Le 300 tonnellate di cibo raccolto per Gaza sono bloccate al porto di Genova
La ong che voleva portarle via terra ha rifiutato le imposizioni di Israele, che vieta l'ingresso di prodotti con amidi e zuccheri

Al porto di Genova ci sono 10 container con 300 tonnellate di pacchi alimentari per la popolazione di Gaza. La ong Music for Peace, che alla fine di agosto le ha raccolte insieme al Collettivo autonomo lavoratori portuali (CALP), da tre settimane sta trattando attraverso il ministero degli Esteri italiano per farli arrivare con un corridoio umanitario via terra. Per il momento, però, i container rimarranno al porto, e non si sa per quanto tempo.
Gli attivisti di Music for Peace hanno detto di aver rifiutato la richiesta di consegnare i pacchi alla Jordan Hashemite Charity Organization (JHCO), che li avrebbe portati a Gaza, e di togliere tutti gli alimenti con zuccheri e amidi, vale a dire quelli più energetici come biscotti, marmellate e miele, perché così impongono le condizioni di Israele per il cibo che può entrare nella Striscia. La richiesta era della stessa JHCO, che è un’organizzazione giordana, e del ministero degli Esteri italiano. Il portavoce della ong Stefano Rebora in una conferenza stampa ha spiegato che la JHCO gli ha chiesto anche di pagare lo smaltimento degli alimenti tolti dai pacchi e le spese del trasporto: circa 1.800 euro per ogni camion dove saranno caricati i pacchi.
La ong ha rifiutato queste condizioni, che ha definito «irricevibili», e la trattativa si è bloccata.
Da molti anni, anche da prima del 7 ottobre 2023, Israele impone limitazioni e divieti burocratici arbitrari ai camion di cibo e generi di prima necessità diretti nella Striscia di Gaza, rallentando o rendendo impossibili le consegne e proibendo l’ingresso di alcuni prodotti molto specifici. Anche nei pacchi consegnati dalla Gaza Humanitarian Foundation, l’ong creata da Israele per controllare la distribuzione di cibo nella Striscia, non ci sono cibi dolci o ad alto contenuto energetico: è uno dei tanti segni del fatto che Israele sta usando la fame come arma di guerra contro la popolazione palestinese.
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Di recente Israele ha vietato l’ingresso di un carico di datteri perché considerati un cibo di «lusso», e in altri casi ha proibito le patate perché si conservano a lungo e Israele sostiene che potrebbero essere rubate dai miliziani di Hamas. I governi e le ong che inviano cibo nella Striscia conoscono le regole imposte da Israele e accettano di rispettarle pur di far arrivare almeno qualcosa alla popolazione.
Le 300 tonnellate bloccate nei container al porto di Genova sono solo una parte degli aiuti raccolti da Music for Peace, che dal 2003 prepara pacchi alimentari che trasporta nei luoghi di guerra. Nel mese di agosto l’ong era stata contattata dagli organizzatori della Global Sumud Flotilla, con la richiesta di fare una raccolta di cibo da portare a Gaza con le loro barche. L’obiettivo era di raccogliere 40 tonnellate di scatolette di tonno, legumi in latta, farina, pomodori pelati, zucchero, riso, biscotti, miele, marmellata e pasta. In appena una settimana, grazie alla mobilitazione inaspettata di decine di migliaia di persone, hanno raccolto 500 tonnellate di cibo, molte di più di quelle che potevano essere caricate sulle barche della Flotilla. Per questo si sono posti il problema di cosa fare con tutto quel cibo donato.
Alcuni pacchi sono stati caricati sulle quattro barche partite il 31 agosto da Genova per Catania. Il resto delle 40 tonnellate per la Global Sumud Flotilla è stato inviato in Sicilia con alcune navi portacontainer, che l’hanno trasportato gratuitamente. Poi «abbiamo deciso di verificare se era possibile farne arrivare altre 300 a Gaza via terra, attraverso un canale umanitario», ha detto Rebora.
Hanno avviato una trattativa con il governo di Israele attraverso il ministero degli Esteri. L’ipotesi era di passare attraverso il varco di Allenby, l’unico che collega Giordania e Cisgiordania, e hanno fatto una call con i membri dell’organizzazione giordana, la JHCO, e con un loro contatto a Gaza. «Le uniche condizioni che abbiamo posto sono di non modificare i pacchi, perché li abbiamo composti rispettando gli equilibri nutrizionali previsti dall’OMS, e di poter entrare a Gaza e consegnarli ad associazioni legalmente riconosciute che li facciano arrivare ai civili palestinesi».
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Per ora le 300 tonnellate rimarranno ferme al porto di Genova. Le rimanenti 160 tonnellate, custodite nella sede di Music for Peace e in un deposito della compagnia portuale, verranno spedite in parte in Sudan, dove la ong ha un progetto di sostegno alimentare alla popolazione. Il cibo più vicino alla scadenza verrà invece consegnato a 600 famiglie genovesi che ogni mese passano nella sede di Music for Peace a ritirare un pacco alimentare, o verrà utilizzato per preparare i pasti quotidiani per i senza fissa dimora della città.



