In Portogallo il governo di centrodestra è poco di centro e molto di destra
Ha approvato una serie di misure restrittive sull'immigrazione accordandosi con l'estrema destra di Chega!, che è sempre più rilevante

Prima delle elezioni di maggio che l’hanno riconfermato primo ministro del Portogallo, Luís Montenegro aveva escluso di collaborare con l’estrema destra di Chega!. Nei primi cinque mesi in carica, però, il suo governo di centrodestra l’ha accontentata con vari provvedimenti contro l’immigrazione.
Montenegro è il leader del Partito Social Democratico (PSD). Non ha la maggioranza nel parlamento unicamerale, e per approvare le leggi dipende dall’appoggio degli altri partiti. Alle elezioni Chega! è diventato il principale partito dell’opposizione, scalzando il Partito Socialista dal suo ruolo storico: Montenegro di volta in volta può cercare il sostegno dell’uno o dell’altro, ma si è accordato soprattutto con Chega! per queste misure restrittive.
Il caso più recente è avvenuto martedì. Il PSD ha approvato insieme a Chega! una riforma delle regole per ottenere la cittadinanza portoghese che prevede requisiti molto più stringenti. È stato raddoppiato, da cinque a dieci anni, il periodo in cui una persona dev’essere stata legalmente residente nel paese prima di poterla chiedere (gli anni sono sette per chi proviene da un paese dell’Unione Europea o dove si parla portoghese).

Il primo ministro Luís Montenegro durante un comizio a Porto, lo scorso 10 ottobre (EPA/ANTONIO PEDRO SANTOS)
La riforma introduce anche un esame di lingua e storia portoghese. Si potrà inoltre fare domanda solo alla condizione di non ricevere sussidi statali: è una concessione a Chega!, che sostiene che le persone migranti beneficino in modo sproporzionato dei programmi d’assistenza. Un’altra concessione è una modifica del codice penale che consentirà ai giudici di privare della cittadinanza, come pena accessoria, le persone straniere che commettono un reato.
Chega! aveva chiesto invece che avvenisse in modo automatico, ma la riforma è comunque considerata un suo grosso successo politico. Il leader André Ventura l’ha celebrata come tale, dicendo che nelle trattative il PSD ha acconsentito alle principali delle loro condizioni (due su tre). Il leader dei Socialisti, José Luís Carneiro, ha accusato Montenegro d’essere «caduto tra le braccia» dell’estrema destra e di aver tradito le promesse della campagna elettorale.

Il parlamento portoghese durante una sessione dello scorso aprile (EPA/MANUEL DE ALMEIDA)
Non è la prima volta che il governo fa approvare norme securitarie grazie ai voti di Chega!. Anche se il primo ministro non ha adottato la retorica populista e sopra le righe di Ventura, gli si è avvicinato sul modo in cui approcciarsi all’immigrazione, di fatto legittimandone le posizioni nazionaliste e dando implicitamente ragione al partito di cui copia le “soluzioni” per gestirla.
Montenegro ha comunque fatto dichiarazioni molto dure, in contraddizione con il recente passato di apertura del Portogallo. Ha detto che il paese non ha bisogno di «portoghesi di seconda mano» e ha sostenuto che il governo stia «ripristinando l’ordine» rispetto al caos attribuito ai precedenti governi dei Socialisti. Lui e il PSD parlano di approvare a breve anche una legge per rimpatriare le persone migranti, in modo da completare il nuovo quadro normativo in senso più restrittivo.

André Ventura durante un comizio a Braga, lo scorso 10 ottobre (EPA/MIGUEL A. LOPES)
La riforma delle leggi sulla cittadinanza e la proposta sulle espulsioni sono comunque state precedute da altri provvedimenti dello stesso tenore.
Il governo ha reso più difficili i ricongiungimenti familiari, dilatandone i tempi, e ha approvato una legge che vieta di indossare il burqa nella maggior parte dei luoghi pubblici, che era una vecchia fissazione di Chega!. È anche aumentato il numero di visti lavorativi rifiutati: sono stati quasi 12mila nei primi nove mesi del 2025, contro i 1.560 dello stesso periodo del 2024.
La composizione del parlamento produce anche paradossi. Martedì, per esempio, oltre alla riforma che piaceva a Chega! si votava la legge di bilancio per il 2026, che è stata approvata grazie all’astensione dei Socialisti, mentre Chega! ha votato contro. Carneiro, il leader dei Socialisti, ha detto che non la trova credibile ma ha motivato la scelta del partito con la necessità di salvaguardare la stabilità politica.
Uno dei manifesti di Ventura per le presidenziali del 2026 che dice: «Questo non è il Bangladesh»
Le concessioni del governo stanno dando visibilità a Chega! durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del prossimo 18 gennaio. Ventura si è candidato, come già aveva fatto nel 2021. L’incarico è rilevante in un sistema semipresidenziale come quello portoghese. Nella campagna elettorale è stato criticato per alcuni manifesti razzisti con lo slogan «Qui non è il Bangladesh» e per le dichiarazioni apologetiche su António Salazar, dittatore dal 1933 al 1970, che non sono una novità per lui.
Nonostante l’influenza che ha in parlamento, il primo test elettorale dopo le elezioni politiche di maggio è stato deludente per Chega!: non ha raggiunto i suoi obiettivi alle comunali di due settimane fa, quando è arrivato dietro al Partito Social Democratico, che le ha vinte, e ai Socialisti.
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