Il Movimento 5 Stelle vota il suo nuovo leader, ma si può scegliere solo Giuseppe Conte
L'elezione non servirà a niente, ma anche un risultato inutile potrebbe rivelarsi controproducente

È in corso da giovedì la votazione degli iscritti al Movimento 5 Stelle per eleggere il nuovo presidente del partito, cioè di fatto il leader. È una votazione decisamente strana sotto molti aspetti, a partire dal fatto che l’unico candidato a poter succedere all’attuale leader Giuseppe Conte è lo stesso Giuseppe Conte: visto che non c’era nessun altro è una votazione per il rinnovo dell’incarico, “sì” o “no”. C’erano altre persone che avrebbero voluto candidarsi, ma sono state escluse dalla competizione per via delle regole stabilite dal M5S in questo genere di votazioni. Si può votare fino a domenica alle 18.
L’elezione è stata oggetto di qualche ironia ed è evidentemente del tutto inutile: non c’è nemmeno una soglia minima di voti affinché sia considerata valida, e storicamente alle votazioni del Movimento 5 Stelle le persone che si prendono la briga di votare per scegliere un “no” sono pochissime. La votazione non è stata nemmeno tanto pubblicizzata dai vertici del partito. Proprio per questo però il numero di persone che parteciperanno al voto potrebbe assumere una qualche rilevanza: se dovessero essere poche – e gli incentivi a farlo non sono certo molti – per Conte questo voto potrebbe anche finire per essere controproducente.
Per farsi un’idea di quale potrebbe essere un numero di votanti soddisfacente si possono guardare le ultime votazioni rilevanti del M5S, su un totale di circa 100mila persone iscritte al partito aventi diritto di voto: a giugno votarono in quasi 50mila le modifiche allo statuto proposte da Conte, mentre a fine agosto circa 25mila votarono per dare in beneficenza un milione di euro di fondi del partito per la popolazione palestinese.
Il Movimento 5 Stelle prende molte decisioni importanti sul partito con consultazioni online organizzate tra gli iscritti, avendo sempre sostenuto – fin dalla fondazione – l’importanza della democrazia diretta, cioè quella in cui le persone possono prendere decisioni politiche senza mediazioni della politica stessa. Negli anni però questo strumento ha perso sempre più valore e ha ricevuto crescenti critiche, perché è evidente che sempre più spesso le votazioni sono state impostate in modo da diventare semplici ratifiche di decisioni già prese dalla dirigenza del partito.

Conte ospite al programma In Onda, luglio 2025 (Roberto Monaldo / LaPresse)
Di recente ci sono state alcune critiche, più o meno rilevanti, sia su questa votazione che sulla linea di Conte. L’intervento più importante è stato quello della deputata ed ex sindaca di Torino Chiara Appendino, che la scorsa settimana si è dimessa dal ruolo di vicepresidente. Nel comunicarlo non ha mai fatto esplicitamente il nome di Conte, ma ha detto cose come: «dobbiamo aprire una discussione vera e invertire la rotta» e «siamo diventati troppo attenti agli equilibri interni, troppo preoccupati degli accordi di palazzo, troppo distanti dalle persone e dai nostri principi», tra le altre.
Per la leadership del Movimento si erano candidate inizialmente 77 persone, ma 56 erano state escluse perché non rispettavano almeno uno dei requisiti stabiliti dal partito, che sono: essere maggiorenni; essere iscritti al Movimento da almeno sei mesi; non aver fatto parte di altri partiti negli ultimi dieci anni; non appartenere a logge massoniche; non aver ricevuto condanne per reati dolosi e non avere in corso procedimenti che potrebbero «far ritenere la condotta lesiva dei valori» o dell’immagine del partito.
Tra le 21 rimaste c’era anche lo stesso Conte, che è stato poi l’unico a superare il passaggio successivo: bisognava riuscire a raccogliere tra gli iscritti almeno 500 sottoscrizioni in cinque giorni dal 17 al 22 settembre. Conte, che ha 61 anni, è presidente del Movimento 5 Stelle dall’agosto del 2021. La carica dura 4 anni e, almeno stando alle regole attuali, non si può essere eletti per più di due mandati consecutivi.



