Jonas Vingegaard ha vinto la Vuelta, ma ci ricorderemo di altro
Alla corsa ciclistica spagnola si sono fatte notare soprattutto le proteste pro Palestina e contro la squadra Israel Premier-Tech

Il ciclista danese Jonas Vingegaard ha vinto la Vuelta di Spagna, la terza corsa ciclistica a tappe per importanza dopo il Tour de France e il Giro d’Italia; il portoghese João Almeida è arrivato secondo con 1 minuti e 16 secondi di svantaggio, mentre terzo si è piazzato l’inglese Thomas Pidcock.
Vingegaard ha 28 anni, gareggia per il Team Visma-Lease a Bike ed è uno dei migliori ciclisti nelle corse a tappe al mondo, fortissimo sia a cronometro sia soprattutto in salita, secondo solo allo sloveno Tadej Pogacar, con il quale da sei anni si spartisce la vittoria del Tour de France. Vingegaard lo ha vinto nel 2022 e nel 2023, mentre nel 2021, 2024 e 2025 è arrivato secondo; alla Vuelta, a cui partecipava per la terza volta, il suo miglior risultato finora era stato il secondo posto del 2023.
Formalmente manca una tappa, quella di domenica con arrivo a Madrid, che è però breve e piatta, e dove quindi non dovrebbero cambiare le cose (l’ultima tappa dei grandi giri viene di solito definita “una passerella”). Nell’ultima tappa di montagna, quella di sabato con arrivo sulla Bola del Mundo, Vingegaard ha ottenuto anche la sua terza vittoria di tappa, staccando gli avversari nell’ultimo chilometro della salita.
Vingegaard arrivava alla Vuelta da favorito e lo ha dimostrato nei primi giorni: ha vinto al primo arrivo in salita, alla seconda tappa (che si è tenuta in Piemonte) e poi alla nona tappa, con traguardo sulle montagne della Sierra de la Demanda. Da quel momento ha tenuto sempre la maglia rossa, indossata dal leader della classifica generale.
Nelle tappe successive è stato un po’ meno brillante rispetto a quelle iniziali (ha sofferto soprattutto sulla salita dell’Angliru) e ha più che altro gestito la corsa. Forse, se non fosse stata accorciata per via delle proteste pro Palestina, nella tappa a cronometro di giovedì avrebbe potuto perdere un altro po’ del vantaggio che aveva su Almeida. Sulla Bola del Mundo comunque, una montagna del Sistema Centrale spagnolo, ha fatto vedere di essere il migliore di tutti in salita.

Jonas Vingegaard e João Almeida (Dario Belingheri/Getty Images)
Le manifestazioni pro Palestina, contro la guerra a Gaza e soprattutto la presenza di una squadra israeliana, la Israel-Premier Tech, si sono fatte molto notare e in diverse occasioni hanno costretto gli organizzatori a cambiare il percorso delle tappe e a farle finire prima, per evitare che la presenza dei manifestanti sulle strade creasse un pericolo per i ciclisti. In un paese tra i più attivi in Europa nel sostegno alla Palestina (e più duri con Israele), le proteste sono state molto partecipate e, almeno a livello ciclistico, hanno ottenuto un risultato tangibile, seppur simbolico: la Israel-Premier Tech, creata per promuovere l’immagine del paese nel mondo attraverso lo sport, ha tolto la parola Israel dal suo nome.
Lo stesso Vingegaard si è esposto in favore della causa dei manifestanti. Le persone che protestavano «lo stanno facendo per un motivo», ha detto: «È orribile ciò che sta succedendo» (a Gaza). In effetti più che per quanto successo a livello ciclistico la Vuelta di quest’anno si è spesso fatta notare, e probabilmente si farà ricordare, proprio per l’intensità e l’efficacia delle proteste pro Palestina.

Manifestanti pro Palestina durante il passaggio di una tappa da Bilbao (Dario Belingheri/Getty Images)
È stata una Vuelta positiva per il ciclismo italiano, e non solo per le prime tre tappe che si sono tenute in Italia, quanto soprattutto per i risultati di Giulio Pellizzari. Il ventunenne gareggia per la Red Bull Bora-hansgrohe – una delle migliori al mondo, in cui dall’anno prossimo arriverà il belga Remco Evenepoel – e si era fatto notare già al Giro d’Italia arrivando sesto (pur iniziando da gregario nella sua squadra), e ora ha corso una Vuelta di altissimo livello.
È arrivato sesto in classifica generale e ha ottenuto la sua prima vittoria tra i professionisti, staccando tutti gli avversari sulla durissima salita dell’Alto de El Morredero. È presto per dirlo, e soprattutto a cronometro deve migliorare, ma l’Italia potrebbe finalmente avere, dopo diverso tempo, un ciclista in grado di competere per la vittoria nelle corse a tappe. Diversi ciclisti faticano per tutta la carriera a restare competitivi nelle tre settimane (e lungo le 21 tappe) di una lunga corsa a tappe. A soli 21 anni Pellizzari è riuscito a farlo, nella stessa stagione, sia al Giro che alla Vuelta.
Il giorno successivo alla vittoria di Pellizzari c’è stato anche un altro successo di un ciclista italiano, quello di Filippo Ganna nella prova a cronometro: non è stato altrettanto sorprendente, visto che da anni Ganna è uno dei più forti ciclisti al mondo a cronometro.
Nella stagione ciclistica su strada restano ora due importanti eventi: i Mondiali, che si terranno in Ruanda dal 21 al 28 settembre e, l’11 ottobre, il Giro di Lombardia, la quinta e ultima classica monumento (come sono note le cinque più importanti corse di un giorno) del 2025.



