L’FBI ha perquisito un noto critico di Trump
Il suo ex consigliere John Bolton, per una presunta divulgazione di informazioni riservate

Venerdì l’FBI ha perquisito la casa e l’ufficio di John Bolton, un rispettato esponente del Partito Repubblicano che ha ricoperto per decenni vari ruoli, fra cui quello di consigliere di Donald Trump tra il 2018 e il 2019, ma che poi è diventato un suo oppositore. Non ci sono ancora informazioni ufficiali sul motivo della perquisizione, ma alcuni tra i più importanti media americani, tra cui il New York Times, la CNN e l’Associated Press, hanno saputo da fonti anonime che avrebbe a che fare con un presunto caso di possesso e divulgazione di informazioni riservate. Bolton non è stato accusato formalmente di alcun crimine né arrestato.
La perquisizione nella casa di Bolton, che si trova a Bethesda, nel Maryland, è iniziata intorno alle 7 del mattino (le 13 in Italia). È proseguita fino alle 14:30 (le 20:30 in Italia), quando gli agenti dell’FBI sono usciti dall’abitazione, hanno caricato sulle loro auto sei scatole di cartone piene di materiale e sono ripartiti. Nelle stesse ore è stato perquisito anche l’ufficio di Bolton a Washington.
La perquisizione è stata autorizzata da un giudice federale, come prevede la legge statunitense: per ottenere un mandato, l’FBI deve presentare un affidavit, cioè una dichiarazione giurata in cui spiega i motivi e le prove raccolte, e il giudice deve stabilire che ci sia ragionevole fondatezza per credere che nell’abitazione si trovino elementi relativi a un reato.
Secondo quanto scrive il New York Post, che per primo ha dato la notizia, la perquisizione sarebbe stata eseguita sotto la guida del direttore dell’FBI Kash Patel, che ha scritto su X un post abbastanza criptico: «NESSUNO è al di sopra della legge… agenti dell’FBI in missione».
Due anni fa Patel aveva pubblicato un libro intitolato Government Gangsters: The Deep State, the Truth, and the Battle for Our Democracy, che conteneva una lista di più di 60 nomi indicati come membri del cosiddetto Deep State (“Stato profondo”), espressione che le ali più radicali del partito Repubblicano utilizzano per riferirsi a un coordinamento nascosto di funzionari e burocrati vicini al Partito Democratico. Nella lista era citato anche Bolton.
Bolton ha 76 anni e di Trump è stato consigliere per la sicurezza nazionale – uno dei ruoli più importanti nello staff del presidente – dall’aprile del 2018 al settembre del 2019, durante il suo primo mandato: è un sostenitore di una politica estera estremamente aggressiva e interventista.
Lasciò la Casa Bianca in un momento di forti divergenze con il presidente, e lui e Trump hanno dato versioni discordanti sulla fine del loro rapporto. Da quel momento Bolton è diventato uno dei più forti critici di Trump.

John Bolton nel 2018 (Sean Gallup/Getty Images)
In un libro del 2020 aveva raccontato diverse cose sorprendenti e inedite a cui diceva di aver assistito durante il suo lavoro con il presidente, e che fecero infuriare lo stesso Trump. La Casa Bianca tentò di bloccarne la pubblicazione e accusò Bolton di voler rivelare informazioni riservate, in una causa che però non portò a conseguenze legali per lui. Poco dopo essersi insediato per il secondo mandato, Trump ha deciso di privare Bolton e altri ex funzionari delle misure di protezione di cui godevano a causa delle minacce alla loro sicurezza da parte dell’Iran.



