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  • Venerdì 5 settembre 2025

Gli audio dell’attacco armato alla Ocean Viking

Si sentono le comunicazioni concitate dell'equipaggio e gli spari della cosiddetta Guardia costiera libica, che vanno avanti anche dopo che la nave umanitaria ha cambiato rotta

L'equipaggio della Ocean Viking si ripara dagli spari della cosiddetta Guardia costiera libica, 25 agosto 2025 (Max Cavallari/Sos Mediterranée via ANSA)
L'equipaggio della Ocean Viking si ripara dagli spari della cosiddetta Guardia costiera libica, 25 agosto 2025 (Max Cavallari/Sos Mediterranée via ANSA)
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«Zero, zero, zero», urla qualcuno dall’altro capo della radio. Lo ripete più volte, senza rispondere a quello che gli viene detto. “0.00” sono le coordinate per il nord, è un modo gergale per dire velocemente via radio di puntare verso quella direzione. Per chi ha ricevuto quell’indicazione, ovvero l’equipaggio della Ocean Viking, la nave della ong Sos Méditerranée, il messaggio significa: andate via, tornate indietro.

La registrazione è inserita in un video che la ong ha pubblicato per raccontare cos’è successo lo scorso 24 agosto, quando una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica ha sparato alla Ocean Viking. Nel video, e più dettagliatamente all’interno di un documento che Sos Méditerranée ha inviato al Post, vengono rese note alcune registrazioni audio delle comunicazioni effettuate quel giorno sulla Ocean Viking. Per quello che è successo la ong ha detto di aver fatto denuncia e chiesto alla procura di indagare per tentato omicidio plurimo, tentato naufragio e danneggiamento di un’imbarcazione.

La Guardia costiera libica è l’insieme di milizie armate finanziate e addestrate dall’Italia e dall’Unione Europea per fermare le partenze dei migranti dalla Libia. Quando ha sparato ha preso deliberatamente di mira la Ocean Viking, che aveva soccorso 87 persone in acque internazionali e si stava dirigendo verso un’altra imbarcazione in difficoltà segnalata dalle autorità italiane.

Il primo tentativo di contatto via radio con i libici avviene alle 14:58: l’equipaggio della Ocean Viking spiega loro di essere in contatto con il centro di coordinamento per i soccorsi in mare di Tripoli e la Guardia costiera italiana per l’intervento di soccorso. Dalla motovedetta rispondono solo di andare via. Alle 15:02 la Ocean Viking comunica di aver cambiato la sua rotta verso nord; ciononostante un minuto dopo dalla motovedetta cominciano a sparare contro la nave umanitaria.

Alle 15:05 il responsabile dei soccorsi, Angelo Selim, chiama il centro di coordinamento per il soccorso in mare della Guardia costiera italiana per comunicare il primo «Mayday», cioè una richiesta di aiuto. Sotto la chiamata si sente qualcuno che via radio, dalla motovedetta dei libici, esclama: «No fucking way!», “col cazzo”. «È venuta una motovedetta e ci sta sparando addosso, ok? Siamo tutti a terra perché ci stanno sparando. Per favore, chiamate Tripoli e ditegli che mandi via questa motovedetta», dice Selim al funzionario. «Le mie persone sono a rischio. Ci stanno sparando addosso». Il funzionario risponde: «Ah va bene, capito».

Dopodiché Selim dà la posizione della motovedetta e il funzionario prende nota. Sotto intanto si sentono gli spari, Selim grida: «Ci stanno sparando cazzo! Everybody down!», “tutti a terra”. Alle 15:08 la Ocean Viking comunica un secondo «Mayday» e Selim chiede assistenza immediata via telefono satellitare.

Alle 15:12 la Ocean Viking trasmette un Sistema di Allarme per la Sicurezza della Nave (SSAS), un dispositivo di allerta che si usa durante un’emergenza per comunicare una minaccia alle autorità di terra competenti, senza che l’aggressore se ne accorga. Intanto Selim dice via radio alla motovedetta della Guardia costiera libica che la Ocean Viking se ne sta andando e chiede di smettere di sparare. Gli spari proseguono.

Un vetro della Ocean Viking scheggiato dagli spari, 24 agosto 2025 (Max Cavallari/Sos Méditerranée via ANSA)

Due minuti dopo la Ocean Viking chiama ancora la Guardia costiera italiana: secondo il documento di Sos Méditerranée, i funzionari rispondono di non essere in contatto con il centro di coordinamento per i soccorsi in mare della Libia, e che la nave deve mettersi in contatto con il suo Stato di bandiera: la Norvegia.

Intanto dalla motovedetta la cosiddetta Guardia costiera libica continua a sparare, insultare e minacciare l’equipaggio della Ocean Viking. Nella trascrizione di una comunicazione inserita nel documento, i libici intimano in arabo di rispondere, altrimenti li avrebbero uccisi e affondato la nave.

Alle 15:24 la motovedetta se ne va. Dopodiché l’equipaggio si mette in contatto di nuovo con la Guardia costiera italiana e chiama anche le navi della NATO che fanno attività di monitoraggio nel mar Mediterraneo (l’operazione si chiama “Sea Guardian”). La Ocean Viking chiede di essere scortata per timore che possa ritornare la motovedetta dei libici, ma dalla NATO dicono di non poterlo fare e di contattare la Marina militare italiana. Sos Méditerranée scrive di avere fatto diversi tentativi, senza successo.

Poco dopo le 17:30 l’equipaggio della Ocean Viking invia una mail al centro di coordinamento dei soccorsi della Guardia costiera italiana, a quello di Malta, alla Norvegia, al ministero della Difesa italiano, alla Marina militare italiana e a Frontex (la discussa agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera). Nella mail spiega cosa è successo, chiede assistenza e di essere scortata fino al porto più vicino, cioè quello di Lampedusa, a cui chiede di essere riassegnata. In serata la Ocean Viking manda tutta la documentazione raccolta alle varie autorità. La nave infine sbarca al porto di Augusta la sera del 25 agosto.

– Leggi anche: La cosiddetta Guardia costiera libica sta diventando sempre più aggressiva