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  • Martedì 28 ottobre 2025

Sono serviti più di trent’anni per capire cosa fare di questa diga

In provincia di Benevento sono cominciati i lavori per portare acqua potabile a 2,5 milioni di persone, e dare un senso a un'opera costruita nel 1993

La diga di Campolattaro
La diga di Campolattaro (Agenzia sannita energia ambiente)
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Entro la fine dell’anno entrerà in funzione una grande fresa meccanica per scavare un tunnel di collegamento lungo otto chilometri tra la diga di Campolattaro, in provincia di Benevento, e un futuro impianto per rendere l’acqua potabile. Il cantiere è stato inaugurato meno di due mesi fa dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini e dal presidente della Campania Vincenzo De Luca: l’apertura era attesa da 32 anni, cioè da quando finì il cantiere della diga, da allora rimasta inutilizzata.

La diga di Campolattaro fu pensata negli anni Sessanta come una delle opere idriche più importanti del Sud Italia. I cantieri iniziarono sul fiume Tammaro nel 1981, finanziati dalla cosiddetta Cassa del Mezzogiorno, un ente pubblico creato negli anni Cinquanta per realizzare grandi opere pubbliche nell’Italia meridionale. L’idea era di utilizzare l’acqua del lago per produrre energia grazie a una centrale idroelettrica, e soprattutto di distribuirla nelle case e agli agricoltori dopo un processo di depurazione.

I lavori di costruzione della diga costarono 270 miliardi di lire e finirono nel 1993. Da lì in poi il progetto si interruppe e rimase incompleto. Non furono realizzati il tunnel di collegamento tra il lago e la rete idrica, né l’impianto di potabilizzazione, né la centrale idroelettrica. La Regione Campania si è sempre giustificata lamentando problemi burocratici e finanziari insormontabili.

Soltanto nel 2021 il governo di Mario Draghi riprese il progetto originale con l’obiettivo di rendere la diga finalmente operativa. Fu nominato un commissario, Attilio Toscano, per progettare di nuovo il tunnel e gli impianti, poi confermato dall’attuale governo. Il governo Draghi inserì la diga tra le dieci opere strategiche legate al PNRR, il grande piano di riforme e investimenti finanziato con i fondi europei.

Toscano ha detto al Sole 24 Ore che riprendere le procedure interrotte oltre 30 anni prima è stato molto complesso. È stata fatta una progettazione completamente nuova, oltre alla valutazione di impatto ambientale, riprendendo tutti i documenti del passato. In totale è stato previsto di spendere circa 750 milioni di euro per collegare la diga alla rete di distribuzione idrica, oltre che per costruire un nuovo impianto di potabilizzazione, due centrali idroelettriche e 200 chilometri di nuove condotte. I soldi arrivano in parte dal PNRR, in parte dallo Stato e dalla Regione Campania. Nella legge di bilancio approvata lo scorso anno sono stati trovati gli ultimi 38 milioni di euro necessari per far partire i cantieri.

Investire tutti questi soldi era l’unico modo per non sprecare gli investimenti fatti in passato e per sfruttare la diga senza abbandonarla a sé stessa. Nel 2027, quando secondo le stime saranno finiti tutti i lavori, il lago porterà acqua potabile a 26 comuni della provincia di Benevento; un’altra parte dell’acqua andrà invece nel grande acquedotto campano che collega altre aree della regione. Si stima che grazie a quest’opera verrà portata acqua potabile a 2,5 milioni di persone in Campania, una regione che come le altre del Sud Italia attraversa periodiche crisi idriche.