Amanda Knox ha fatto una serie su Amanda Knox
Racconta la sua versione di cosa successe prima e dopo l'omicidio di Meredith Kercher, che ha un ruolo molto marginale

La miniserie americana The Twisted Tale of Amanda Knox, i cui primi due episodi sono disponibili da mercoledì su Disney+, è l’ennesimo prodotto televisivo dedicato all’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher avvenuto a Perugia nel 2007 e diventato uno dei casi di cronaca più noti e seguiti a livello internazionale. Diversamente dagli altri però questo è prodotto dalla statunitense Amanda Knox, che ai tempi era coinquilina di Kercher e che passò quattro anni in carcere prima di essere definitivamente assolta dall’accusa di averla uccisa.
Oggi Knox ha 38 anni ed è attivista, autrice e produttrice. Ai tempi aveva vent’anni e tra le persone accusate dell’omicidio fu la più colpita da attenzioni e attacchi mediatici. La serie è stata quindi presentata come un’occasione per raccontare una volta per tutte la sua versione della storia, dopo essere stata a lungo vittima dell’accanimento e del racconto dei media. Non è un caso che tra gli altri produttori ci sia Monica Lewinsky, a sua volta protagonista di un caso mediatico enorme negli Stati Uniti per la sua relazione col presidente Bill Clinton, che aveva già fatto un’operazione simile con la serie Impeachment: American Crime Story.
La serie è stata girata in parte in Italia, tra Perugia, dove avvenne l’omicidio, e Orvieto, poco distante. La sceneggiatura è di K.J. Steinberg (This Is Us) e tra i produttori esecutivi, oltre a Knox e Lewinsky, ci sono il marito di Knox, Christopher Robinson, e Warren Littlefield, produttore tra le altre cose di Fargo e The Handmaid’s Tale. Sebbene Lewinsky abbia detto di essere sempre stata consapevole del fatto che nessuno spettatore avrebbe voluto vedere una serie celebrativa di Knox, il punto di vista del racconto è fin da subito molto chiaro. Il Guardian ha scritto che «pur non essendo agiografico, non è nemmeno un racconto esaustivo».
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In un’intervista sulla serie Knox ha detto di aver passato anni a sentire di essere stata zittita e che è «un sollievo essere finalmente ascoltata». La sua versione dell’accaduto comunque non è inedita ma è già stata raccontata in due libri autobiografici, in una lunga intervista per il documentario Amanda Knox, che uscì su Netflix nel 2016, e in vari eventi e podcast.
L’attrice che interpreta Knox è Grace Van Patten, già conosciuta per le serie Nine Perfect Strangers e Tell Me Lies. Inizialmente per il suo ruolo era stata scelta Margaret Qualley, ben più famosa, ma che aveva dovuto rinunciare perché impegnata su un altro set. La scelta di Van Patten è stata però una delle cose più elogiate dalla critica. È stato anzi fatto notare come l’attrice crei negli spettatori fin troppa immedesimazione, e non restituisca invece quell’ambiguità del personaggio di Knox a cui i media si appigliarono ai tempi per colpevolizzarla. Il suo modo di parlare italiano come una studentessa americana arrivata da poco in Italia è molto credibile, e diventa più fluido col proseguire della storia.
In certi momenti la serie assume uno stile fiabesco, ispirato vagamente al film Il favoloso mondo di Amélie (che Knox amava e aveva visto la sera prima della scoperta del corpo di Kercher). È una scelta che è stata criticata da molte recensioni. Variety ha scritto che queste scene «non smettono mai di sembrare forzate e fuori luogo». Secondo BBC The Twisted Tale of Amanda Knox ricorda altre serie ispirate a storie vere e molto romanzate, come Apple Cider Vinegar e Inventing Anna, ma «nel tentativo di scimmiottare lo stile di queste serie più leggere, perde di vista la gravità del caso in questione».
Nel 2007 Kercher venne uccisa con numerose coltellate nella sua stanza. Dell’omicidio furono inizialmente accusati Knox e Raffaele Sollecito, il ragazzo con cui si frequentava, che passarono quattro anni in carcere prima di essere definitivamente assolti, e Rudy Guede, che è stato condannato definitivamente e liberato nel 2021 dopo aver scontato tutta la pena.
Le indagini e il processo sull’omicidio di Perugia, che durò 8 anni, furono tra i più controversi della storia recente italiana, e come in molti altri casi di inchieste così mediaticamente esposte crearono due fronti nell’opinione pubblica: i colpevolisti, la maggioranza, e gli innocentisti, molti meno. La vicenda processuale fu raccontata dai media come una sfida tra Knox e un pubblico ministero, Giuliano Mignini; di riflesso, una sfida tra Stati Uniti e Italia. Il rapporto tra Knox e Mignini (interpretato da Francesco Acquaroli) viene ripreso in The Twisted Tale of Amanda Knox, che racconta anche di quando nel 2022 lei tornò in Italia per incontrarlo.
Il racconto degli eventi nella serie è preciso, nella misura in cui segue la ricostruzione di indagini e processi dal punto di vista di Knox. Nelle prime due puntate, per esempio, sono ripresi tutti i momenti della vicenda che negli anni sono diventati arcinoti, tra cui alcuni comportamenti di Knox che furono giudicati strani all’epoca e usati dai media e dalla magistratura come dimostrazione della sua scarsa empatia. Nella serie vengono contestualizzati e spiegati.
Si insiste molto sullo stress a cui viene sottoposta la protagonista durante gli interrogatori dei primi giorni dopo l’omicidio, e che spiegherebbe una sua iniziale confessione e l’accusa di Patrick Lumumba, il titolare del bar dove lavorava. Viene raccontato in particolare un interrogatorio per cui l’Italia fu poi condannata dalla Corte europea dei diritti umani: per l’assenza di legali, di interpreti e di un trattamento dignitoso. Nella serie la magistratura e le forze dell’ordine italiane vengono rappresentate in modo poco sfaccettato, come professionisti non interessati a scoprire la verità ma solo a dimostrare la propria tesi e chiudere il caso. Il Corriere della Sera ha scritto che «c’è un’insistenza sull’aspetto religioso e perfino superstizioso della nostra cultura» e che «il procuratore, Giuliano Mignini, è descritto come un invasato».
La serie è composta in tutto da otto puntate, che usciranno settimanalmente fino a mercoledì 1 ottobre. Nelle prime sei il caso giudiziario si conclude con l’assoluzione di Knox, ma poi la serie va avanti per altri due episodi. «Abbiamo insistito sul fare otto episodi perché la storia non finisce col processo. Tutti vanno avanti ma poi tu passi anni a ritrovare te stessa e dare un senso alla tua vita», ha spiegato Lewinsky all’Hollywood Reporter. Knox e Lewinsky si erano conosciute nel 2017 e avevano parlato a lungo delle rispettive storie scoprendo di condividere molte esperienze: Knox ha definito quell’incontro un punto di svolta.
La famiglia di Kercher non ha in nessun modo partecipato alla produzione della serie. Anzi, quando si seppe che la serie sarebbe uscita, la sorella di Meredith, Stephanie Kercher, disse al Guardian che la sua famiglia trovava difficile capirne lo scopo. Tra le cose che furono più discusse del caso Kercher ci fu il fatto che la vittima fosse stata completamente messa da parte nel racconto della vicenda, e che i media si fossero fin dall’inizio concentrati solo su Knox, raccontandola come una giovane sessualmente disinibita e una manipolatrice. Anche nella serie il personaggio di Kercher viene trattato in modo molto marginale fin dalle prime scene, quando è ancora viva, una cosa che soprattutto i media britannici non hanno mancato di far notare.



