Come ha fatto Jeremy Allen White a diventare Bruce Springsteen

Imparando a suonare la chitarra e a cantare contemporaneamente in appena sei mesi, ma non solo

Un fotogramma dal film Springsteen - Liberami dal nulla
Un fotogramma dal film Springsteen - Liberami dal nulla
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Nell’aprile del 2024 l’attore Jeremy Allen White ricevette una telefonata inaspettata: era il regista Scott Cooper, che gli propose di interpretare Bruce Springsteen in un biopic di prossima uscita, che poi sarebbe diventato Springsteen – Liberami dal nulla, uscito giovedì.

Per quanto onorato dalla proposta, White ci mise un po’ prima di accettare. Si sentiva totalmente inadatto a un ruolo del genere, principalmente per ragioni tecniche. Non aveva mai suonato un accordo alla chitarra in vita sua e, pur essendo da sempre un grande fan della musica di Springsteen, non gli era mai capitato di cantare in pubblico.

Cambiò idea dopo aver letto la sceneggiatura scritta da Cooper, di cui apprezzò fin da subito la forma del racconto e l’attenzione per la dimensione psicologica di Springsteen. Il film infatti non racconta tutta la vita del cantautore, ma un momento circoscritto della sua carriera: quello in cui fece Nebraska, il suo disco più intimo e personale, composto tra la fine del 1981 e gli inizi del 1982 nel suo appartamento di Colts Neck, nel New Jersey. In quel periodo Springsteen stava affrontando un momento difficile: soffriva di depressione, e lavorava alla sua musica in un isolamento quasi completo.

Prepararsi al ruolo non è stato semplice: in poco più di 6 mesi (le riprese del film sono state completate l’11 gennaio 2025), White ha dovuto imparare a suonare e cantare contemporaneamente, una dote che richiede notevoli capacità musicali e una coordinazione tra voce e strumento tutt’altro che scontata. A questo intenso lavoro ha affiancato uno studio approfondito delle movenze di Springsteen, delle sue espressioni facciali e di alcune caratteristiche distintive del suo modo di suonare, come l’abitudine di far sporgere moltissimo il pollice sopra il manico della chitarra.

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In un’intervista data al programma Hot Ones, White ha raccontato che imparare a padroneggiare in modo convincente uno strumento che fino a quel momento non aveva mai neppure tenuto in mano, e doverci riuscire nel giro di pochi mesi, è stato uno dei compiti più difficili della sua carriera. Ancora più impegnativo di maneggiare i coltelli come uno chef provetto in The Bear o costruire un’imponente massa muscolare per interpretare il wrestler Kerry Von Erich nel film The Warrior – The Iron Claw.

White ha studiato su una chitarra regalatagli dallo stesso Springsteen: una Gibson J200 del 1955, un modello simile a quello che il cantautore utilizzò nelle incisioni di Nebraska. Il suo insegnante è stato il produttore e chitarrista statunitense J.D. Simo, noto per le sue collaborazioni con musicisti come Jack White e Joe Bonamassa e per aver lavorato a parte della colonna sonora del biopic di Baz Luhrmann su Elvis Presley.

Simo ha raccontato di aver impartito una disciplina piuttosto rigida a White, facendogli trascorrere ore a ripetere gli stessi giri di accordi, con esercizi mirati a sviluppare una sensibilità tale da avvicinarsi il più possibile al tocco distintivo di Springsteen. «Non avevamo tempo per imparare a suonare la chitarra, ma potevamo riuscire a suonare cinque canzoni di Bruce [Springsteen]», ha detto Simo.

Le lezioni di canto sono state invece affidate a Eric Vetro, uno dei vocal coach più famosi di Hollywood, che aveva già seguito Timothée Chalamet per il film su Bob Dylan e Austin Butler per quello su Elvis. Vetro ha detto che White è stato uno studente diligente e disponibile, capace di apprendere in fretta concetti non così immediati.

Per ottenere un timbro il più possibile vicino a quello graffiante e un po’ rauco di Springsteen, White ha svolto esercizi molto particolari. In una recente intervista ha raccontato che, prima di andare a dormire e appena sveglio, trascorreva mezz’ora a urlare dentro un cuscino, per cercare di “sporcare” la voce e avvicinarsi alla resa vocale di Springsteen in Nebraska.

Il suo impegno ha funzionato: le abilità canore e l’attitudine di White in Springsteen – Liberami dal nulla hanno convinto un po’ tutti i critici, anche quelli che non hanno apprezzato il film nel suo complesso (che non sono stati pochi). Lo stesso Springsteen ha raccontato che, mentre guardava il film, in un paio di momenti ha faticato a distinguere se a cantare fosse lui o l’attore.

Il critico cinematografico Robert Daniels ha scritto che nel film White ha saputo far proprie le movenze e la postura di Springsteen, senza però risultare eccessivamente ingessato: «non sembra la caricatura di un ragazzino del New Jersey con la voce roca. È addolorato, tormentato e impaurito, emozioni che si traducono attraverso i suoi lineamenti sporgenti e la sua balbuzie. Non ha puntato sull’emulazione, ma sull’interpretazione».

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