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  • Mercoledì 1 ottobre 2025

L’ultimo grande incontro di Muhammad Ali

50 anni fa, contro Joe Frazier, nel "Thrilla in Manila": terzo, definitivo e brutale incontro tra due dei migliori pugili di sempre

Muhammad Ali (sinistra) dà un destro a Joe Frazier (destra) durante l'incontro ricordato come "Thrilla in Manila", 1° ottobre 1975 (Bettmann/Getty Images)
Muhammad Ali (sinistra) dà un destro a Joe Frazier (destra) durante l'incontro ricordato come "Thrilla in Manila", 1° ottobre 1975 (Bettmann/Getty Images)
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Il 1° ottobre 1975 a Manila, nelle Filippine, ci fu l’ultimo incontro di boxe tra gli statunitensi Muhammad Ali e Joe Frazier: due dei più grandi pugili di sempre, protagonisti di una delle rivalità più celebri della storia dello sport. L’incontro – che è noto come “Thrilla in Manila” (Brivido a Manila) – era stato preceduto da un’enorme attesa. Ali e Frazier si erano già affrontati due volte, vincendo un incontro ciascuno: questo terzo avrebbe stabilito chi era il migliore dei due. Ed erano ancora tempi in cui la boxe era molto popolare e i migliori pugili erano tra le celebrità più seguite al mondo: in televisione l’incontro fu seguito da oltre 700 milioni di spettatori.

L’evento rispose alle grandi aspettative. Non ci furono colpi finali decisivi (i KO), ma durò ben 14 round e la resistenza e l’intensità di Frazier e Ali furono notevoli, anche per i loro altissimi standard. The Atlantic l’ha definito «l’incontro più brutale della storia della boxe». Ali riuscì a prevalere solo alla fine, ma non di molto: vinse perché l’allenatore di Frazier – che aveva gli occhi così gonfi da non vederci più – decise di farlo ritirare, temendo che sarebbe potuto morire. Un timore non così esagerato, dato che più tardi lo stesso Ali definì quell’incontro «la cosa più vicina a morire che ho conosciuto».

Ancor prima dei colpi sul ring, a dare all’incontro il nome “Thrilla in Manila” furono le offese e le provocazioni di Ali che esacerbarono la sua rivalità con Frazier e aumentarono la tensione, la competitività e le aspettative intorno alla sfida.

In altre parole, già ben prima dell’incontro Ali si concentrò sulla “comunicazione”, su frasi e gesti con cui mettere pressione a Frazier e far crescere l’attesa per l’incontro. Per capirci, sarebbe dovuto atterrare a Manila poco prima dell’alba, ma ritardò apposta il suo volo per arrivare con la luce del sole e farsi riprendere e fotografare. Poco dopo essere atterrato recitò quella che presentò come una sua breve poesia: «[Questo incontro] sarà un killa (omicidio), un chilla (emozione) e un thrilla (brivido) quando a Manila batterò il Gorilla».

La comunicazione di Ali fu senz’altro efficace, anzitutto perché diede il nome a quell’incontro, ma anche molto provocatoria: il “gorilla”, come si può facilmente intuire, era Frazier. Fu una cosa su cui Ali insistette molto, tant’è che si portò dietro anche un gorilla giocattolo, che a volte prendeva a pugni.

Ma quello fu solo uno dei tanti stratagemmi con cui Ali cercò di destabilizzare il suo avversario prima della gara. Quando Frazier si allenava Ali andava a disturbarlo e una volta si presentò persino sotto la sua finestra, lo svegliò e gli puntò addosso una pistola (forse finta).

Frazier non rispose quasi mai alle provocazioni di Ali nei giorni prima della gara, ma era abbastanza evidente che con Ali avesse più di una semplice – seppur intensa – rivalità sportiva. Secondo il Guardian in quei giorni Frazier disse: «Non voglio metterlo KO. Voglio fargli male. Se lo metto al tappeto mi tirerò indietro e gli darò la possibilità di riprendere fiato. È il suo cuore che voglio».

Nonostante dopo Manila avesse fatto alcune apparizioni televisive amichevoli insieme ad Ali, Frazier non smise mai di palesare un profondo rancore nei suoi confronti. Arrivò persino a dire che a Manila aveva picchiato Ali così forte da averlo danneggiato per sempre, riferendosi al morbo di Parkinson che era stato diagnosticato ad Ali nel 1984. E aggiunse: «Sopravvivrò a lui, e ballerò sulla sua tomba».

Un poster che confronta Ali e Frazier prima dell'incontro di Manila, 30 settembre 1975 (AP Photo)

Un poster che confronta Ali e Frazier prima dell’incontro di Manila, 30 settembre 1975 (AP Photo)

Eppure questa rivalità non c’era sempre stata. Anzi, quando i due si conobbero all’inizio degli anni Sessanta c’era un grande rispetto reciproco. Allora Frazier (nato nel 1944 e di due anni più giovane di Ali) era agli inizi della sua carriera, mentre Ali era già uno dei pugili più famosi al mondo: aveva vinto una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960 e nel 1964, a soli 22 anni, era diventato campione del mondo dei pesi massimi. Poco dopo si era convertito all’islam, aveva cambiato nome – prima si chiamava Cassius Clay – e aveva iniziato a partecipare attivamente alla lotta per i diritti civili degli afroamericani.

Ali rimase ininterrottamente campione del mondo fino al 1967, quando si rifiutò di combattere nella guerra in Vietnam: «Non ho niente contro i vietcong, nessuno di loro mi ha mai chiamato negro», disse, in una frase da allora spesso citata e ricordata. Dato che rifiutarsi di combattere era illegale, venne condannato, ma fece ricorso: gli fu comunque impedito di lasciare il paese e di fare il pugile, e perse così il suo titolo.

Muhammad Ali e il leader per i diritti civili degli afroamericani Malcolm X, 2 marzo 1964 (John Peodincuk/NY Daily News Archive via Getty Images)

Muhammad Ali e il leader per i diritti civili degli afroamericani Malcolm X, 2 marzo 1964 (John Peodincuk/NY Daily News Archive via Getty Images)

Per questa scelta – che fu considerata molto poco patriottica – Ali fu criticato da una grandissima parte degli statunitensi, compresi molti afroamericani. E tra i pochi che lo sostennero ci fu proprio Frazier, che gli prestò dei soldi e cercò persino di convincere il presidente statunitense Richard Nixon a intervenire per farlo tornare a combattere.

Con queste premesse, non è chiaro come mai di lì a poco nacque tra loro una rivalità tanto feroce. Di certo c’entra il fatto che Frazier fu uno dei pugili che trassero maggior vantaggio dal ritiro forzato di Ali e che nel 1970 divenne il nuovo campione del mondo per i pesi massimi. Ali, però, era convinto di essere lui stesso il vero campione del mondo e iniziò a insultarlo pubblicamente. Ancor prima di riottenere il permesso di combattere, lo incitava perché lottasse con lui.

Joe Frazier dà un pugno a Jimmy Ellis durante l'incontro che l'avrebbe reso campione del mondo, 16 febbraio 1970 (AP Photo)

Joe Frazier dà un pugno a Jimmy Ellis durante l’incontro che l’avrebbe reso campione del mondo, 16 febbraio 1970 (AP Photo)

Nel 1970, quando Ali riottenne da un tribunale la licenza, un incontro tra i due divenne inevitabile. Erano gli unici due pugili imbattuti al mondo.

Nel frattempo gli insulti di Ali erano diventati sempre più pesanti. Aveva iniziato a presentare quello con Frazier come uno scontro politico e simbolico: da un lato c’era Ali, il rappresentante dell’anti-establishment e della comunità afroamericana; dall’altro c’era Frazier, il rappresentante degli interessi dei bianchi. Lo definiva uno “Zio Tom” – termine dispregiativo che descrive un afroamericano molto servile verso i bianchi – e diceva che tifavano per lui «solo gli sceriffi dell’Alabama, i ricchi bianchi, i membri del Ku Klux Klan e Richard Nixon». I neri che sostenevano Frazier erano, secondo la narrazione di Ali, dei traditori.

Questa narrazione trovò grande consenso e non un’altrettanto grande opposizione: Frazier non aveva il carisma travolgente di Ali e non era mai stato molto attivo sul fronte dei diritti civili.

Il primo incontro di boxe tra i due fu l’8 marzo 1971 al Madison Square Garden di New York, in quello che è stato definito “l’Incontro del secolo”. Terminò dopo 15 round e Frazier divenne il primo pugile di sempre a sconfiggere Ali, che tuttavia rimase il preferito del grande pubblico.

Joe Frazier dà un pugno sulla mandibola a Muhammad Ali durante "la lotta del secolo", 8 marzo 1971 (AP Photo)

Joe Frazier dà un pugno sulla mandibola a Muhammad Ali durante “l’Incontro del secolo”, 8 marzo 1971 (AP Photo)

Ali ottenne la sua rivincita nel 1974, ancora al Madison Square Garden. Fu un incontro meno spettacolare – tanto che non è ricordato con un soprannome altisonante – ma la tensione tra i due era comunque alta. Durante una conferenza stampa prima dell’incontro Ali diede a Frazier dell’ignorante, e quest’ultimo reagì aggredendolo.

Quando arrivarono a Manila, però, la loro rivalità aveva perso molti dei vecchi toni politici (il contesto era cambiato molto) ed era diventata una cosa personale. Secondo Jerry Izenberg, uno dei più importanti giornalisti sportivi di allora, «non si trattava solo del titolo dei pesi massimi. Ali e Frazier lottavano per qualcosa di più importante: stavano combattendo per il dominio l’uno sull’altro. Quella sera entrambi hanno vinto e entrambi hanno perso».

Dopo quell’incontro finì la parte più brillante della carriera di entrambi: Ali continuò a essere campione del mondo dei pesi massimi fino al 1980, anche se non sempre in modo continuativo, e il suo stile di combattimento divenne meno rapido e spettacolare; Frazier non riuscì più a riconquistare il titolo e si ritirò qualche anno dopo.

Muhammad Ali dà un pugno a Joe Frazier al nono round del “Thrilla in Manila", 1 ottobre 1975 (AP Photo/Mitsunori Chigita, File)

Muhammad Ali dà un pugno a Joe Frazier al nono round del “Thrilla in Manila”, 1 ottobre 1975 (AP Photo/Mitsunori Chigita, File)

Joe Frazier è morto nel 2011, a 67 anni, a causa di un cancro al fegato. In quell’occasione Ali – che sarebbe morto cinque anni più tardi, a 74 anni – lo definì un «grande campione» che avrebbe ricordato «con rispetto e ammirazione».

– Leggi anche: Appunti sulla boxe e sui KO