La storia del grande furto di libri russi rari dalle biblioteche europee
Come un gruppo di criminali georgiani ha trafugato almeno 170 volumi preziosi in nove paesi: identità false, espedienti da film e copie molto fedeli

Nell’autunno del 2023 un’email interna della Bibliothèque Nationale de France (BNF) esprimeva sollievo. Il personale della biblioteca aveva controllato la sua collezione dopo che altre due biblioteche francesi avevano denunciato furti di preziose edizioni di libri russi, principalmente di Aleksandr Puškin. Nelle sedi della BNF risultava tutto in ordine, con le prime edizioni di Puškin al loro posto. Solo che non era così. Un successivo esame più approfondito rivelò che al posto di nove originali c’erano copie, fatte così bene da sviare di primo acchito persino esperti che non fossero specializzati in letteratura russa.
Il caso della Bibliothèque Nationale de France, per le sue modalità da film, è il più eclatante della serie di furti di libri russi avvenuta in vari paesi europei tra l’aprile del 2022 e il novembre del 2023. Si è di fatto interrotta con la cattura di Mikheil Zamtaradze, l’uomo ritenuto uno dei suoi ideatori, lo stesso condannato per i furti alla BNF, e un totale di nove arresti, tutti di cittadini georgiani, accusati di aver rubato almeno 170 volumi preziosi per un valore di 2,5 milioni di euro. È una storia che già si conosceva, ma di recente l’Economist ha ricostruito nei dettagli le attività di questo gruppo di criminali, ipotizzando che abbia avuto mandanti in Russia.
Nel novembre del 2023 Zamtaradze fu arrestato all’aeroporto di Bruxelles sulla base di un mandato europeo emesso in Lituania, dove nel maggio del 2022 erano state rubate 17 opere dalla biblioteca dell’università di Vilnius. Le indagini avevano individuato in lui il sospettato. Nelle sue visite alla BNF di Parigi, una quarantina nei sei mesi precedenti, Zamtaradze aveva usato un passaporto belga falso, fingendosi uno studente attempato di 49 anni che stava facendo una tesi di laurea sulla poesia russa dell’Ottocento.

Scaffali di libri esposti nella sede principale della Bibliothèque Nationale de France, a Parigi, in una foto del 2022 (AP Photo/Francois Mori)
La BNF francese ha una sala distaccata per i libri antichi, più interna, ed è qui che andava Zamtaradze, peraltro sottoponendosi regolarmente ai controlli di sicurezza. Le visite, protratte nel tempo, servivano al lavoro preparatorio: l’uomo prendeva copiosi appunti, intanto fotografava i libri da ogni angolazione e li misurava. Spesso usciva e andava a fumare.
La frequenza della pause sigarette aveva insospettito lo staff della BNF e infatti più avanti si è scoperto che Zamtaradze le usava per comunicare con un suo complice, un altro uomo georgiano identificato come Valérian R. (i giornali francesi non diffusero il cognome), che a sua volta aveva chiesto di consultare i libri.
Dalla terrazza della biblioteca Zamtaradze mandava messaggi con le informazioni per duplicare le edizioni. Quando le copie furono pronte, escogitò uno stratagemma: nei giorni designati per il colpo, si presentò alla biblioteca con un finto braccio rotto. Secondo le indagini, nascose tra le fasce e l’imbracatura i libri sottratti e li sostituì con le copie. Valérian R. venne arrestato pochi giorni dopo di lui.

La sala centrale della Bibliothèque Nationale de France, in una foto del 2022 (AP Photo/Francois Mori)
La tattica di Zamtaradze e Valérian R. ricorda quella usata dai loro complici, alcuni dei quali imparentati tra di loro, non solo in Francia. Ci furono furti di libri russi ricondotti alla banda anche in Germania, Svizzera, Finlandia, Cechia, Austria e il più grave in Polonia, con 79 libri rubati all’università di Varsavia per un valore di mezzo milione di euro.
Uno dei primi furti documentati della banda di Zamtaradze e Valérian R. fu quello alla Biblioteca nazionale di Riga, in Lettonia, nell’aprile del 2022. Il socio di Zamtaradze – Beqa Tsirekidze, ritenuto insieme a lui il capo del gruppo – si spacciò per un rifugiato ucraino che voleva studiare la letteratura russa per ottenere una borsa di studio negli Stati Uniti, e questo impietosì il personale.
Avvenne lo stesso anche in uno dei due casi francesi che portarono la BNF ad allarmarsi. Fu un finto studente a chiedere di poter consultare le opere di Puškin trafugate dalla biblioteca dell’École Normale Supérieure a Lione nel luglio del 2023. Nell’altro, a ottobre alla Bulac di Parigi, non andarono per il sottile: due uomini sfondarono la finestra dell’ingresso con una spranga di ferro.

Alcuni dei libri sequestrati alla banda (foto dal sito dell’Europol)
Un altro tratto comune ai colpi è che i criminali agivano spesso in coppia. Muoversi in due consentiva alla prima persona di chiedere di consultare i volumi, magari per ore, mentre a un certo punto la seconda distraeva lo staff della biblioteca chiedendo informazioni.
L’Economist ha spiegato che il gruppo si era diviso i compiti: alcuni componenti si occupavano di procurarsi i documenti contraffatti con cui registrarsi nelle biblioteche; altri facevano ricerche sui libri. C’erano poi falsari specializzati nel creare le copie dei libri, nel giro di due-tre settimane, utilizzando anche materiale d’epoca.
Per duplicarli, il gruppo si basava sulle scansioni nei cataloghi digitali. Le copie erano assai credibili perché riportavano i timbri nell’esatta posizione dell’originale e la carta, da fuori, era indistinguibile perché invecchiata allo stesso modo. In alcuni casi era coeva ma presa da libri non altrettanto preziosi o in altre lingue. Un’operazione cruciale, al momento della sostituzione, era staccare il codice a barre che identifica il libro, per poi metterlo sulla copia.

Le operazioni di pulizia di una statua di Puškin a San Pietroburgo, 26 maggio 2025 (AP Photo/Dmitri Lovetsky)
Il movente del gruppo era prevalentemente economico, cioè fare soldi vendendo libri rari, ma secondo le indagini non si esauriva lì. I criminali avrebbero agito su commissione. «Non era solo una lista di libri a caso. Senza dubbio c’era qualcuno che verosimilmente li aveva ordinati o aveva detto che sarebbe stato interessato» a comprarli, ha detto uno dei procuratori polacchi all’Economist.
È un’ipotesi sostenuta dai messaggi che mandavano Zamtaradze e i complici, registrati dalle telecamere di sorveglianza della BNF. In uno Valérian R. si lamentava che il loro cliente fosse troppo esigente e stesse trattando sul prezzo: «Il bastardo voleva che consultassi 18 libri».
Questi libri antichi hanno un considerevole valore monetario, tra i 50 e i 100mila euro per quelli rubati, ma ci sono anche ragioni simboliche se hanno così mercato in Russia. Dopo l’invasione dell’Ucraina, infatti, il regime russo ha strumentalizzato le opere di Puškin e di altri scrittori romantici russi, più di quanto non facesse già. La propaganda si è servita di Puškin, ritenuto il drammaturgo nazionale in modo simile a William Shakespeare per il Regno Unito, per giustificare la guerra e sostenere la sua narrazione imperialista, dal momento che in vita appoggiò l’espansionismo zarista.

Una statua di Puškin a Kiev, coperta di graffiti contro l’invasione russa, in una foto del novembre del 2023. Pochi giorni dopo la statua venne rimossa (Oleksii Chumachenko/Global Images Ukraine via Getty Images)
Cartelloni con l’immagine di Puškin sono stati affissi nelle città ucraine occupate e il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha addirittura recitato una sua poesia in diretta televisiva. Per le stesse e opposte ragioni, Puškin è diventato un personaggio storico problematico e malvisto dagli ucraini. In Russia i libri degli autori romantici sono diventati ambiti per oligarchi o funzionari desiderosi di usarli come trofeo.
Lavrov che recita “I calunniatori della Russia” di Puškin, un componimento apologetico di una violenta repressione dell’esercito zarista in Polonia
Resta poi il mercato dei collezionisti, di solito benestanti, che per effetto delle sanzioni occidentali non possono più procurarsi i libri antichi coi canali convenzionali: il crimine organizzato, che ha una lunga storia di collaborazione con lo stato russo, ha supplito a questa mancanza.
L’Economist ha rintracciato alcuni dei libri rubati sui siti Internet di case d’aste russe. All’Europol (l’agenzia di polizia dell’Unione Europea) risulta che diversi siano stati già venduti a Mosca e San Pietroburgo. È inverosimile che vengano recuperati, cioè che vengano restituiti quelli che si trovano già in Russia. Comunicando gli arresti, nell’aprile del 2024, l’Europol aveva riferito di aver recuperato 150 libri: erano quasi tutti copie o altri testi d’epoca, usati per fabbricare i duplicati della banda di Zamtaradze e Tsirekidze.
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