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  • Lunedì 8 settembre 2025

In Nepal 19 persone sono state uccise durante le proteste contro il blocco di vari social network

Lo aveva voluto il governo ed è in vigore da venerdì: hanno manifestato soprattutto i giovani, che si lamentano anche della corruzione

Gli scontri tra manifestanti e la polizia nepalese, Katmandu, 8 settembre 2025 (AP Photo/Niranjan Shrestha)
Gli scontri tra manifestanti e la polizia nepalese, Katmandu, 8 settembre 2025 (AP Photo/Niranjan Shrestha)
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In Nepal almeno 19 persone sono state uccise negli scontri tra la polizia e i manifestanti durante le proteste in varie città del paese contro la decisione del governo di bloccare 26 siti, tra cui importanti piattaforme digitali come Facebook, Instagram e YouTube. Il ministro dell’Interno del paese, Ramesh Lekhak, si è dimesso poche ore dopo gli scontri per via del modo in cui la polizia aveva gestito le proteste.

Durante le manifestazioni sono state molto presenti le persone giovani: gli organizzatori delle manifestazioni le hanno chiamate «le proteste della Gen Z», per rimarcare il fatto che le norme che limitano l’uso dei social network impattano soprattutto su di loro (il termine Gen Z sta per Generazione Z, e indica i nati tra il 1997 e il 2012). Molte persone che hanno protestato lo hanno fatto indossando l’uniforme scolastica. Le lamentele dei partecipanti in realtà non riguardano soltanto la chiusura forzata dei social media, ma sono anche legate alla frustrazione che i giovani hanno nei confronti del governo, che non ritengono in grado di ridurre la corruzione e migliorare le condizioni economiche. Alcuni manifestanti avevano infatti dei cartelli con lo slogan «fine alla corruzione».

Gli scontri più violenti sono stati nella capitale Kathmandu, dove almeno 17 persone sono state uccise e più di 150 sono rimaste ferite. Gli scontri sono iniziati quando alcuni manifestanti sono entrati nell’area del parlamento, che era una zona vietata al corteo, e hanno lanciato oggetti contro la polizia, che ha usato contro di loro manganelli, armi con proiettili di gomma, cannoni ad acqua e lacrimogeni. Non è ancora chiaro come siano morte le persone, ma l’agenzia di stampa Associated Press ha scritto che la polizia ha sparato contro i dimostranti.

A Itahari, una città nel est del paese, due persone sono morte durante degli scontri con la polizia. Ci sono state proteste anche nelle città di Biratnagar, nel sud del Nepal, e a Bharatpur, che invece si trova nel centro.

Venerdì il governo aveva chiuso 26 siti, inclusi i social network più utilizzati, perché questi non si erano registrati presso il ministero delle Comunicazioni per ottenere una licenza, come richiesto da una nuova legge del paese. Il governo la ritiene necessaria per limitare i commenti di odio, la criminalità e le notizie false, mentre secondo molti manifestanti è una restrizione alla libertà di espressione.

Tra le poche piattaforme che hanno accettato di registrarsi come richiesto dalla legge ci sono il social network cinese TikTok e Viber, una applicazione di messaggistica e telefonate, che in Europa si era diffusa una decina di anni fa e che oggi è molto popolare in Nepal.