Anche in Norvegia il centrodestra rischia di essere superato a destra
Così dicono i sondaggi: si è votato oggi per rinnovare il parlamento, l'esito è incerto

In Norvegia si è votato per rinnovare tutti i 169 seggi dello Storting, il parlamento monocamerale del paese. I Laburisti dell’attuale primo ministro Jonas Gahr Støre sono in vantaggio nei sondaggi, ma comunque vada il voto per continuare a governare avranno bisogno di formare alleanze. L’altro principale partito norvegese, i Conservatori, è in difficoltà: è terzo nei sondaggi, superato da un partito con posizioni populiste di destra, e questa potrebbe essere l’ultima elezione per la sua leader storica, Erna Solberg, in carica dal 2004.
I Conservatori sono stati al governo l’ultima volta dal 2013 al 2021, con Solberg come prima ministra. Alle ultime elezioni l’opposizione di centrosinistra aveva però ottenuto un’ampia maggioranza. Ora i Conservatori hanno circa il 15 per cento delle intenzioni di voto: è il dato peggiore degli ultimi 16 anni. Nel 2023 il partito si aggirava intorno al 33 per cento.
Dal 2021 a oggi i Conservatori sono stati nettamente superati nei sondaggi dal Partito del Progresso, che nonostante il nome ha posizioni populiste di destra, soprattutto sull’immigrazione (chiede che venga fortemente limitata) e sull’ordine pubblico (su cui ha un approccio securitario). Dal 2021 la leader è Sylvi Listhaug, di 47 anni e nota per il suo stile comunicativo diretto e polemico che ricorda quello del presidente statunitense Donald Trump. È probabile che dopo il voto il Partito del Progresso si allei con i Conservatori, anche se la convivenza tra Solberg e Listhaug non sarà facile.

Un evento elettorale della leader del Partito del Progresso, Sylvi Listhaug (Carl Court/Getty Images)
Solberg ha 64 anni, è in parlamento da 36 ed è una delle politiche più conosciute e influenti della Norvegia. È leader dei Conservatori da 21 anni, ha governato per otto e negli ultimi quattro è stata leader dell’opposizione. In un’intervista al quotidiano norvegese VG ha detto di aver pensato «molte volte» alla possibilità di dimettersi da leader del partito, ma è sempre rimasta anche grazie al sostegno dei suoi esponenti. Ha aggiunto che difficilmente sarà ancora candidata alle prossime elezioni, nel 2029, a meno che non vinca queste e diventi prima ministra.
Secondo le previsioni è possibile che il blocco di destra, formato dai Conservatori e dal Partito del Progresso, ottenga 81 seggi in parlamento, non sufficienti a governare. I Laburisti e altri quattro partiti minori di sinistra dovrebbero ottenerne 88, quindi tre in più della soglia minima di maggioranza.
Il risultato è però molto incerto e lascia aperti due scenari opposti: la vittoria dei Laburisti darebbe un segnale di continuità e sarebbe in controtendenza con il generale aumento di consensi dei partiti di destra ed estrema destra, confermato in molte delle ultime elezioni. Al contrario, il ritorno di un governo di destra sposterebbe la Norvegia su posizioni più intransigenti, soprattutto sull’immigrazione. Anche gli altri due principali paesi scandinavi, Svezia e Finlandia, hanno governi di centrodestra.

Un manifesto elettorale dell’attuale primo ministro Laburista Jonas Gahr Støre a Oslo (Carl Court/Getty Images)
La campagna elettorale si è concentrata sul costo della vita, sulla sanità e sull’energia. Si è parlato molto anche degli investimenti in aziende israeliane del gigantesco fondo sovrano che gestisce la ricchezza petrolifera del paese.
Gli investimenti sono stati molto criticati dai partiti di sinistra: il Partito Socialista di Sinistra, che ora governa insieme ai Laburisti, ha già annunciato che non li sosterrà più nella prossima legislatura se non accetteranno di disinvestire completamente dalle aziende israeliane. I Laburisti però sono contrari, così come la maggior parte dell’establishment politico norvegese, perché questo potrebbe essere interpretato come un atto politico che viola la storica neutralità del fondo.
La Norvegia non è un paese membro dell’Unione Europea (ci sono stati due referendum su un possibile ingresso, nel 1972 e nel 1994, ed entrambe le volte la proposta è stata bocciata), ma fa parte dello Spazio Economico Europeo e dell’area Schengen.
– Leggi anche: Gli investimenti in Israele sono diventati una questione in Norvegia



