella Coppa d’Asia del 2023 era stata inoltre eliminata al primo turno, arrivando dietro al Tagikistan.
A livello giovanile le cose vanno anche peggio. La Cina manca dai Mondiali Under 20 dal 2005, è uscita al primo turno della Coppa d’Asia Under 23 del 2024, ed è stata eliminata dall’Arabia Saudita nei quarti di finale della Coppa d’Asia Under 20 dello scorso febbraio, che ospitava.
Secondo un articolo di Lu Wenao sul giornale cinese Global Times, comunque, qualcosa si sta muovendo a livello giovanile. Oltre al già citato Wang Yudong, Wenao menziona anche Behram Abduweli, ventiduenne centravanti di etnia uigura dello Shenzhen Peng City, e Hu Hetao, terzino del Chengdu Rongcheng. Bisognerà vedere se manterranno le aspettative, come poche volte in passato hanno fatto altri calciatori cinesi: due anni fa si parlava molto di un altro attaccante uiguro, Afrden Asqer, capitano dell’Under 20 cinese, che oggi è però una riserva del Changchun Yatai, penultimo nella classifica della Chinese Super League.



