Chi protesta in Marocco vuole meno stadi e più ospedali
Da quattro giorni sono in corso le manifestazioni più grandi dal 2011, e c'entrano le enormi spese per i Mondiali di calcio del 2030

Per il quarto giorno consecutivo martedì ci sono state grandi proteste nelle principali città del Marocco. I manifestanti, perlopiù giovani della cosiddetta generazione Z (nati fra il 1997 e il 2012), chiedono maggiori investimenti in scuole e ospedali, mentre il governo ha stanziato enormi fondi per infrastrutture per i prossimi Mondiali di calcio del 2030. Sono le proteste più grandi degli ultimi quindici anni: centinaia di persone sono state arrestate e ci sono stati anche alcuni episodi di violenza.
Le proteste sono iniziate sabato. Per ora non coinvolgono i partiti politici e non hanno un vero leader: sono nate da un gruppo chiamato “GENZ212” (212 è il prefisso internazionale del Marocco) che si è organizzato soprattutto sui social media, in particolare su TikTok e su Discord. Su quest’ultima piattaforma, usata soprattutto dagli appassionati di videogiochi, il gruppo martedì aveva 120mila membri. La mobilitazione online si è ispirata a quella che recentemente ha animato le proteste in Nepal, ma anche in Madagascar.
Le manifestazioni non sono solo a Rabat, la capitale (dove è attivo anche un altro gruppo, “Voce dei giovani marocchini”), ma in undici diverse città, fra cui Casablanca, Agadir e Oujda: la maggior parte dei cortei è stata pacifica, ma ci sono stati anche alcuni scontri con la polizia, auto incendiate e negozi saccheggiati. Gli arresti sono stati centinaia: nella maggior parte dei casi i manifestanti sono stati rilasciati dopo alcune ore, ma circa 70 dovranno rispondere di accuse di “atti violenti e proteste illegali”, punibili con il carcere.

Uno degli arresti nella città di Rabat (AP Photo)
Martedì sera è iniziato a circolare molto sui social network il video di un furgone della polizia che investiva un manifestante nella piazza di Oujda (nel nord-est, vicino all’Algeria), senza fermarsi e passandogli sopra.
Il Marocco è considerato un paese piuttosto stabile: le ultime grandi proteste erano state quelle della cosiddetta primavera araba del 2011, che in Marocco portarono a una riforma costituzionale promossa dalla monarchia. È anche un paese che sta vivendo un periodo di grandi investimenti e crescita a livello infrastrutturale: si stima che nei prossimi cinque anni verrà speso l’equivalente di 35 miliardi di dollari in progetti di treni veloci, porti, data center, “idrogeno verde”, aziende di batterie elettriche e progetti di intelligenza artificiale.
Una parte importante delle spese sarà legata ai Mondiali di calcio del 2030, che il Marocco ospiterà con Spagna e Portogallo. Verranno rinnovati o ampliati tre stadi (per quello di Tangeri sono stati spesi 340 milioni di euro) e altri tre verranno costruiti da zero: quello di Casablanca diventerà uno dei più grandi al mondo, da 115mila posti. In totale gli investimenti previsti per l’evento sono stimati in 5 miliardi di euro.
I manifestanti criticano queste spese, facendo notare che intanto nel paese mancano strutture adeguate per la sanità e per l’istruzione: chiedono quindi che i fondi vengano utilizzati prima per migliorare le condizioni degli ospedali e delle scuole. Uno degli eventi che ha scatenato le proteste è la recente morte di otto donne nel giro di una settimana all’ospedale di Agadir, nel sud del paese: avevano tutte partorito da pochi giorni con parto cesareo, le cause della morte non sono ancora state accertate, ma potrebbero essere legate a una dose eccessiva di anestetici.

La polizia in una strada di Rabat (EPA/JALAL MORCHIDI)
Altri temi che hanno animato le proteste sono la diffusa corruzione e gli alti tassi di disoccupazione, soprattutto giovanile. In Marocco circa un quarto della popolazione fa parte della “generazione Z”: la disoccupazione a livello nazionale è del 12,8 per cento, fra i giovani supera il 35 per cento ed è del 19 per cento fra i laureati.
Il governo del primo ministro Aziz Akhannouch, uomo d’affari e milionario, ha licenziato i responsabili del settore sanitario di Agadir ma ha difeso il proprio operato, dicendo che investimenti sono in corso anche nel settore sanitario. Il governo si è dichiarato comunque disponibile ad ascoltare le richieste dei manifestanti. Il gruppo “GENZ212” ha detto che le proteste continueranno.



