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  • Martedì 30 settembre 2025

Il presidente del Madagascar ha sciolto il governo

Dopo giorni di proteste che si sono svolte con modalità, rivendicazioni e simboli simili a quelli che si sono visti negli ultimi mesi in Nepal e Indonesia

Antananarivo, Madagascar, 25 settembre 2025 (EPA/HENITSOA RAFALIA)
Antananarivo, Madagascar, 25 settembre 2025 (EPA/HENITSOA RAFALIA)
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Dopo giorni di proteste e una violenta repressione della polizia che secondo le Nazioni Unite ha causato almeno 22 morti, il presidente del Madagascar Andry Rajoelina ha deciso di sciogliere il governo: «Ammettiamo e ci scusiamo se i membri del governo non hanno svolto i compiti loro assegnati», ha detto Rajoelina in un discorso alla nazione trasmesso lunedì in televisione e ha aggiunto che, in attesa della formazione di un nuovo governo, il primo ministro e i ministri che erano in carica continueranno a svolgere le loro funzioni ad interim.

Dalla scorsa settimana in Madagascar sono in corso delle estese e violente proteste antigovernative portate avanti da persone appartenenti alla cosiddetta “generazione Z”, che assomigliano per certi versi a quelle avvenute negli scorsi mesi in Indonesia e Nepal. Sono guidate da un collettivo chiamato “Gen Z Madagascar” creato poche settimane fa da alcuni giovani malgasci sui social media, che i manifestanti hanno usato per organizzarsi. Hanno adottato come simbolo la bandiera dei pirati di One Piece, in cui il celebre cappello di paglia è stato sostituito da un cappello betsileo, tradizionalmente usato dall’omonimo gruppo etnico originario della parte meridionale dell’isola.

I manifestanti protestano contro la mancanza cronica di acqua potabile e le frequenti interruzioni di elettricità, che da anni in diverse parti dell’isola manca anche per 12 ore al giorno. “Mila jiro, mila rano”, ossia “Bisogno di luce, bisogno di acqua”, in malgascio, è uno degli slogan più usati in questi giorni.

Il Madagascar è un’isola nel sud-est del continente africano, grande quasi il doppio dell’Italia. È una repubblica semipresidenziale con una popolazione di circa 32 milioni di persone, ed è uno dei paesi più poveri al mondo: secondo la Banca Mondiale, nel 2022 il 75 per cento della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà.

Il presidente è Andry Rajoelina, di 51 anni: prese il potere per la prima volta nel 2009, con il colpo di Stato che costrinse alle dimissioni l’allora presidente Marc Ravalomanana, e governò il paese fino al 2014, quando gli fu impedito di ricandidarsi. Si presentò però alle elezioni del 2018 e vinse battendo proprio Ravalomanana, che accusò la commissione elettorale di aver facilitato la vittoria di Rajoelina. Di recente ha suggerito di volersi candidare alle elezioni del 2028 per un terzo mandato, cosa che la Costituzione malgascia proibisce.

I manifestanti lo accusano di spendere soldi in progetti inutili, invece che in misure che potrebbero migliorare le condizioni di vita della popolazione. Spesso viene citata come esempio la costruzione di una funivia nella capitale Antananarivo: è stata finanziata dalla Francia (di cui il Madagascar è stata una colonia fino al 1960), ma è inaccessibile alla maggioranza della popolazione locale a causa del suo costo elevato e spesso ferma a causa dei continui blackout. Una stazione è stata saccheggiata durante le proteste.

Alcune manifestanti ad Antananarivo, il 25 settembre 2025 (ANSA/EPA/HENITSOA RAFALIA)

Le proteste sono iniziate lo scorso 18 settembre quando tre consiglieri comunali di Antananarivo all’opposizione si erano presentati davanti all’edificio del Senato con in mano delle taniche gialle, diventate il simbolo della carenza d’acqua, e avevano annunciato una manifestazione antigovernativa per giovedì 25 settembre. Il giorno dopo due di loro erano stati arrestati con l’accusa di aver forzato l’ingresso dell’edificio.

Una manifestazione si è svolta però già mercoledì 24, quando gli studenti del Politecnico di Antananarivo si sono riuniti in modo piuttosto improvviso e spontaneo dopo un blackout durato 13 ore. Ci sono stati scontri con le forze dell’ordine: i manifestanti hanno tirato sassi e la polizia ha usato lacrimogeni e proiettili di gomma.

Le manifestazioni del giorno successivo, avvenute sia ad Antananarivo che in altre città dell’isola, sono state molto partecipate soprattutto grazie a un’ampia mobilitazione online, e nonostante il divieto di assembramento emanato dalla polizia locale. Nella capitale i manifestanti si sono nuovamente scontrati con la polizia dopo aver cercato di raggiungere pacificamente una delle piazze principali della città: almeno cinque persone sono state uccise. Oltre alla funivia, sono state incendiate le residenze di una senatrice e di due deputati vicini al presidente Rajoelina. Sono stati sospesi i voli dall’aeroporto internazionale di Antananarivo, così come anche alcuni voli interni dall’aeroporto di Nosy Be, a nord-ovest dell’isola principale.

Secondo l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, i morti sono in totale almeno 22. Tra le vittime ci sono manifestanti e anche passanti uccisi dalle forze di sicurezza intervenute per fermare le proteste. Il ministero degli Esteri ha però contestato questi numeri ritenendoli basati su «voci e disinformazione».

Antananarivo, il 25 settembre 2025 (ANSA/EPA/HENITSOA RAFALIA)

La violenta repressione da parte della polizia e il divieto di manifestare disposto dal governo locale hanno portato i manifestanti a iniziare a vestirsi di nero. Un manifestante di 28 anni, rimasto anonimo, ha detto a Le Monde che il nero è un simbolo di lutto per quella che i partecipanti definiscono «la morte della nostra democrazia e della nostra libertà di espressione».

Nonostante l’istituzione di un coprifuoco dalle 19 alle 5 del mattino in diverse città malgasce, durante la notte ad Antananarivo ci sono stati molti saccheggi di centri commerciali e magazzini industriali, da cui il collettivo “Gen Z Madagascar” ha preso le distanze, ripetendo che sono un «movimento pacifico». Diverse associazioni hanno accusato la polizia di non essere intervenuta volontariamente per fermare i saccheggi, e di essersi invece accanita sui manifestanti.

Alcuni edifici incendiati durante una manifestazione ad Antananarivo, il 25 settembre 2025 (REUTERS/Zo Andrianjafy)

Già venerdì 26 settembre il presidente Rajoelina aveva parlato delle proteste in un discorso di otto minuti sulla televisione nazionale, in cui aveva proposto ai «giovani manifestanti» di collaborare e aveva annunciato di aver licenziato il ministro dell’Energia Olivier Jean-Baptiste, accusandolo di «non fare il suo lavoro». Rajoelina, che si trovava a New York per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è tornato in Madagascar sabato sera dicendo di comprendere «la rabbia, la tristezza e le difficoltà causate dalle interruzioni di corrente e dai problemi di approvvigionamento idrico».

Il discorso però non aveva convinto i manifestanti, che anzi avevano anche iniziato a chiedere le sue dimissioni. Le manifestazioni (così come le violenze della polizia e i saccheggi notturni) erano continuate durante il fine settimana e anche lunedì. Nel frattempo, l’associazione studentesca della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Antananarivo si era unita agli altri gruppi e associazioni che sostengono le proteste, chiedendo una mobilitazione generale degli studenti universitari.

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