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  • Mercoledì 10 settembre 2025

La squadra israeliana di ciclismo creata per promuovere Israele

La Israel-Premier Tech esiste per fare «diplomazia sportiva», ma dopo essere stata al centro di molte proteste pro Palestina ha tolto la parola "Israel" dalle sue maglie

di Valerio Moggia

Due manifestanti pro Palestina e un corridore della Israel–Premier Tech, il 29 agosto durante la Vuelta di Spagna (Dario Belingheri/Getty Images)
Due manifestanti pro Palestina e un corridore della Israel–Premier Tech, il 29 agosto durante la Vuelta di Spagna (Dario Belingheri/Getty Images)
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La Israel-Premier Tech è una squadra israeliana di ciclismo, da ormai diversi mesi al centro di critiche e proteste da parte di chi la accusa di essere uno strumento di propaganda del governo israeliano. Le più rilevanti sono state negli ultimi giorni alla Vuelta di Spagna, una tra le più importanti corse a tappe del ciclismo su strada. Ma già prima di questi giorni la partecipazione della squadra al Giro d’Italia e al Tour de France aveva causato contestazioni da parte degli attivisti pro Palestina.

La Israel-Premier Tech fu fondata nel 2014 come Israel Cycling Academy dall’imprenditore statunitense Ron Baron e dall’ex ciclista israeliano Ran Margaliot. Ma dietro alla sua crescita c’è soprattutto Sylvan Adams, un imprenditore israeliano-canadese con un passato da amministratore delegato di Iberville Developments, la più importante azienda immobiliare del Canada, fondata da suo padre Marcel Adams.

Sylvan Adams andò a vivere in Israele nel 2015, anno in cui divenne coproprietario della squadra. È noto per essere un grande appassionato di ciclismo e ciclista lui stesso, sebbene non di alto livello. Nel 2018 finanziò la costruzione di un velodromo olimpico a Tel Aviv, la prima struttura di questo tipo in tutto il Medio Oriente, che peraltro porta il suo nome. Soprattutto, fu determinante nel far sì che il Giro d’Italia del 2018 partisse da Israele, e finanziò la corsa con 80 milioni di nuovi shekel (circa 20 milioni di euro).

Nel 2020 la squadra – sempre più sotto il controllo di Adams – cambiò nome in Israel Start-Up Nation e ottenne la licenza di squadra World Tour, il massimo livello del ciclismo mondiale, in cui rimase per due anni (ora è a un livello inferiore, ma riesce comunque a partecipare alle corse più importanti grazie ai suoi risultati sportivi).

Nel 2022 cambiò nome in Israel-Premier Tech (Premier Tech è un’azienda tecnologica canadese). Fin da subito è stato chiaro che la squadra aveva una funzione sportiva ma anche una propagandistica in favore di Israele. «Non direi che è un miscuglio di sport e politica», spiegò Adams nel 2023 a The Jewish Chronicle: «preferisco dire che si tratta di diplomazia sportiva». Nello stesso articolo la squadra era presentata come «un’iniziativa pubblicitaria mondiale per avvicinare le persone alla causa israeliana».

Sylvan Adams nel 2022, durante una conferenza stampa prima della partenza del Tour de France (EPA/Bo Amstrup DENMARK OUT)

Sebbene si tratti di una squadra privata e non statale, Adams e Baron hanno detto più volte che per loro la Israel-Premier Tech deve essere un simbolo positivo di Israele. Anche per questo motivo gli attivisti pro Palestina accusano la Israel-Premier Tech di essere un’operazione di “sportwashing”, ovvero uno strumento attraverso cui Israele cerca di sfruttare lo sport per migliorare la propria immagine internazionale.

Il governo israeliano, comunque, non è del tutto estraneo a quel che riguarda la Israel-Premier Tech. Nel 2017 la squadra firmò una sponsorizzazione con il ministero del Turismo e ancora oggi ha collaborazioni attive con due delle più importanti università pubbliche del paese. Secondo Adams la squadra ha avuto un ruolo quasi pionieristico per le relazioni internazionali di Israele, partecipando per esempio al Giro degli Emirati pochi mesi prima della firma, nel 2020, dei cosiddetti “Accordi di Abramo” tra Israele ed Emirati Arabi Uniti.

Adams ha raccontato di aver avuto il privilegio di essere uno dei pochi israeliani invitati alla Casa Bianca per assistere alla firma degli Accordi. All’epoca il presidente statunitense era già Donald Trump, che ha invitato Adams anche al suo secondo insediamento, nel gennaio 2025. In quell’occasione Adams ha definito la rielezione di Trump «una benedizione per Israele». Per via di queste sue attività quasi diplomatiche il Jerusalem Post ha descritto Adams come un «ambasciatore autoproclamato» di Israele.

La politica israeliana sembra apprezzare: nel giugno del 2024 il presidente israeliano Isaac Herzog incontrò Adams e si congratulò con lui per come mostrava «il volto bello di Israele» e perché lo stava facendo «in un momento così critico» (l’invasione della Striscia di Gaza era iniziata da nove mesi). A proposito: nel novembre del 2023 Adams descrisse l’invasione israeliana della Striscia come una lotta «del bene contro il male, della civiltà contro la barbarie».

Questa retorica pro Israele non è stata rivolta solo all’esterno della squadra, ma anche al suo interno. Adams ha detto che i suoi ciclisti sono consapevoli di essere anche «ambasciatori del paese da cui proviene il team» e il ciclista italiano Alessandro De Marchi, che ha corso con la Israel-Premier Tech nel 2021 e nel 2022, nel luglio di quest’anno ha detto di sentirsi «sollevato» di aver lasciato la squadra, e che al suo interno «non c’era modo di discutere di Gaza».

I corridori della squadra, il 21 agosto a Torino, da dove quest’anno è partita la Vuelta (Tim de Waele/Getty Images)

Visti i suoi obiettivi la Israel-Premier Tech ha cercato però di crearsi un’immagine positiva. Come raccontato dal Guardian, la squadra investe molto nelle cosiddette “attività media”, per esempio invitando giornalisti in Israele e organizzando eventi piuttosto esclusivi. Dal punto di vista sportivo, come mostrato dalla retrocessione della squadra dalla categoria World Tour, i risultati sono stati piuttosto mediocri.

La squadra ha cercato di compensare attraverso l’ingaggio di ciclisti piuttosto noti, a partire dal britannico Chris Froome, che in carriera ha vinto quattro volte il Tour, due volte la Vuelta e una volta il Giro d’Italia. Froome è arrivato alla Israel-Premier Tech nel 2021, dopo un grave infortunio e quando già lo si considerava un corridore ormai a fine carriera. Poche settimane prima dell’accordo con la squadra Froome aveva cambiato la foto del suo profilo Twitter, in cui lo si vedeva durante una corsa, con però sullo sfondo diverse bandiere palestinesi.

Chris Froome nel 2023 a Warrnambool, Australia (Chronis/Getty Images)

La Israel-Premier Tech non è certo la prima formazione ciclistica professionista a farsi portavoce di un’identità nazionale o di uno specifico territorio: la Euskaltel-Euskadi, attiva dal 1994 al 2013, impiegava solamente ciclisti baschi, mentre la 7-Eleven, attiva dal 1981 al 1996 (ma dal 1991 nota come Motorola), aveva nel proprio team prevalentemente ciclisti statunitensi. Peraltro, vista la scarsa tradizione ciclistica israeliana, la Israel-Premier Tech ha solo tre atleti israeliani su circa trenta totali.

La sua attività di promozione è più trasversale, senz’altro rivolta a farsi conoscere all’estero più che a far crescere il movimento ciclistico israeliano (come avrebbe potuto invece suggerire il nome iniziale Israel Cycling Academy). Non a caso è stata paragonata, per esempio, a squadre ciclistiche come la kazaka XDS Astana, l’UAE Team Emirates e la Bahrain Victorious, che però sono di proprietà statale.

È più difficile stabilire se il progetto di Adams e Baron stia effettivamente funzionando. Le proteste alla Vuelta, così come quelle precedenti al Tour de France e al Giro d’Italia, sembrano dimostrare il contrario. Se fino alla fine del 2023 le critiche alla Israel-Premier Tech erano rimaste confinate a un ristretto gruppo di attivisti, dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza negli ultimi due anni sono diventate molto più frequenti e visibili.

La scorsa settimana il direttore tecnico della Vuelta Kiko García ha suggerito perfino alla Israel-Premier Tech di ritirarsi dalla corsa, e secondo il giornalista Daniel Friebe pure diversi team avrebbero chiesto l’allontanamento della squadra. Sempre Friebe ha rivelato che i ciclisti della Israel avrebbero ricevuto insulti dai colleghi nelle chat di gruppo e durante le tappe. Venerdì il governo della comunità autonoma delle Asturie ha esortato la squadra a lasciare la Vuelta. Su X, il primo ministro Benjamin Netanyahu, di estrema destra, si è congratulato con “Sylvan” e la squadra per non aver «ceduto all’odio e alle intimidazioni», aggiungendo che stanno «rendendo Israele orgoglioso».

Il 6 settembre (pochi giorni dopo le proteste più intense, che hanno fatto finire prima una tappa) la Israel-Premier Tech ha deciso di rimuovere la scritta “Israel” dalle divise dei propri ciclisti, ufficialmente per «dare priorità alla sicurezza dei nostri corridori e dell’intero gruppo». Se la Israel-Premier Tech voleva essere il volto positivo di Israele nel mondo, oggi è indiscutibilmente associata al massacro in corso in Palestina, e la pubblicità negativa che sta ottenendo non ha precedenti nel ciclismo.