“South Park” è tornata a essere rilevante

La nuova stagione della serie animata sta facendo ottimi ascolti soprattutto ridicolizzando Trump e il modo in cui sta trasformando gli Stati Uniti

Una scena della prima puntata della 27esima stagione di South Park, via IMDb
Una scena della prima puntata della 27esima stagione di South Park, via IMDb
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Con le prime quattro puntate della sua 27esima stagione, cominciata a fine luglio, South Park è tornata a essere una delle serie più discusse e rilevanti del momento grazie al modo in cui mette in ridicolo Donald Trump e la sua amministrazione, e al commento che fa dei più recenti cambiamenti nella società americana e occidentale in generale. In queste settimane la serie animata di culto creata da Trey Parker e Matt Stone è di gran lunga la più vista su Paramount+, ma soprattutto quella che più di tutte sta raccontando le storture degli Stati Uniti durante il secondo mandato di Trump, polarizzati tra fanatici di destra e la cosiddetta cultura “woke”.

Nella nuova stagione di South Park (i cui episodi sono pubblicati in Italia da Comedy Central un paio di giorni dopo la messa in onda americana) Trump è un personaggio stupido, volgare, corrotto e macchiettistico, che tenta di superare le insicurezze legate al suo pene piccolissimo cercando costantemente le attenzioni di chi gli sta attorno. Va a letto con Satana, che nella serie è una specie di grosso caprone umanoide gay, ed è circondato da persone che fanno di tutto per compiacerlo.

Il suo vice, J.D. Vance, è totalmente asservito al presidente, e come lui è rappresentato con la faccia ritagliata da immagini fotografiche: un espediente che in passato era stato usato per personaggi come Adolf Hitler e Saddam Hussein, e che ne accentua l’effetto grottesco. Kristi Noem, la segretaria alla Sicurezza nazionale, invece è ossessionata dagli immigrati irregolari, sfrutta ogni occasione pur di avere visibilità e spara a tutti i cani che vede, come aveva fatto davvero con il suo.

Nella scuola di South Park intanto si palesa Gesù, e il preside progressista diventa un fanatico religioso. Il signor Mackey, lo psicologo della scuola, viene licenziato (a causa di tagli al personale che ricordano quelli al dipartimento dell’Istruzione voluti da Trump) ed è costretto ad accettare un lavoro per l’ICE, la discussa agenzia al centro delle controverse operazioni ordinate da Trump per individuare ed espellere presunti immigrati irregolari. Cartman, il più sboccato e offensivo tra i protagonisti, si trova spiazzato all’idea che con la “morte della cultura woke” è diventato accettabile e normale insultare chiunque, ed è invidioso del successo del podcast conservatore di un compagno di classe.

South Park è storicamente la serie animata per adulti più controversa degli Stati Uniti, e in generale una delle più irriverenti, offensive e volgari. Cominciò il 13 agosto del 1997 e diventò subito un fenomeno culturale: parlava di sperma ed era violenta, in più prendeva in giro e ridicolizzava temi sensibili come religione, razzismo e identità di genere, offendendo potenzialmente chiunque. L’obiettivo di Parker e Stone non era criticare i progressisti o i conservatori, né prendere le parti degli uni o degli altri, quanto mettere in mostra i limiti delle convinzioni di entrambi. Tradizionalmente, gli episodi della serie vengono scritti e prodotti di settimana in settimana, in modo da includere i fenomeni e casi di cronaca più recenti.

Nella nuova stagione non c’è solo la politica. Nella terza puntata Randy Marsh, il papà di Stan, si affida a ChatGPT per ottenere consigli di vita e per il rebranding della sua piantagione di cannabis, diventando dipendente dalla ketamina: è una parodia di quei capi di aziende tecnologiche che esaltano l’uso delle sostanze psichedeliche. Nella quarta invece Butters vuole comprare un pupazzetto Labubu molto raro per la bambina che gli piace, ma il problema è che costano sempre di più a causa dei dazi introdotti da Trump.

All’inizio degli anni Duemila South Park era famosa in tutto il mondo, poi tornò a essere una cosa principalmente statunitense. Le ultime stagioni erano passate più inosservate e in generale gli spettatori sono molti meno di quelli di vent’anni fa, ma nelle prime puntate di questa stagione sono stati molti di più del solito. Tra Comedy Central e Paramount+ la prima puntata della nuova stagione è stata vista da 5,9 milioni di persone, il miglior debutto di stagione per una serie di Paramount dal 1999. Nei primi tre giorni dalla messa in onda, la seconda è stata vista da 6,2 milioni di persone, diventando a sua volta la più vista della serie dal 2018. La terza è stata accolta così così mentre con l’uscita della quarta, mercoledì, il parere generale è che questa stagione possa diventare una delle migliori.

Subito dopo la prima puntata la portavoce della Casa Bianca, Taylor Rogers, ha criticato la serie, sostenendo che non sia rilevante «da vent’anni», e accusando i suoi creatori di voler attirare «disperatamente» l’attenzione. Noem a sua volta ha definito la puntata in cui si vede il suo personaggio «stupida e pigra». La campagna di reclutamento dell’ICE che si vede nella seconda puntata tuttavia è stata citata su X proprio dal dipartimento per la Sicurezza nazionale, quello guidato da Noem. Il profilo della serie ha ricondiviso quel post con il commento: «Un attimo, allora che siamo rilevanti?».

All’inizio del primo mandato presidenziale di Trump, Parker disse che prendere in giro la politica statunitense era complicato «perché la satira ormai era realtà», e l’anno scorso Stone aveva spiegato che nella nuova stagione avrebbero saltato di proposito le elezioni del 2024 perché non sapevano cos’altro aggiungere sull’argomento. Secondo l’autore Jesse Hassenger, che ne ha scritto sul Guardian, adesso però South Park è «il programma televisivo più importante dell’era Trump 2.0».

In questi anni sono stati molti gli show e le serie che hanno fatto satira su Trump o lo hanno preso di mira quotidianamente, ma secondo Hassenger nessuno è stato in grado di farlo con l’efficacia della nuova stagione di South Park. Secondo Vox tra l’altro South Park sta facendo quello che il resto dei media non vuole o si rifiuta di fare: cioè mettersi contro Trump, per il timore di incorrere in guai.

Come detto, South Park va in onda su Paramount, la grande società di produzione con cui Parker e Stone hanno appena firmato un accordo da 1,5 miliardi di dollari per cinquanta puntate della serie in cinque anni. E Paramount è la stessa azienda che ha accettato di pagare a Trump 16 milioni di dollari per risolvere una causa legale riguardante un’intervista con Kamala Harris, ma soprattutto per non compromettere la fusione con la società di produzione Skydance, che aveva bisogno dell’approvazione delle autorità antitrust statunitensi, e che quindi l’amministrazione di Trump avrebbe potuto ostacolare.

Parker e Stone per il momento non sono sembrati intimoriti all’idea di scontentare Trump e tantomeno la loro rete, e anzi nella prima puntata della nuova stagione hanno preso in giro il loro accordo extragiudiziale. Per Wren Graves, il direttore del sito Consequence, o questa stagione di South Park è «il dito medio più costoso nella storia della televisione», o è una scommessa calcolata sulla probabilità che far discutere valga di più del rischio di incorrere in cause legali.

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