Il governo venezuelano ha parlato pubblicamente del caso di Alberto Trentini

Secondo il ministro degli Esteri «i suoi diritti umani non sono violati», nonostante sia in carcere da dieci mesi senza che siano state diffuse accuse

Il padre di Trentini vicino a uno striscione che chiede la liberazione del figlio, a Venezia, il 28 agosto
Il padre di Trentini vicino a uno striscione che chiede la liberazione del figlio, a Venezia, il 28 agosto (ANSA/ANDREA MEROLA)

In un’intervista con l’emittente statunitense CNN, il ministro degli Esteri venezuelano Yván Gil ha parlato esplicitamente del caso di Alberto Trentini, il cooperante italiano incarcerato nel paese dallo scorso novembre con motivazioni pretestuose. L’avvocata della famiglia di Trentini, Alessandra Ballerini, dice che secondo le sue verifiche questa è la prima volta che un membro del governo venezuelano commenta la questione in pubblico. Tra le altre cose, Gil ha sostenuto che «i suoi diritti umani [di Trentini] non sono violati».

In generale le carceri del regime venezuelano sono note per le frequenti violazioni dei diritti umani e i casi di tortura. Trentini si trova in quello di El Rodeo I, nella capitale Caracas. Contro di lui non sono mai state formalizzate accuse; in dieci mesi di carcere non ha potuto ricevere visite dell’ambasciatore né del console italiani e ha potuto solo fare due brevi telefonate di pochi secondi alla famiglia, l’ultima a fine luglio.

Nell’intervista, fatta dal giornalista di CNN Stefano Pozzebon, il ministro Gil dice di conoscere il caso di Trentini. Gil sostiene anche che Trentini sia «sotto processo. C’è una causa in corso e che continuerà». Non ha detto di cosa sia accusato, ma ha aggiunto che «in Venezuela ci sono migliaia di casi che coinvolgono varie nazionalità: colombiani, peruviani, italiani, per vari crimini. Il [reato] più comune è il narcotraffico». Come detto, finora all’ambasciata italiana non sono state mai comunicate accuse contro Trentini, né risulta un processo a suo carico.

Il ministro degli Esteri venezuelano, Yván Gil, in una foto del 2023

Il ministro degli Esteri venezuelano, Yván Gil, in una foto del 2023 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)

In Venezuela ci sono almeno 823 prigionieri politici, di cui 91 stranieri, secondo Foro Penal (una delle principali associazioni per i diritti umani del paese). Anche quando i processi si fanno, spesso i tempi vengono dilatati. Ogni settimana la polizia arresta pretestuosamente alcune persone e ne libera altre come risultato di uno scambio, un accordo, o perché non gli interessano più. Quelle con cittadinanza straniera, come Trentini, sono particolarmente preziose per il regime, che cerca di usarle come merce di scambio coi rispettivi governi.

A fine luglio il ministero degli Esteri italiano aveva nominato un inviato speciale per i detenuti italiani in Venezuela, Luigi Vignali: un passaggio che aveva aperto un nuovo canale di dialogo tra il governo italiano e quello venezuelano. A inizio agosto Vignali era andato a Caracas, ma questa prima missione non aveva avuto successo: non gli era stato consentito di incontrare funzionari del governo venezuelano. Il 24 agosto il Venezuela ha liberato due dei circa quindici detenuti italo-venezuelani: Américo De Grazia e Margarita Assenza.

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