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  • Domenica 31 agosto 2025

Cosa fanno d’estate gli atleti di sport invernali

Ciclismo e skiroll, tapis roulant e tunnel artificiali, viaggi a Ushuaia e allenamenti sui ghiacciai, e anche un po’ di riposo

Il biatleta lettone Andrejs Rastorgujevs nel 2023 a Brezno, in Slovacchia (Christian Manzoni/NordicFocus/Getty Images)
Il biatleta lettone Andrejs Rastorgujevs nel 2023 a Brezno, in Slovacchia (Christian Manzoni/NordicFocus/Getty Images)
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Quando arriva la primavera i profili Instagram di atleti e atlete di sport invernali si colorano. Dopo mesi di foto e video in ambientazioni invernali, con una predominanza di bianco, le gare finiscono e iniziano i molti mesi che stanno tra la fine di una stagione agonistica e l’inizio della successiva. In genere gli atleti fanno un po’ di giorni di vacanza, o comunque di riposo, poi riprendono ad allenarsi: talvolta in contesti invernali, in molti altri casi facendo attività ben più estive.

Quest’anno questi mesi sono ancora più importanti, visto che nel febbraio del 2026 ci saranno le Olimpiadi di Milano-Cortina. Tra gli sport invernali ci sono profonde differenze: lo sci di fondo richiede grande resistenza, la discesa libera è molto più esplosiva e muscolare, con gare che durano meno di due minuti. Il ghiaccio – per esempio quello del curling – è più facile da trovare, basta realizzarlo nelle apposite strutture, la neve naturale è più rara. E il salto con gli sci si può facilmente fare senza neve.

Il salto con gli sci il 6 agosto 2025 a Friburgo, in Germania (Michael Kienzler/Bongarts/Getty Images)

Matteo Artina, professore universitario di scienze motorie e preparatore di molti atleti – tra cui la sciatrice Sofia Goggia – spiega che per chi fa sport invernali ad alto livello «il pre-stagione è un blocco gigantesco» e che nonostante le tante differenze tra gli sport «il calendario è abbastanza simile per tutti». Anzitutto, spesso la stagione non finisce con l’ultima gara, che nella maggior parte degli sport è a fine marzo. «Tutto aprile ha una finestra ottimale per fare lavoro tecnico e provare su neve i nuovi materiali», che se ritenuti adeguati saranno usati nella stagione successiva.

Maurizio Bormolini ha 31 anni, è tra i migliori snowboarder al mondo ed è uno degli atleti allenati da Artina. Spiega che nel suo caso «i test con le tavole e i materiali fatti sui ghiacciai sono finiti ad aprile e sono stati fondamentali, perché così quando rimetterai lo snowboard in autunno potrai concentrati sull’aspetto tecnico».

Maurizio Bormolini il 4 marzo 2025 in Svizzera (Millo Moravski/Agence Zoom/Getty Images)

Le vacanze in genere si fanno tra fine aprile e inizio maggio. E prevedibilmente, in genere, gli atleti cercano sole, caldo e riposo. Nel 2023 la biatleta Dorothea Wierer spiegò che le sue erano finite a inizio maggio e alla domanda “Anche quando è al mare non si ferma mai?” rispose: «Macché. Sdraio e poi sdraio. Una lucertola al sole, praticamente».

Giulia Murada ha 27 anni e fa scialpinismo, uno sport che a Milano-Cortina farà il suo debutto olimpico. «Stacco subito appena finita la stagione», dice, «perché è difficile trovare neve, perché ci vogliono almeno due settimane per rimettermi in pari con le cose della vita». Valentino Mori, allenatore della Nazionale di freeski (o sci acrobatico), spiega che tra i suoi atleti ce ne sono anche di molto giovani, che quindi a maggio e giugno hanno «da sistemare le ultime cose con la scuola».

Per gli atleti più noti l’inizio della primavera è anche il momento per concentrare gli impegni promozionali. «Con le Olimpiadi che si avvicinano tutti ti chiedono qualcosa», ha detto Dorothea Wierer, «e quindi il calendario si riempie: a maggio mi sono allenata poco, circa 30 ore, che è quanto altri fanno in una settimana, il vero allenamento inizia a giugno».

La preparazione da giugno in poi è in parte diversa a seconda degli sport. Murada inizia con «un primo mese di allenamenti con ore e ore a bassa intensità». E dice che da maggio in poi «a parte malattie o altri impegni, non c’è un giorno senza allenarsi».

Giulia Murada nel marzo 2021 a Madonna di Campiglio, in Trentino (Davide Mombelli – Corbis/Corbis via Getty Images)

«Il pre-stagione è un arco temporale lunghissimo», dice Artina, «in cui il lavoro tecnico è molto poco e il lavoro fisico predominante. Si comincia con un lavoro molto generale, in cui tutto è lontano da movimenti legati al gesto tecnico». Movimenti che spesso sono stati estremi e piuttosto ripetitivi per tutto l’inverno, e c’è quindi bisogno di sciogliere i muscoli e cambiare il tipo di sollecitazioni muscolari e articolari.

Con l’estate ricominciano anche i ritiri, i raduni e gli allenamenti in altura, fatti per far sì che il corpo resti abituato a fare grandi sforzi anche sopra i duemila metri. La Nazionale di sci alpino va a Ushuaia, in Argentina; qualcun altro va in Cile o in Nuova Zelanda; altri gruppi di altri sport vanno in Nord Europa, sui ghiacciai alpini (per esempio di Cervinia-Zermatt) o in strutture che replicano contesti invernali.

Finita la stagione, il 34enne fondista Federico Pellegrino ha scelto di «continuare a sciare il più possibile», stare più tempo in famiglia ed evitare il più possibile i raduni, lunghi fino a tre settimane. «Ho trovato un equilibrio diverso ma per tutti i giorni in cui non sono in raduno ho lo stesso identico programma di allenamento dei miei compagni».

Per molti atleti, un fattore comune durante i mesi estivi sono quelli che Pellegrino definisce «allenamenti a secco», cioè senza neve. Nel suo caso sono «corsa, corsa con i bastoncini, palestra e un po’ di ciclismo». Gli piace variare, e in generale gli piace «fare fatica, con qualsiasi mezzo».

Federico Pellegrino il 27 febbraio 2025 a Trondheim, Norvegia (Federico Modica/NordicFocus/Getty Images)

Per chi fa fondo, biathlon (sci di fondo e tiro a segno) e combinata nordica (fondo e salto con gli sci), ci sono poi gli skiroll, degli sci su rotelle che replicano i movimenti dello sci di fondo. Lo skiroll è sia una disciplina propedeutica al fondo e al biathlon (di fatto la loro variante estiva) che uno sport a sé, con i suoi eventi e le sue regole.

Si pratica su asfalto, ma ci sono tapis roulant fatti appositamente per praticarci skiroll. Ne hanno uno sia Wierer che Pellegrino, che l’aveva comprato nel periodo della pandemia e dice: «Costa qualche zero, ma è un investimento che sta in piedi, se le gambe rendono». Oltre che a evitare le strade, è utilissimo perché «ti permette di migliorare la tecnica e di avere sessioni di allenamento non viziate dai fattori esterni».

Per chi fa sci di fondo ci sono anche i tunnel artificiali. Pellegrino è stato a quello di Torsby, in Svezia, lungo poco più di un chilometro e largo circa otto metri. Gli allenamenti in tunnel sono molto utili, ma piuttosto alienanti. Ci sono strutture simili anche per lo sci alpino.

Per chi fa freeski qualcosa di simile è il Banger Park di Scharnitz, in Austria. È una grande struttura con salti di diverse misure, su cui si può sciare su una superficie di fitte setole in plastica che replicano per quanto possibile la risposta della neve agli sci.

Più in generale, per i loro allenamenti “a secco” gli atleti e le atlete seguono le loro attitudini personali: c’è chi preferisce il ciclismo perché meno impattante sulle caviglie, chi la corsa in montagna o la corsa su pista. Per ovvie ragioni vivono quasi tutti vicino alle Alpi, in territori che d’estate offrono tantissime e ottime possibilità per fare sport all’aperto. Negli sport invernali è invece piuttosto raro trovare appassionati di nuoto.

C’è poi tutta una serie di attività che, seppur lontane dallo sci, ne replicano certi aspetti o comunque allenano i riflessi. Mori spiega che nello snowboard e nello sci acrobatico spesso si trovano appassionati di skateboard, surf o downhill, e che questo «panorama di multidisciplinarietà è indispensabile, perché permette di evitare di ripetere lo stesso gesto all’infinito, ma anzi di trovare altrove contaminazioni, sensazioni ed esperienze motorie». È anche una questione di ispirazione: altre discipline possono essere da spunto per «trick o manovre».

Bormolini racconta che il motociclismo su pista gli è stato utile per le sue gare invernali di snowboard: «Sulla neve non arriverò mai a 200 chilometri all’ora, però essere andato in moto mi aiuta molto quando rimetto la tavola ai piedi, mi fa sembrare che tutto sia un po’ meno veloce, mi dà l’impressione di avere più tempo per ragionare».

Per chi fa sci alpino la questione è in parte diversa, perché sebbene esista lo sci su erba è tendenzialmente impossibile replicare certi movimenti. Secondo Artina, nemmeno serve: «Non c’è quasi mai bisogno di scimmiottare il gesto tecnico sulla neve, perché non c’è modo di ricreare movimenti, velocità, pendenze, scivolamento, dossi e curve».

Inoltre, aggiunge Artina, chi fa sci alpino durante la stagione agonistica «passa tantissime ore sulla neve, che vuol dire aver ripetuto per tanto tempo gesti che sono molto simili e molto peculiari». Dal suo punto di vista di preparatore è quindi importante diversificare le attività e «ormai sono anticonvenzionali quelli che fanno solo palestra o corsa, senza allenare doti come la multilateralità e la malleabilità».

In molti casi passano comunque alcuni mesi senza che gli atleti mettano gli sci sotto i piedi. Non tutti vanno in Argentina, Cile o Nuova Zelanda, e la scelta dipende in parte da aspetti logistici, in parte da questioni economiche e in parte da scelte personali. E quasi a nessuno piacciono i ritiri per sciare sui ghiacciai: perché il tempo è spesso brutto e magari si sta lassù per diversi giorni, riuscendo a sciare solo poche ore.

Artina spiega che chi fa sci alpino o snowboard, «a inizio agosto magari stacca qualche giorno, ma di fatto già da Ferragosto si parla a tutti gli effetti di pre-stagione». In questi giorni sono in Argentina molti atleti e molte atlete della Nazionale italiana di sci.

Al loro rientro li attenderà quella che Artina definisce «rifinitura», una fase in cui «i grandi volumi di allenamento cederanno il passo alla qualità». Per chi fa sci alpino la prima gara di Coppa del Mondo sarà, come da tradizione, a fine ottobre a Sölden, in Austria. Murada, la cui prima gara sarà invece a inizio dicembre, tornerà sugli sci «verso metà ottobre».