Una giornata di proteste contro il governo in Francia
Le ha organizzate un movimento che ricorda i “gilet gialli”: critica l'austera proposta per la legge di bilancio, le diseguaglianze sociali ed economiche e il presidente Macron

altre
foto
Mercoledì a Parigi, Nantes, Tolosa e moltissime altre città della Francia ci sono state ampie proteste antigovernative organizzate da gruppi di manifestanti che si sono dati il nome di “Bloquons tout”, cioè “Blocchiamo tutto”. Le proteste erano state organizzate settimane fa e sono poi state confermate anche dopo la caduta del governo di François Bayrou (lunedì) e la nomina di un nuovo primo ministro, Sébastien Lecornu (martedì).
Le proteste sono state in larga parte pacifiche. Ci sono però stati sporadici scontri fra i manifestanti e la polizia, specialmente a Parigi, nella zona centrale di Les Halles. Il ministero dell’Interno ha parlato di 473 arresti, di cui 203 nella capitale, con oltre 800 azioni di protesta sparse per la Francia, tra cortei e raduni, e più di 260 blocchi o tentativi di blocco molto diversi fra loro, organizzati in licei e musei, ma anche in autostrade, fabbriche e stazioni.
Il movimento “Bloquons tout” non ha dei leader riconosciuti e ricorda almeno in parte quello dei “gilet gialli”, che nel 2018 organizzarono enormi proteste partite da una nuova tassa che avrebbe aumentato il prezzo della benzina, e che poi si allargarono a tutto il governo e al presidente Macron, al tempo al suo primo mandato. Secondo il ministero dell’Interno alle proteste hanno partecipato circa 175mila persone, secondo i sindacati 250mila. In previsione di possibili scontri erano stati mobilitati circa 80mila poliziotti in tutto il paese, di cui 6mila solo a Parigi.
Alla Gare du Nord, la stazione ferroviaria più importante della capitale, gli ingressi sono stati temporaneamente chiusi e poi riaperti sotto il controllo della polizia, per impedire che i manifestanti cercassero di bloccarla. È stata invece chiusa la stazione sotterranea di Châtelet-Les Halles, sempre in centro città, dove c’è stato un incendio a un edificio. Nel tardo pomeriggio la procura di Parigi ha fatto sapere che «potrebbe essersi trattato di un incendio accidentale legato all’intervento della polizia», e ha aperto un’inchiesta.
In totale sono rimasti chiusi circa 25 musei e monumenti pubblici nella regione della capitale, fra cui il Musée d’Orsay e il Pantheon. Per precauzione attorno alle 15 ha chiuso anche il centro commerciale di Les Halles. Ci sono stati scioperi anche tra i giornalisti e le giornaliste di alcune importanti emittenti televisive, come France Inter, che ha interrotto le programmazioni da stamattina a eccezione del notiziario delle 18:00. Tra i dipendenti pubblici, secondo il ministero della Pubblica Amministrazione hanno scioperato in 38mila, quasi il 5 per cento del totale.
A Caen, nel nord della Francia, i manifestanti hanno dato fuoco ad alcuni oggetti sul ponte di Calix, bloccando il traffico, mentre a Bordeaux durante la notte alcune decine di persone hanno bloccato uno dei depositi dei tram della città con una barricata di pallet e bidoni della spazzatura, ma sono stati rapidamente e pacificamente allontanati dalla polizia. A Nantes i manifestanti hanno anche tentato di bloccare le rotatorie vicino alla tangenziale, nei pressi del viadotto di Cheviré, che attraversa la Loira. Per disperderli la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni. Anche a Marsiglia il corteo è stato bloccato dalla polizia in tenuta antisommossa, che ha lanciato gas lacrimogeni.
A Nizza in mattinata c’erano stati scontri tra una decina di studenti universitari e le forze dell’ordine, mentre nel pomeriggio la stazione ferroviaria è stata chiusa per oltre due ore a causa di tentativi di blocco da parte di alcuni manifestanti. A Rennes, nel nord-ovest, i manifestanti hanno divelto e incendiato alcuni cassonetti della spazzatura in una piazza del centro città, dove si erano radunate circa 10mila persone; in mattinata alcune persone avevano incendiato anche un autobus sotto a un ponte.
Rispetto ai gilet gialli, i manifestanti di “Bloquons tout” sono persone generalmente più giovani e politicizzate. Criticano soprattutto la legge di bilancio per il 2026 che ha causato la caduta del governo Bayrou: per ridurre l’eccessivo debito pubblico francese, l’ex primo ministro aveva proposto misure molto impopolari, fra cui l’abolizione di due giorni festivi e la sospensione dell’adeguamento delle pensioni pubbliche all’inflazione per il 2026. Queste misure sono state rifiutate da tutti i partiti di opposizione, ma nonostante il cambio di governo l’indirizzo della legge di bilancio dato da Macron rimane lo stesso: fare dei tagli per diminuire il deficit eccessivo, cercando però di mantenere intatta la spesa militare, che infatti è previsto che aumenti.
Le persone che aderiscono al movimento “Bloquons tout” sostengono che il governo pretenda molto da chi ha poco e che preferisca, per esempio, concentrarsi sul riformare le pensioni (che sono da tempo un grosso problema in Francia), invece che alzare le tasse per le classi più ricche. Una donna di 43 anni intervistata da Reuters ha detto: «Sono estremamente arrabbiata per il sistema politico che abbiamo in Francia, che favorisce le grandi imprese, i miliardari super ricchi e che, a poco a poco, sta erodendo i diritti della classe operaia, delle persone che fanno girare il paese».

















