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  • Giovedì 18 settembre 2025

Il processo a tre donne francesi dello Stato Islamico

Per quella che Le Monde ha definito una storia di «jihadismo ordinario»

Una donna cammina a gennaio del 2025 nel campo profughi di al Hol, nel nord-est della Siria, dove da anni vivono decine di migliaia di persone, per lo più donne e bambini legati allo Stato Islamico (AP Photo/Bernat Armangue)
Una donna cammina a gennaio del 2025 nel campo profughi di al Hol, nel nord-est della Siria, dove da anni vivono decine di migliaia di persone, per lo più donne e bambini legati allo Stato Islamico (AP Photo/Bernat Armangue)
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Lunedì è iniziato in Francia il processo contro tre donne accusate di essersi unite volontariamente all’organizzazione terroristica dello Stato Islamico (ISIS) in Siria tra il 2014 e il 2017 e legate in vario modo a Fabien e Jean-Michel Clain, due fratelli che furono importanti propagandisti dell’ISIS e che furono presumibilmente uccisi in Siria nel 2019. Fra le altre cose, i fratelli Clain registrarono il messaggio di rivendicazione degli attentati compiuti a Parigi il 13 novembre del 2015, fra cui quello al Bataclan.

Il processo, che durerà fino al 26 settembre, è stato raccontato in questi giorni dai giornali francesi non solo perché riguarda persone in qualche modo legate al peggior attentato avvenuto in Francia, ma anche perché la storia delle imputate è molto simile a quella di altre famiglie che aderirono all’ISIS: persone nate in Europa che circa vent’anni fa iniziarono a convertirsi a un Islam molto radicale, e che intorno al 2014 decisero di andare a vivere in Siria dopo l’istituzione del califfato dello Stato Islamico, caduto nel 2019. Proprio per sottolineare questo aspetto, il quotidiano Le Monde ha definito la loro una storia di «jihadismo ordinario».

Le tre donne sono Christine Allain, che oggi ha 67 anni, Mayalen Duhart, di 42 anni, e Jennyfer Clain, che ha 34 anni ed è la nipote dei fratelli Clain. Tutte e tre ora rischiano fino a trent’anni di carcere per associazione a delinquere a fini terroristici e le due donne più giovani sono anche accusate di abbandono morale e materiale di minori, per aver volontariamente portato i propri figli «in una zona di guerra per unirsi a un gruppo terroristico». Duhart e Clain sono sposate con i due figli che Allain aveva avuto da due relazioni diverse prima di convertirsi, Thomas Collange e Kevin Gonot, oggi detenuti rispettivamente dall’Iraq e dalle forze curde del nord-est della Siria.

Un fermoimmagine del 2016 della pagina di Fabien Clain sul sito dell’Interpol (Interpol via AP)

Jennyfer Clain nacque nel 1991 a Tolosa da Mohamed Amri e Anne Diana Clain, la sorella maggiore dei fratelli Clain e oggi in carcere in Francia, ed era una bambina quando la sua famiglia si convertì. I Clain erano cattolici, provenivano dalla Réunion, un dipartimento d’oltremare francese che si trova nell’oceano Indiano, e si convertirono all’Islam radicale a partire dal 1999 per via di Amri, di origini tunisine. Alla conversione dei fratelli Clain contribuì anche Olivier Corel, conosciuto per essere stato il mentore di molti futuri jihadisti francesi.

Jennyfer Clain iniziò a indossare il velo a dieci anni e a 16 fu fatta sposare da suo zio Jean-Michel con Kevin Gonot, figlio della seconda imputata, Christine Allain. Allain era un’insegnante di sostegno che si avvicinò all’Islam radicale per via di suo figlio maggiore, Thomas Collange, a sua volta introdotto a questa versione dell’Islam dai fratelli Clain. Al tempo Collange stava con Mayalen Duhart, la terza imputata, che dice di essersi convertita all’Islam per non perderlo e incoraggiata dalla suocera. Allain nel frattempo aveva lasciato il suo lavoro per non doversi più relazionare con uomini che non facessero parte della sua famiglia e aveva convinto suo marito Stéphane Gonot a convertirsi, minacciando di lasciarlo se non lo avesse fatto.

Una strada centrale di al Raqqa, in Siria, il 18 ottobre 2017, dopo la ritirata dello Stato Islamico (ANSA/EPA/YOUSSEF RABIH YOUSSEF)

A metà degli anni Duemila molti degli uomini citati vennero arrestati dalla polizia francese per reati legati alla loro radicalizzazione, ma vennero presto rilasciati per mancanza di prove o dopo aver scontato condanne molto brevi. Fra il 2013 e il 2014 tutti partirono per la Siria e l’Iraq, dove l’ISIS aveva creato un califfato.

Dopo poco, e portandosi dietro i figli, anche le tre donne raggiunsero i mariti e famigliari ad al Raqqa, considerata la capitale dello Stato Islamico in territorio siriano: lì i fratelli Clain si occupavano della propaganda e vennero definiti i «cavalieri dei media» da Abu Bakr al Baghdadi, capo dello Stato Islamico; Thomas Collange era responsabile dell’infrastruttura informatica; Kevin Gonot era un combattente; suo padre Stéphane un membro dell’amministrazione civile. Le donne si occupavano dei figli e degli alloggi forniti dall’organizzazione e gli uomini percepivano uno stipendio. Intanto nella regione arrivavano migliaia di combattenti stranieri, i cosiddetti “foreign fighters”, e l’ISIS si ingrandiva, progettando e mettendo in atto alcuni dei più gravi attentati terroristici in Europa.

Nel 2019 lo Stato Islamico perse definitivamente la guerra contro una coalizione militare internazionale e il califfato cadde. Le tre donne furono arrestate in Turchia ed espulse in Francia: non avevano una dimora fissa da due anni, dopo che la caduta di al Raqqa nel 2017 le aveva costrette a lasciare le loro case. Quando furono arrestate avevano con sé nove bambini dai 3 ai 13 anni, cinque dei quali erano di Jennyfer Clain, e che poi furono affidati ai servizi sociali.

«Non sono qui per negare i fatti che mi vengono contestati», ha detto Jennyfer Clain alla prima udienza del processo. «Ho aderito a questo gruppo terroristico, assassino. Sono colpevole. Me ne pento tantissimo, ma non posso tornare indietro». Anche l’avvocato di Allain ha detto che oggi la donna «detesta la persona che era diventata». Clain e Allain sono in carcerazione preventiva, mentre Duhart è libera e lavora in una panetteria.

Aggiornamento: venerdì 26 settembre le tre donne sono state ritenute colpevoli di essersi unite volontariamente allo Stato Islamico e sono state condannate. Christine Allain è stata condannata a 13 anni di carcere, Mayalen Duhart a 10 anni e Jennyfer Clain a 11 anni. L’avvocato di Clain, Guillaume Halbique, ha detto che la sua cliente non ricorrerà in appello. È improbabile che anche le altre lo facciano.

– Leggi anche: Dieci anni fa l’ISIS annunciava la nascita del califfato