Due CEO is megl che one
Spotify è l'ultima azienda ad aver nominato due amministratori delegati, ma è un modello che si sta diffondendo, con rischi e opportunità

La scorsa settimana il co-fondatore di Spotify Daniel Ek ha annunciato che non sarà più CEO dell’azienda, e che la sua carica verrà ricoperta da due persone: Alex Norström e Gustav Söderström, finora rispettivamente co-presidente e direttore commerciale. Negli stessi giorni anche l’azienda di telecomunicazioni statunitense Comcast ha annunciato che il suo CEO Brian Roberts, figlio del fondatore della società, verrà affiancato dal direttore finanziario Mike Cavanagh nello stesso ruolo.
Anche Oracle, azienda del settore cloud, ha da poco nominato due co-CEO, Clay Magouyrk e Mike Sicilia, che prenderanno il posto di Safra Catz, in carica dal 2014. In quell’anno il fondatore di Oracle Larry Ellison si era dimesso da CEO nominando già al tempo due successori: Safra Catz, appunto, e Mark Hurd. Con la morte di Hurd nel 2019 Oracle decise di mantenere Catz come unica CEO. La decisione di tornare al doppio CEO è stata sorprendente anche perché il periodo con due CEO era stato caratterizzato da una crescita deludente per Oracle, seguita da una grossa ripresa negli ultimi anni, quando Catz era da sola.
La prima a riportare in voga il modello dei due CEO, nel 2020, fu Netflix. In quel periodo la tendenza sembrava quella opposta, e le poche aziende che avevano tentato quella soluzione, tra cui Oracle, erano tornate ad avere un solo CEO. Quando quell’anno Ted Sarandos fu nominato co-amministratore delegato insieme a Reed Hastings, molti la ritennero una decisione azzardata per un’azienda delle dimensioni di Netflix. Poche settimane fa, dopo cinque anni, Sarandos ha commentato in un podcast quella decisione dicendo che avere due CEO non è «per tutti, ma per il nostro business funziona molto bene».
Come è stato fatto notare, un fattore determinante nel successo della gestione aziendale a due è la presenza nella coppia del fondatore dell’azienda, che sceglie di delegare parte del proprio potere a una figura fidata, interna all’organizzazione. Nel caso di Netflix, nel 2020 fu infatti il fondatore Reed Hastings a scegliere Sarandos come suo co-amministratore delegato (nel 2023 Hastings è diventato presidente e ha lasciato l’incarico di co-CEO a Greg Peters).
All’inizio la convivenza tra Hastings e Sarandos fu vista con scetticismo («Due teste non sono migliori di una», commentò il Wall Street Journal), ma la doppia gestione funzionò. Si basava su una chiara distinzione dei ruoli: Hastings si occupava perlopiù dell’ambito tecnologico mentre Sarandos curava i contenuti e i legami con l’industria televisiva e cinematografica. Questa divisione è stata mantenuta anche con la sostituzione di Hastings con Peters.
L’idea quindi è in molti casi quella di affiancare al fondatore e capo storico dell’azienda la persona scelta come suo successore. Nell’intervista di poche settimane fa Sarandos ha raccontato che Hastings gli disse già nel 1999 di voler costruire un’azienda «che rimanga attiva molto dopo di me» e che per farlo aveva bisogno di un successore, che trovò proprio scegliendo un co-CEO. Un discorso simile fu fatto da Ellison con Oracle nel 2019, quando disse di voler formare una squadra di dirigenti interni di alto livello per «quando io e Safra [Catz] ci ritireremo, cosa che non avverrà presto».
Il motivo principale per cui il modello dei due CEO è stato finora poco praticato è che può facilmente causare dubbi e tensioni nel momento in cui dipendenti e dirigenti rischiano di non avere chiaro in mente quale dei due CEO abbia l’ultima parola nelle decisioni. Succede se i loro compiti non sono chiaramente distinti, e se le due persone non sono in buona sintonia e tendono a entrare in competizione tra di loro.
A conferma dei difficili equilibri alla base di questa scelta, molte aziende hanno nominato co-CEO con scarsi risultati. Negli ultimi anni l’azienda di servizi cloud Salesforce ha provato per due volte ad affiancare un co-CEO al fondatore Marc Benioff, ma in entrambi i casi la convivenza è durata al massimo un anno e mezzo. Oggi Benioff è CEO unico della società. Anche l’azienda tedesca di software SAP ha abbandonato dopo appena sei mesi il modello dei due CEO durante la pandemia, ufficialmente per «semplificare la leadership» della società.
Seppur rischiosa, la scelta del doppio CEO sembra produrre risultati positivi nelle aziende che la adottano. Nel 2022 la rivista Harvard Business Review confrontò 87 aziende gestite da due CEO con migliaia di aziende da tutto il mondo. Notò che le prime avevano un rendimento totale annuo per gli azionisti più alto (il 9,5 contro il 6,9 per cento). Il consulente finanziario Marc Feigen, tra gli autori dello studio, concluse che quando il modello dei co-CEO funziona non è una mera suddivisione dei compiti ma «un raddoppio delle capacità» dell’azienda.
Nonostante tutto, è ancora l’eccezione. Da un’analisi dell’indice Russell 3000, che comprende le tremila società a maggiore capitalizzazione del mercato statunitense, solo l’1,2 per cento delle aziende ha due CEO. Questo tipo di figure, inoltre, rimane in carica in media meno della metà dei CEO tradizionali (2,6 contro 5,6 anni). I casi più longevi sono proprio quelli in cui uno dei due CEO è fondatore o co-fondatore dell’azienda stessa, secondo un’analisi dell’azienda di risorse umane Equilar, citata dal Wall Street Journal.



