Il Partito del Progresso ha lasciato il governo norvegese in seguito al rientro in Norvegia di una donna sospettata di appartenere allo Stato Islamico

La conferenza stampa di oggi del Partito del Progresso. 
(Fredrik Varfjel, NTB scanpixKP/AP)
La conferenza stampa di oggi del Partito del Progresso. (Fredrik Varfjel, NTB scanpixKP/AP)

Il Partito del Progresso ha deciso di lasciare il governo norvegese dopo la decisione di rimpatriare in Norvegia una donna sospettata di appartenere allo Stato Islamico insieme ai suoi figli, affinché questi potessero ricevere cure mediche. Il Partito del Progresso, di destra e con posizioni anti-immigrazione, era al governo in coalizione con il Partito Conservatore e il Partito Liberale e con il Partito Cristiano Democratico. Ora il governo, guidato dalla prima ministra Erna Solberg del Partito Conservatore, non ha più la maggioranza in parlamento ma Solberg ha detto che continuerà a governare anche in minoranza.

Siv Jensen, fino ad oggi ministra delle Finanze e leader del Partito del Progresso, ha spiegato lunedì la decisione di uscire dal governo dicendo che negli ultimi tempi il suo partito aveva dovuto scendere a troppi compromessi con gli altri tre partiti della coalizione. L’evento che ha portato alla rottura definitiva è stato il rimpatrio di una donna di 29 anni che aveva lasciato la Norvegia nel 2013 per andare in Siria, dove si era sposata e aveva avuto due figli, e che si trovava in un campo di detenzione controllato dai curdi insieme ai suoi figli. Il Partito del Progresso aveva acconsentito a rimpatriare solo i figli della donna, ma il governo alla fine la scorsa settimana aveva deciso di far tornare tutti e tre in Norvegia. Sabato la donna è arrivata in Norvegia insieme ai figli ed è stata arrestata con l’accusa di far parte dello Stato Islamico.