L’altro “Nebraska” di Bruce Springsteen
È stata infine pubblicata la versione elettrica di uno dei suoi album più amati, attesa dai fan per più di quarant'anni

Venerdì Sony ha pubblicato una nuova edizione ampliata di Nebraska, uno dei dischi più amati del celebre cantautore statunitense Bruce Springsteen. È quello che contiene “Atlantic City”, una delle canzoni più famose della sua carriera, e alla cui storia è dedicato Springsteen – Liberami dal nulla, il biopic con Jeremy Allen White uscito in Italia giovedì.
La nuova edizione, intitolata Nebraska ’82: Expanded Edition, contiene materiali inediti, la rimasterizzazione delle registrazioni originali, il video di un nuovo concerto dedicato all’album e soprattutto Electric Nebraska, il disco che raccoglie le versioni registrate in studio con la E Street Band, il suo storico gruppo, mai pubblicate all’epoca.
Il Nebraska originale, invece, era stato suonato dal solo Springsteen tra il dicembre del 1981 e il gennaio del 1982 nella sua casa di Colts Neck, nel New Jersey. Lo fece con un’attrezzatura essenziale, che comprendeva tra le altre cose una chitarra acustica, un’armonica, un mandolino, un glockenspiel (uno strumento a percussione simile allo xilofono) e un registratore multitraccia su cui incise tutte le parti strumentali. Un Tascam Portastudio 144, per la precisione.
Nelle intenzioni originarie quelle registrazioni casalinghe avrebbero dovuto essere demo, cioè versioni provvisorie da far ascoltare alla E Street Band, che poi le avrebbe completate in studio inserendo parti soliste e arrangiamenti più complessi.
Le incisioni che realizzò insieme alla band, però, non riuscirono a restituire l’atmosfera intima e la tensione emotiva dei nastri originali. Springsteen decise così di accantonarle e di consegnare alla Columbia Records, la sua società discografica, quelle che aveva realizzato da solo in casa. Alla fine l’artigianalità della produzione di Nebraska sarebbe diventata uno dei motivi del suo successo. Con il disco infatti Springsteen cambiò inaspettatamente stile, passando dal rock degli anni precedenti a un folk più intimo e tradizionale.
Tuttavia fin dai momenti successivi all’uscita del disco si creò una certa mitologia attorno alle versioni “elettriche” delle canzoni di Nebraska. Anche se tra i fan se ne discute da più di quarant’anni, e benché fosse noto che la E Street Band aveva provato le canzoni di Nebraska insieme a Springsteen in più occasioni, fino a pochi mesi fa il diretto interessato non aveva mai confermato ufficialmente l’esistenza di nastri che contenessero quelle incisioni.
Ancora lo scorso giugno, quando il giornalista di Rolling Stone Andy Greene gli domandò se fosse in possesso di un’ipotetica versione elettrica di Nebraska, Springsteen rispose che non esisteva niente del genere. Poche ore dopo la pubblicazione dell’intervista, però, Springsteen scrisse un messaggio a Greene e ritrattò: «Volevo solo avvisarti. Ho controllato, e nei nostri archivi c’è un’incisione elettrica di Nebraska, anche se non comprende tutte le canzoni».

Nel 1982 Springsteen registrò in tutto quindici canzoni, ma alla fine ne selezionò soltanto dieci. A maggio registrò altre due canzoni: “The Big Payback”, rimasta esclusa dall’album, e “My Father’s House”, che invece entrò nella versione definitiva.
Non fu una scelta semplice: tra i brani esclusi figuravano “Downbound Train” e soprattutto “Born in the U.S.A.”, che negli anni successivi sarebbe diventata un classico del suo repertorio. Entrambe sarebbero poi state incluse in Born in the U.S.A., forse l’album più famoso di Springsteen.
Il primo motivo dell’attesa per Electric Nebraska era quindi la possibilità di sentire come suonassero le versioni originali di due canzoni così rappresentative della musica di Springsteen.
La versione elettrica di “Born in the U.S.A.” era stata pubblicata in anteprima il 4 settembre, come parte della strategia di promozione. È cantata con un’intonazione completamente diversa, e Jon Pareles del New York Times l’ha apprezzata molto, sottolineandone la «potenza primordiale». Caryn Rose del Guardian è invece rimasta colpita soprattutto da “Downbound Train”, che ha definito «la variazione più sorprendente» rispetto alla versione definitiva che sarebbe poi finita in Born in the U.S.A., «eseguita a un ritmo vertiginoso in contrasto con i testi e con una resa vocale vicina al punk».
Entrambi hanno però descritto Electric Nebraska come poco interessante nel complesso e hanno sottolineato che, più che l’album “elettrico” che molti si aspettavano, sia da considerare un disco “non acustico”, cioè una versione più ricca sul piano strumentale, ma che nel complesso resta vicina all’atmosfera dell’originale. «Se immaginavate un intervento completo della E Street Band talmente profondo da trasformare questi cupi lamenti in inni da stadio, beh, ripensateci (…). Non rende le canzoni migliori, anzi ne attenua la forza, neutralizzandone l’impatto emotivo», ha scritto Rose.
Nebraska era un disco volutamente lo-fi, registrato con mezzi essenziali e una resa sonora rudimentale che si accorda molto bene con i testi malinconici e disillusi di Springsteen.
I fan lo considerano uno degli esperimenti più radicali della sua carriera, anche e soprattutto per il modo in cui fu realizzato. I cinque album che aveva pubblicato fino a quel momento, Greetings from Asbury Park, N.J. (1973), The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle (1973), Born to Run (1975), Darkness on the Edge of Town (1978) e The River (1980) erano tutti caratterizzati dal contributo di musicisti di grande talento, come il sassofonista Clarence Clemons, il chitarrista Steven Van Zandt, il batterista Max Weinberg, il bassista Garry Tallent, e i tastieristi Danny Federici e Roy Bittan, che avevano contribuito a definire il suono di Springsteen.
Nebraska si contraddistinse fin da subito come un disco più personale, proprio perché Springsteen scelse di lavorarci da solo, assumendo una postura da cantautore folk con voce, chitarra e armonica che fino a quel momento gli era appartenuta solo in parte.
Pur non essendo un concept album in senso stretto, Nebraska ha comunque un tema comune che collega tutte le canzoni, e che Springsteen avrebbe approfondito anche nei suoi lavori successivi: il fallimento del cosiddetto sogno americano, il mito degli Stati Uniti come posto in cui realizzare i propri sogni partendo da zero.
I protagonisti sono quasi sempre persone emarginate, povere e appartenenti alle fasce più oppresse della popolazione. La narrativa americana, e in particolare i racconti di autrici e autori come Flannery O’Connor, Raymond Carver ed Ernest Hemingway, hanno avuto una chiara influenza nella scrittura di Nebraska, così come lo stile poetico e asciutto di colleghi come Woody Guthrie e Johnny Cash. Anche il cinema di Terrence Malick è stato un riferimento importante: la canzone che dà il titolo al disco riprende la trama di Badlands, il suo film del 1973 basato sui delitti compiuti verso la fine degli anni Cinquanta da Charles Starkweather e Caril Ann Fugate, una coppia di adolescenti del Nebraska.
Commentando la nuova edizione, il giornalista di Mojo Keith Cameron ha scritto che col senno di poi l’approccio di Springsteen fu lungimirante: «come per tutte le reliquie religiose, il mito [di Electric Nebraska] è stato infine ridimensionato dalla realtà. La decisione di Springsteen di archiviare queste versioni con la E Street Band (…) si è rivelata corretta».
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