Altre Indagini: la morte di Pasolini
Nella nuova puntata Stefano Nazzi racconta le ricostruzioni della notte in cui fu ucciso Pier Paolo Pasolini, cinquant’anni fa

Quando fu ucciso, nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, Pier Paolo Pasolini era uno degli intellettuali italiani più noti ma anche più discussi. All’epoca, alcune delle sue opere – libri, film e scritti – e il suo stile di vita erano considerati scandalosi. Frequentava scrittori e poeti importanti ma anche ragazzi ai margini della società. Ed era omosessuale. Alcune persone, dopo l’omicidio, interpretarono la sua morte come la conseguenza della vita che conduceva.
La stessa notte in cui fu ucciso, la polizia aveva fermato sul lungomare di Ostia un ragazzo di diciassette anni che guidava una macchina rubata. Era la macchina di Pasolini. Quel ragazzo, Giuseppe Pelosi, confessò: disse di aver ucciso lo scrittore durante una lite, sostenendo di essersi difeso da un suo tentativo di approccio sessuale. Venne processato e condannato, scontò la pena. In apparenza, non c’era più nulla su cui indagare.
In realtà, come spiega Stefano Nazzi nella nuova puntata di Altre Indagini, la scena del crimine raccontava una storia più complessa, e nella ricostruzione della polizia alcuni dettagli non tornavano. Negli anni successivi emersero altre voci, altre testimonianze, altri nomi, e lo stesso Pelosi raccontò cosa successe quella notte in modo molto diverso da ciò che disse nel processo.
La morte di Pasolini divenne così una delle vicende più oscure e discusse della storia italiana, dove si incrociarono politica, letteratura e società: una di quelle vicende che ogni due mesi Stefano Nazzi racconta nel podcast Altre Indagini, con lo stesso approccio, stile e rigore che applica alla cronaca nera in Indagini.
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