Il Fringe è ancora un evento accessibile?

Gli affitti a Edimburgo sono cresciuti così tanto che anche il suo festival più importante, dedicato soprattutto agli artisti emergenti, ne subisce le conseguenze

di Susanna Baggio

Gente che cammina sul Royal Mile, la via principale della città vecchia di Edimburgo, 6 agosto 2025 (Athanasios Gioumpasis/Getty Images)
Gente che cammina sul Royal Mile, la via principale della città vecchia di Edimburgo, 6 agosto 2025 (Athanasios Gioumpasis/Getty Images)
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Il Fringe Festival è un’occasione come poche per mettere in contatto artisti, pubblico, media e produzioni. È una delle più grandi manifestazioni di arti performative al mondo e ogni agosto da oltre settant’anni grazie ai suoi spettacoli di teatro e stand-up comedy porta a Edimburgo milioni di persone, trasformando la città in uno spazio aperto dove qualsiasi artista, almeno in teoria, ha le stesse opportunità di successo. Di recente tuttavia il sito di notizie Edinburgh Magazine lo ha descritto come «un festival a un bivio», con un «elefante nella stanza»: i prezzi sono così alti che di fatto per gli artisti emergenti – da sempre una delle presenze più caratteristiche della manifestazione – il festival non è più così accessibile come era una volta.

Edimburgo ha poco più di 500mila abitanti e secondo i dati dell’amministrazione locale il numero di turisti arrivati in città nel 2023 è più che triplicato rispetto a vent’anni prima. Nell’agosto del 2024 l’hanno visitata oltre 3,91 milioni di persone, di cui più di 3 milioni arrivati solo per il Fringe, l’evento pubblico più importante della Scozia e il più noto tra i vari festival estivi che si tengono nella capitale sempre ad agosto. Poco più della metà del pubblico del Fringe arriva proprio dalla Scozia: questo vuol dire che ogni anno nelle stesse settimane ha bisogno di alloggiare in città o nelle sue immediate vicinanze circa un milione e mezzo di persone in più.

Edimburgo però è piuttosto piccola e gli alloggi sono pochi: durante il Fringe la richiesta aumenta così tanto che soprattutto gli artisti meno noti e quindi meno ricchi sono costretti ad arrangiarsi.

Un artista sul Royal Mile, 13 agosto 2025 (Jeff J Mitchell/Getty Images)

Secondo la Fringe Society, l’organizzazione senza scopo di lucro che gestisce il festival, negli ultimi sei anni i costi degli alloggi in agosto sono aumentati fino al 300 per cento. Il giornalista musicale Marc Burrows, che si esibisce al Fringe fin dal 2009, dice che lo stesso monolocale che aveva affittato per le ultime due edizioni quest’anno costava mille sterline in più («ma io non ne sto guadagnando mille in più dell’anno scorso»). Quest’anno i prezzi sono cresciuti ancora di più per via dei tre concerti del reunion tour degli Oasis, in città durante il festival.

Per riuscire a stare in città per l’intera durata del festival – tre settimane – certi artisti ormai alloggiano in stanze condivise con più persone, si spostano nelle città limitrofe oppure ancora dormono in auto.

Molti semplicemente sono costretti a stare di meno, e quindi a fare meno spettacoli; dove si può, inoltre, si cerca di abbattere il più possibile i costi legati alla produzione delle performance. Già da qualche anno al Fringe c’è una presenza cospicua di artisti che si esibiscono da soli, per esempio nelle stand-up comedy, che in generale hanno bisogno di meno cose rispetto a compagnie teatrali con decine di persone. In altri casi però è una scelta obbligata.

Il Royal Mile durante il Fringe Festival, 13 agosto 2025 (Ken Jack/Getty Images)

Per potersi permettere di andare al Fringe, l’attrice Ena Begovic ha fatto una raccolta fondi su una piattaforma online, come a suo tempo fece anche la sceneggiatrice inglese Phoebe Waller-Bridge, che fu scoperta proprio lì. Begovic è croata, ha studiato recitazione a Londra e al Fringe ha presentato uno spettacolo sulle storture dei social network chiamato Bloody Influencers. Per via dei costi è potuta rimanere solo poco più di una settimana, ed è stata comunque una scommessa: con così pochi giorni si ha meno tempo per farsi conoscere, «e quindi anche meno possibilità di farsi notare, che è uno dei motivi principali per cui la gente viene al Fringe», dice in un’intervista al Post.

La promozione «è un’altra bella gatta da pelare», racconta la sceneggiatrice statunitense Grace Tomblin Marca, soprattutto se non si ha dietro un team di pubbliche relazioni o una persona che la gestisce. Instagram è indispensabile per incuriosire pubblico e media, ma per un evento con oltre 3.800 produzioni sparse tra centinaia di spazi sono ancora fondamentali il volantinaggio e le recensioni. Marca e le attrici del suo spettacolo, Faster in the Attic, hanno sperimentato anche strategie di promozione non convenzionali (guerrilla marketing): nel loro caso un QR code stampato sulle magliette che rinvia ai dettagli della trama.

Un uomo sfoglia il programma del Fringe davanti al negozio dedicato al festival: 389 pagine, 7 agosto 2025 (il Post)

Secondo Tony Lankaster, amministratore delegato della Fringe Society, la crisi degli alloggi è la minaccia principale per i festival di Edimburgo. Per alcuni infatti l’aumento dei prezzi non condiziona soltanto gli artisti ma anche gli spettatori. In precedenza il pubblico era composto da persone affezionate disposte a vedere numerosi spettacoli anche di gente sconosciuta. Adesso invece a Edimburgo arrivano moltissimi turisti occasionali, che tendono a dare la priorità ad artisti già affermati, magari visti in tv.

Anche se strade e mezzi pubblici continuano a essere pieni, tra il pubblico c’è chi ha avuto l’impressione che quest’anno teatri e pub siano più vuoti, e che gli organizzatori facciano più sconti del solito pur di riempire le sale. È ancora presto per fare stime precise, e in generale in questi anni l’affluenza è stata inferiore rispetto al periodo pre-pandemia, ma per diversi addetti ai lavori sentiti dal Post in effetti sembra esserci meno gente degli ultimi anni: è l’effetto dei prezzi troppo alti, dice Tara Dein, che lavora in un’agenzia di promozione artistica.

Persone in coda per entrare al Monkey Barrel, uno dei locali dove ci sono gli spettacoli del Fringe, 8 agosto 2025 (Athanasios Gioumpasis/Getty Images)

Tra chi il Fringe lo organizza sono questioni di cui si discute ormai da tempo, tanto che nel 2022 il Guardian aveva raccolto una serie di pareri degli addetti ai lavori sulle possibili soluzioni per renderlo più accessibile, per esempio farlo finanziare dall’industria televisiva o distribuire gli eventi anche in altri periodi dell’anno. In generale il legame tra il festival e gli abitanti di Edimburgo è forte e radicato: al momento però i problemi rimangono.

Per una parte dei residenti il sovrappopolamento in agosto è diventato insostenibile, così come è insostenibile il prezzo degli affitti, che in generale in certe aree rispetto al 2010 è raddoppiato. Living Rent, un sindacato che punta a ottenere case a prezzi più accessibili, accusa l’amministrazione locale di aver investito poco e male nell’edilizia sociale, e di aver al contempo permesso la proliferazione degli alloggi a breve termine per turisti e di quelli per studenti, sottraendo così spazi alla gente del posto (sono problemi che stanno affrontando un po’ tutte le principali città europee, con rare eccezioni).

– Leggi anche: Un agosto così Edimburgo non l’aveva mai visto

Margaret Graham, responsabile della cultura e della comunicazione del comune di Edimburgo, ha spiegato che l’amministrazione locale non finanzia direttamente il Fringe e i suoi artisti, ma lo sostiene per esempio attraverso attività promozionali e sovvenzioni per certe iniziative.

Ci sono anche varie iniziative esterne. L’Irlanda finanzia la presenza di artisti irlandesi, mentre l’Università Queen Margaret offre alloggi a prezzi calmierati, dice sempre Graham. Poi c’è Keep it Fringe, un bando ampliato grazie al sostegno del governo britannico che dal 2023 riconosce un contributo di 2.500 sterline a 180 produzioni. Secondo Begovic però i criteri del bando non sono chiarissimi, e comunque il rischio è che chi non riesce a fare una presentazione accattivante rimanga escluso.

I manifesti degli spettacoli organizzati da Gilded Balloon, 6 agosto 2025 (Athanasios Gioumpasis/Getty Images)

«C’è ancora l’idea che il Fringe sia una specie di paese delle meraviglie, e in effetti lo è», continua Begovic, sebbene stia diventando un po’ più esclusivo che inclusivo. Concorda anche Katy Koren, una delle direttrici artistiche del Gilded Balloon, tra le principali agenzie promotrici del festival: se all’inizio era una buona opportunità per esercitarsi, adesso quella opportunità «non è più accessibile, e quel che è peggio è che forse non è nemmeno più così tanto utile per la carriera degli artisti», sempre per via dei costi, che rendono la presenza qui una scommessa sempre più azzardata. Parlandone con lo Scotsman, ha spiegato che molti artisti hanno già cominciato a guardare ad altri festival.

L’attore californiano Quaz Degraft ha stimato di aver speso in totale 9-10mila sterline tra voli, alloggio, promozione e il resto: non si aspetta di guadagnarci, e gli andrebbe già bene andare in pari, ma secondo lui ne vale comunque la pena. Anche Marca sembra ottimista: sebbene ci si debba adattare «in un certo senso le limitazioni possono essere un vantaggio, perché stimolano la creatività».

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