Piantedosi ha detto che prima o poi arriverà anche il momento di sgomberare la sede di CasaPound
Una frase vaga ma comunque inaspettata per un esponente della destra al governo

Durante il Meeting di Rimini, il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha risposto ad alcune domande sullo sgombero dello storico centro sociale Leoncavallo di Milano, iniziato giovedì. Alla domanda se ora verrà sgomberato anche l’edificio occupato da più di vent’anni dal movimento neofascista CasaPound a Roma, Piantedosi ha risposto che quando era prefetto l’aveva inserito nell’elenco dei centri da sgomberare e che «prima o poi arriverà anche il suo turno».
La risposta è stata molto ripresa dai giornali, perché la battaglia contro gli spazi occupati dai centri sociali, tradizionalmente vicini alla sinistra, è da sempre molto cara ai partiti di destra, e la storia di CasaPound è un’eccezione che viene spesso citata per far cadere in contraddizione esponenti politici. Dal 2003 CasaPound occupa un edificio di proprietà pubblica nel centro di Roma, in via Napoleone III, che prima dell’occupazione ospitava gli uffici del ministero dell’Istruzione.
Nei giorni scorsi, dopo l’inizio dello sgombero del Leoncavallo, anche al ministro della Cultura Alessandro Giuli era stata chiesta la stessa cosa. Giuli aveva risposto più enigmaticamente che lo sgombero non è necessario «nella misura in cui CasaPound si allinea a dei criteri di legalità». Commentando questa risposta Piantedosi ha spiegato che è già «successo ad altri centri» che venissero legalizzati. «Il comune di Roma ha comprato addirittura delle strutture per legalizzarli, è successo anche in altre città». Non è chiaro se queste siano le intenzioni del governo con la sede di CasaPound.
Quella del Leoncavallo e dei suoi tentativi di sgombero è una storia lunghissima, ma l’intervento di giovedì era stato voluto dal governo e ordinato dal prefetto, senza la collaborazione della giunta comunale di centrosinistra, ed era subito diventato un caso politico.
Il giorno stesso il sindaco di Milano Beppe Sala aveva diffuso un comunicato in cui diceva di non aver ricevuto nessuna comunicazione, né dal ministero dell’Interno né da altri esponenti di governo, sull’imminente intervento della polizia: «Per un’operazione di tale delicatezza […] c’erano molte modalità per avvertire l’amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite», ha detto Sala. Aveva aggiunto anche che secondo lui le attività del centro sociale devono continuare «in un contesto di legalità», e che vuole continuare a parlare con i responsabili.
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