Il grosso scandalo delle intercettazioni in Grecia non è più così grosso
Iniziò nel 2022 e se ne parlò parecchio: alla fine il governo di Mītsotakīs è riuscito a restare estraneo al processo, che ricomincia oggi

Mercoledì in Grecia è ricominciato il processo su un grosso scandalo di spionaggio iniziato nel 2022, che tuttora rimane il più grave tra quelli che negli ultimi anni hanno coinvolto il primo ministro Kyriakos Mītsotakīs, di destra. Dello scandalo si era parlato moltissimo: perché furono spiati decine di politici e giornalisti e perché fu una delle poche volte che il governo di Mītsotakīs rischiò seriamente di cadere nei suoi due mandati, iniziati nel 2019. Era insomma una cosa molto grossa, ma il processo in corso ha ridimensionato le aspettative: alla fine se ne sta occupando un tribunale ordinario, e il governo e i suoi funzionari sono riusciti a restarne fuori nonostante inizialmente fossero stati accusati di intralciare le indagini.
Lo scandalo iniziò nell’estate del 2022. Oggi si sa che per mesi gli smartphone di almeno 87 persone – in prevalenza politici dell’opposizione e giornalisti critici verso il governo, ma anche alcuni ministri – furono infiltrati con lo spyware Predator, prodotto da un’azienda israeliana con sede ad Atene (Intellexa). Predator consente di accedere alle conversazioni, anche criptate, e di attivare registrazioni audio e video per spiare chi sta usando il dispositivo.
C’è un aspetto che non è stato chiarito in modo convincente. Una parte consistente delle persone spiate con Predator, almeno 27, nello stesso periodo era sotto sorveglianza dei servizi segreti greci (l’EYP), che proprio per scelta di Mītsotakīs dipendono direttamente dall’ufficio del primo ministro. Il governo fu insomma accusato di aver usato Predator, che all’epoca non era autorizzato. Mītsotakīs si è sempre detto estraneo, negando che il software sia mai stato impiegato dalle agenzie di sicurezza greche.

Una protesta contro il governo in piazza Syntagma ad Atene, davanti al parlamento, lo scorso 6 settembre (AP Photo/Yorgos Karahalis)
Nel 2024 una contestata indagine della Corte suprema greca aveva stabilito che non c’erano prove di un coinvolgimento diretto del governo. L’opposizione l’aveva ritenuta troppo superficiale e aveva criticato Mītsotakīs per aver bloccato la creazione di una nuova commissione parlamentare, dopo che il suo governo aveva cambiato in modo improvviso la dirigenza dell’Autorità greca per le Comunicazioni mentre questa stava collaborando con le indagini.
Il risultato è che alla fine il processo è a carico di quattro persone, nessuna con ruoli di governo, accusate di reati minori con pene massime di cinque anni: sono due cittadini israeliani e due greci, con incarichi nell’azienda che sviluppa Predator. Non è previsto che testimonino ministri o funzionari pubblici. Tra l’altro il processo era iniziato in primavera, ma era stato subito rinviato perché era stato necessario tradurre tutti gli atti (due delle persone imputate non parlavano greco).
La giornalista greca Eliza Triantafyllou, che si è occupata a lungo del caso, ha detto a BBC News che «se uno non avesse seguito lo scandalo dall’inizio, penserebbe che quattro privati, di loro spontanea iniziativa e per ragioni personali, hanno intercettato i telefoni di 87 persone usando uno spyware avanzato che su scala globale viene venduto ai servizi d’intelligence dei governi».

Mītsotakīs parla durante una fiera a Salonicco, il 6 settembre (AP Photo/Giannis Papanikos)
Al di là dei procedimenti giudiziari, lo scandalo ha avuto conseguenze politiche, dentro e fuori dalla Grecia. Non appena fu scoperto, Mītsotakīs fece dimettere il capo dell’intelligence e il segretario generale del primo ministro (che è anche suo nipote). Il governo ha anche introdotto una legge che vieta l’uso commerciale degli spyware e un’altra che prevede maggiori tutele sulla riservatezza delle telecomunicazioni. Quest’ultima però è stata criticata perché non è retroattiva (le persone, cioè, non possono sapere se erano state spiate in passato).
Inoltre siccome il politico da cui partì tutto (il leader dell’opposizione e dei Socialisti, Nikos Androulakis) all’epoca era eurodeputato, nella scorsa legislatura il Parlamento Europeo aveva istituito una commissione speciale per indagare sull’uso di spyware come Predator e Pegasus, anche questo prodotto da un’azienda israeliana. Sophie in ‘t Veld, l’europarlamentare che l’ha presieduta, ha sempre accusato il governo greco di essersi rifiutato di collaborare e di averne ostacolato i lavori.
Quello sullo spionaggio, che ha perso rilevanza, non è l’unico degli scandali in cui è rimasto invischiato il governo di Mītsotakīs, cosa che ha contribuito a fargli perdere popolarità. Solo quest’anno ce ne sono stati uno per presunti finanziamenti illeciti al suo partito, Nuova Democrazia, e uno su una presunta frode pluriennale all’Unione Europea sui sussidi per l’agricoltura. Ciononostante, Nuova Democrazia resta prima nei sondaggi, col doppio o il triplo dei consensi dei suoi diretti avversari. Le prossime elezioni dovrebbero svolgersi entro luglio del 2027.
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