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  • Sabato 30 agosto 2025

I libri scolastici costano sempre di più

Lo dice un’indagine dell’Antitrust che ha rilevato anche altri problemi: sono troppo pesanti e le riedizioni non sono sempre giustificate

Il mercato dei libri usati a Roma, sul lungotevere Oberdan (Cecilia Fabiano/LaPresse)
Il mercato dei libri usati a Roma, sul lungotevere Oberdan (Cecilia Fabiano/LaPresse)
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Secondo un’indagine dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM, meglio nota come Antitrust), negli ultimi anni il prezzo dei libri scolastici è considerevolmente aumentato e, di conseguenza, è cresciuta la spesa che ogni anno le famiglie devono sostenere per ogni figlia e figlio che frequenta le scuole medie e superiori. L’Antitrust specifica che l’aumento dei prezzi è stato tendenzialmente in linea con l’inflazione di questi anni, ma è comunque percepito come gravoso in Italia, dove gli stipendi delle persone non tengono il passo dell’aumento dei prezzi e le spese scolastiche sono sostenute quasi esclusivamente dalle famiglie, dalle medie in poi.

Tra il 2020 e il 2024, ha calcolato l’Antitrust sulla base di dati forniti dall’Associazione Italiana Editori (AIE), il prezzo medio dei libri scolastici è aumentato più dell’8 per cento per le scuole medie e più del 9 per cento per le superiori. Rispetto al 2019, la spesa media annuale per studente è aumentata del 3,7 per cento alle scuole medie e del 5,5 per cento alle superiori. Stando ai dati aggiornati all’anno scolastico 2024-2025, le famiglie spendono in media per l’acquisto di libri dell’intero ciclo scolastico di uno studente 580 euro alle scuole secondarie di primo grado (le medie) e 1.250 euro a quelle di secondo grado (le superiori).

L’AIE ha spiegato che l’aumento dei prezzi dei libri è dovuto principalmente al rincaro dei prezzi dell’energia e della carta. Il problema del costo dei libri scolastici è però annoso e ha molto a che fare anche con il funzionamento dell’editoria scolastica, un settore con un volume economico considerevole dominato da quattro grandi gruppi: Mondadori, Zanichelli, Sanoma e La Scuola.

Stando ai numeri forniti dall’AIE all’Antitrust, dal 2014 al 2024 le vendite di libri scolastici sono aumentate del 13 per cento, per un valore di 800 milioni di euro nell’ultimo anno. E questo nonostante il numero di studenti in Italia continui stabilmente a diminuire: dal 2019 a oggi è diminuito del 7 per cento, circa 600mila studenti in meno.

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L’indagine dell’Antitrust è stata avviata circa un anno fa e a fine luglio sono stati pubblicati i primi risultati. È un’indagine conoscitiva, che aveva l’obiettivo di capire come funziona oggi il mercato dell’editoria scolastica e di approfondire una serie di problemi ricorrenti di cui si parla spesso, come appunto il costo dei libri, le frequenti nuove edizioni e la combinazione ancora poco efficace di formati cartacei e digitali. Secondo l’Antitrust l’editoria scolastica presenta una serie di criticità dovute in parte anche all’inefficacia degli interventi istituzionali. Sono problemi lamentati da anni dai genitori, che però ora sono illustrati in un rapporto di oltre cento pagine.

Come si può intuire facilmente, la spesa per i libri scolastici si concentra soprattutto negli anni in cui inizia un nuovo ciclo scolastico, cioè in prima media e in prima superiore, ma anche in terza superiore. Ci sono delle differenze regionali: al centro e al sud Italia si spende un po’ di più, secondo l’Antitrust perché in queste regioni il ricorso ai libri cartacei è ancora prevalente rispetto a quelli digitali, che costano meno.

In generale però dall’indagine risulta che in tutta Italia si continuano a usare in grandissima parte libri cartacei, che sono più costosi e peraltro nei formati preferiti dagli editori italiani sono mediamente più voluminosi e quindi pesanti rispetto a quelli usati in altri paesi europei. È un problema per la salute degli studenti, dato che avere libri più pesanti da portare a scuola ogni giorno significa caricare di più le schiene dei ragazzi.

Nel 2012 e nel 2013 una legge e un decreto ministeriale avevano promosso, tra le altre cose, l’adozione di testi digitali o misti (cartacei più e-book), che nelle intenzioni avrebbe dovuto sia incentivare l’innovazione tecnologica nelle scuole sia limitare i costi delle famiglie. Secondo l’Antitrust tuttavia questi cambiamenti sono rimasti fondamentalmente inattuati: anche se da più di dieci anni i docenti devono per legge adottare libri di testo in formato digitale o misto, soltanto una piccola percentuale di licenze per l’accesso agli e-book viene attivata ogni anno. Per il resto si continua a imparare e studiare su libri cartacei.

Le ragioni ipotizzate nell’indagine, che non entra nel merito dell’efficacia dello studio su supporti digitali piuttosto che su quelli di carta, sono diverse. Hanno a che fare, secondo l’Antitrust, con la dotazione insufficiente delle scuole di computer e tablet, con la formazione digitale inadeguata di molti insegnanti e con una serie di vincoli delle piattaforme degli editori. La produzione di libri digitali di testo di qualità (che offrano anche contenuti multimediali utili per l’apprendimento, oltre al pdf di un libro) è peraltro complessa, e richiede molto lavoro alle case editrici.

Un altro elemento che incide sulla spesa per i libri scolastici è l’alto tasso delle nuove adozioni, cioè di tutti i nuovi libri che i docenti dei singoli istituti scolastici scelgono per le loro classi. Possono essere libri già disponibili sul mercato o nuove edizioni di un libro già usato. La maggior parte dei libri viene cambiata in concomitanza con l’inizio di un nuovo ciclo scolastico: stando all’Antitrust, l’incidenza delle nuove adozioni è del 35 per cento nelle scuole medie e del 40 per cento alle superiori. Questo andamento penalizza in particolare per esempio le famiglie che hanno figli iscritti magari alla stessa scuola a distanza di pochi anni, che quindi non possono riutilizzare i libri del fratello o della sorella più grande.

Inoltre, l’autorità mette in dubbio che tutte le nuove edizioni introducano effettivamente delle novità sostanziali rispetto alle precedenti: nell’indagine dice che i criteri usati dagli editori – stabiliti dal Codice di autoregolamentazione del settore editoriale educativo – sono troppo vaghi e lasciano «grandi margini di discrezionalità agli editori».

Pile di libri scolastici usati venduti al mercatino sul lungotevere Oberdan a Roma, 5 settembre 2022 (Cecilia Fabiano/LaPresse)

Tutto questo ha un impatto anche sul mercato dell’usato, a cui da tempo moltissime famiglie ricorrono per cercare di spendere meno. Non esistono cifre ufficiali su quanti libri scolastici usati vengano venduti ogni anno, anche perché molti vengono venduti tra privati. L’Antitrust ha comunque provato a fare un calcolo basandosi sulle aspettative di vendita dichiarate dagli editori e il numero dei libri non venduti, e ha stimato che il mercato dell’usato valga circa 150 milioni di euro all’anno.

Esistono dei tetti massimi per la spesa dei libri fissati con decreti ministeriali, che però secondo l’Antitrust vengono sistematicamente violati perché non c’è nessuno che controlla sulle scelte dei docenti, che appunto decidono quali libri adottare. Il ministero dell’Istruzione ha da poco aumentato il fondo per l’acquisto di libri destinato alle famiglie con redditi più bassi, dai 133 milioni di euro per il 2024 a 137 milioni di euro per il 2025 e 139 milioni per il 2026 e il 2027. Tuttavia, come fa notare Orizzonte Scuola, ci sono dei problemi legati all’erogazione di questi contributi che da tempo varie associazioni chiedono di risolvere. I tempi sono spesso molto lunghi, perché la procedura per far arrivare i fondi alle famiglie è un po’ farraginosa: il ministero ripartisce i fondi tra le regioni, le regioni li distribuiscono ai comuni, i comuni li erogano infine alle famiglie. Il risultato è che spesso i soldi arrivano quando la scuola è già cominciata.

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