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  • Mercoledì 17 settembre 2025

La prima sentenza di giustizia riparativa contro ex leader delle FARC

In Colombia, per crimini commessi durante la guerriglia: non andranno in prigione ma dovranno impegnarsi in progetti a favore delle vittime

Un guerrigliero delle FARC nel 2017
Un guerrigliero delle FARC nel 2017, poco dopo la smobilitazione (Getty/Kaveh Kazemi)
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Martedì un importante tribunale colombiano, la Giurisdizione speciale per la pace (JEP), ha emesso la sua prima sentenza contro sette ex membri del segretariato militare delle FARC, una forza paramilitare che combatté contro il governo dalla metà degli anni Sessanta fino al 2016. La sentenza è relativa a crimini commessi tra il 1993 e il 2012, ed è un po’ particolare: si basa sulla giustizia riparativa, non prevede il carcere ma l’obbligo di partecipare a progetti a favore delle vittime.

Le persone processate (tra i quali c’è Rodrigo Londoño Echeverri, conosciuto come Timoshenko, che fu l’ultimo comandante delle FARC) sono state dichiarate colpevoli di vari crimini, tra cui il sequestro di oltre 21mila persone, omicidi, torture e violenze sessuali. Sono crimini molto gravi, ma nonostante questo le pene sono, tutto sommato, lievi: gli ex guerriglieri dovranno partecipare a progetti di ricerca e identificazione delle persone scomparse durante il conflitto. Dovranno anche contribuire allo sminamento, a progetti di recupero ambientale e a progetti che riguardano la memoria del conflitto, per realizzarne una storia che sia il più possibile condivisa da tutti e favorire la riconciliazione.

Le pene dureranno otto anni, durante i quali i condannati non potranno viaggiare liberamente e dovranno indossare un dispositivo elettronico per tracciare la loro posizione: lo svolgimento della pena verrà monitorato dalle Nazioni Unite. Saranno anche obbligati ad aiutare le altre indagini della JEP relative a crimini e fatti avvenuti durante il conflitto.

Alcuni combattenti delle FARC nel 2017

Alcuni combattenti delle FARC in un campo militare nel 2017, poco dopo la smobilitazione (Getty/Kaveh Kazemi)

Le FARC (acronimo di Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) furono una milizia di estrema sinistra che dal 1964 al 2016 combatté una violenta guerra civile contro il governo colombiano. Per finanziarsi ricorrevano spesso a sequestri di persona: uno dei casi più famosi riguardò un’importante politica colombiana, Ingrid Betancourt, che rimase prigioniera delle FARC dal 2002 al 2008. Dopo lunghi e complicati negoziati, nel 2016 conclusero infine un accordo di pace con il governo, decisero di sciogliersi e di trasformarsi in un partito, che ora si chiama Comunes.

Il fatto che le pene decise dalla JEP siano così lievi è un risultato di quell’accordo, ma è anche una conseguenza della strategia seguita per processare i crimini commessi durante il conflitto, che si basa sul principio della cosiddetta “giustizia di transizione riparativa”.

La “giustizia di transizione” è l’insieme dei processi e dei meccanismi, giudiziari e non, usati per occuparsi delle violenze avvenute durante un conflitto una volta che si è concluso: serve, in generale, per facilitare la riappacificazione tra le parti che si erano combattute. Semplificando un po’, l’idea della giustizia riparativa è che i responsabili dei crimini ottengano sentenze più lievi e orientate, per l’appunto, alla riparazione dei torti fatti alle vittime, in cambio della loro collaborazione per ricostruire gli eventi che sono oggetto del processo.

I componenti della JEP a Bogotà nel giorno della sentenza, il 16 settembre 2025 (AP Photo/Fernando Vergara)

La JEP è uno degli organi giudiziari creati a questo scopo: fu istituita con l’accordo del 2016 per processare importanti leader politici e militari per i crimini maggiori compiuti durante il conflitto, da parte delle FARC e anche del governo. Può decidere pene per una durata massima di otto anni, e generalmente non prevede il carcere, ma pene alternative che vengono decise d’accordo con le vittime. Chi si rifiuta di collaborare con la JEP viene processato dai tribunali normali e rischia pene molto più severe.

Il principio della giustizia di transizione riparativa ha avuto alcune applicazioni in società che si stavano riprendendo da un conflitto, come il Ruanda dopo il genocidio del 1994 e il Sudafrica dopo la fine dell’apartheid, con risultati ancora oggi dibattuti. Alcuni esponenti di associazioni che rappresentano le vittime hanno criticato la sentenza, perché non prevede compensazioni economiche.

Dopo aver processato i leader delle FARC, nei prossimi giorni la JEP dovrà emettere anche una sentenza contro diversi ufficiali militari accusati di avere ucciso almeno 6.402 civili ritenuti, a torto, guerriglieri (il cosiddetto “scandalo dei falsi positivi”).

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