Come è nata la festa continua a Ibiza
Tutto è nato dagli hippy che affollavano l'isola negli anni Sessanta e da una prima, leggendaria festa durata tre giorni consecutivi

In tutto il mondo l’isola spagnola di Ibiza si è costruita la fama di un luogo movimentato ed edonista, che attira ogni anno milioni di turisti per il suo fascino ma soprattutto per la festa continua, conosciuta ovunque. Non è sempre stato così.
Per buona parte della sua storia Ibiza è stato un luogo poverissimo, tra i più poveri in Spagna. Fino al Secondo dopoguerra la maggior parte dei suoi abitanti viveva di agricoltura, pesca e allevamento. Il turismo iniziò ad arrivare con i primi intellettuali che si trasferirono tra le due guerre mondiali, negli anni Venti e Trenta, quando furono costruiti anche i primi hotel. Erano affascinati dalla semplicità della vita che conducevano i suoi abitanti e dal fatto che fosse un posto remoto, fisicamente lontano dai regimi autoritari dell’Europa continentale (Spagna compresa). In quel periodo vissero a Ibiza, per esempio, Albert Camus e Walter Benjamin.

L’isolotto di Es Vedrà, di fronte alla costa sud occidentale di Ibiza (il Post)
Negli anni Cinquanta e Sessanta il mito di Ibiza come luogo libero dalle oppressioni della vita contemporanea si diffuse anche tra i giovani appartenenti alla controcultura beat prima, e a quella hippy poi. Si trasferirono sull’isola da varie parti del mondo, soprattutto dagli Stati Uniti, fondando delle comuni e vivendo di piccolo artigianato. Sull’isola esistono ancora le tracce dei vecchi mercatini hippy, ormai sempre più simili a bancarelle qualunque, in cui si trova qualche articolo autentico ma anche molti prodotti industriali fabbricati altrove.
In un piccolo paesino dell’entroterra nord-orientale esiste tuttora anche uno dei loro storici punti di ritrovo, il bar Anita. Si incontravano qui perché il locale funzionava anche da ufficio postale, e così potevano ricevere lettere e soldi da amici e familiari. Il bar Anita ha mantenuto questa funzione ancora oggi, anche se fra i tavoli si trovano principalmente turisti che bevono birra o cappuccino a qualsiasi ora del giorno, e i pacchi postali sono prevalentemente consegnati da Amazon e diretti alle famiglie che abitano nelle case più lontane dalla strada principale.

Bar Anita a Sant Carles de Peralta (il Post)
Agli hippy Ibiza piaceva perché mentre sulla Spagna continentale la censura della dittatura di Franco, durata fino al 1975, era molto pervasiva, sull’isola le regole erano molto più blande. Non era un caso, spiegò fra le altre anni fa la ricercatrice Rosa Rodríguez Branchat sul quotidiano El Diario. A Franco faceva comodo l’esistenza di un luogo che mostrasse un volto più accogliente e liberale della Spagna, e che fosse allo stesso tempo abbastanza lontano dal continente da non mettere a rischio la tenuta del regime.
Fu in questo contesto che nacquero le feste di Ibiza. Una delle prime fu organizzata da Carlos Martorell, un giovane di Barcellona che aveva conosciuto l’isola qualche anno prima e, dice, se n’era innamorato. Martorell è una delle persone che conosce Ibiza e la sua festa più di tutti, avendola frequentata per oltre 50 anni e avendo organizzato come PR l’apertura di alcune delle sue discoteche più iconiche, tra cui il Pacha, l’Amnesia e il Ku Club (poi Privilege, oggi UNVRS) e avendo organizzato alcune delle sue feste più famose, tra cui la Flower Power VIP.
Nel 1968 fu contattato dal proprietario di quella che all’epoca era la più importante discoteca di Barcellona, Bocaccio, che gli chiese di organizzare una festa privata per un centinaio di persone. Affittarono un aereo privato e l’intero hotel Montesol, uno dei pochi aperti ai tempi. «Furono tre notti di festa, mentre di giorno si visitava l’isola. Fu la prima volta che i giornali in Spagna scrissero della festa di Ibiza», racconta Martorell.

Carlos Martorell (il Post)
Da quel momento Ibiza si costruì rapidamente una fama da isola festaiola. Nel 1973, cinque anni dopo la prima festa, aprì il Pacha. Nel 1976 l’Amnesia, nel 1978 quello che negli anni Novanta sarebbe diventato il Privilege e che oggi è l’UNVRS. Moltissime celebrità passarono da qui e contribuirono a creare il suo immaginario. Nel 1987 Freddie Mercury festeggiò al Pikes, un celebre hotel affacciato sulla città di Sant Antoni, il suo 41esimo compleanno, poco dopo aver scoperto di essere sieropositivo.
Negli anni Ottanta e Novanta Ibiza divenne un punto di riferimento per gli appassionati di musica techno, poi negli anni seguenti più in generale per la musica elettronica, man mano che diventava il genere egemone nei locali di mezzo mondo. Nelle discoteche di Ibiza si fece un nome David Guetta, che oggi è uno dei dj più famosi al mondo, con il party F*** Me I’m Famous originariamente organizzato al Pacha. In questo percorso verso la fama mondiale si è un po’ persa la natura controculturale delle prime feste.
Oggi il turismo legato all’intrattenimento notturno attrae a Ibiza milioni di turisti ogni anno, da ogni parte del mondo ed estrazione sociale. C’è il turismo dei super ricchi, che arriva al porto di Botafoc su yacht e barche di lusso e poi alloggia nelle finca, le semplici ma lussuose casette bianche in muratura tipiche dell’architettura ibizenca. C’è poi il turismo di massa, che affolla Sant Antoni e le altre città sulla costa. In alta stagione i locali arrivano ad affittare anche tende o minivan nei parcheggi, pur di accogliere tutte le persone che vogliono partecipare alla festa continua.
Un ingresso in un locale può costare dai 30 euro per le serate meno invitanti ai 120 per i dj più famosi; un tavolo nell’area vip anche svariate migliaia di euro. La festa a Ibiza ha portato ricchezza ma anche molti problemi: ha alzato i costi, reso difficilissimo trovare un alloggio per lavoratori stagionali e residenti e ogni anno sovraccarica il sistema di distribuzione dell’acqua, dei rifiuti, le strade e ogni aspetto della vita sull’isola, comprese le sue spiagge.
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Quando qualcuno chiede a Martorell cosa pensa di come sia cambiata Ibiza nei decenni, lui risponde così. «Sono arrivato nel 1963 in un’isola fantastica, povera. Ho conosciuto una ragazza bella, sexy, divertente, intelligente, si chiamava Ibiza. Me la sono sposata, ora ha 87 anni, è grassa, ubriaca, a volte non torna a casa ma è mia moglie e continuo ad amarla».



