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  • Lunedì 11 agosto 2025

I cinque giornalisti di Al Jazeera uccisi da un attacco israeliano su Gaza

Tra loro c'era Anas al Sharif, che da tempo Israele accusava di far parte di Hamas: lui aveva sempre negato

Persone riunite per il funerale dei cinque giornalisti di Al Jazeera uccisi da un attacco israeliano, nella città di Gaza (AP Photo/Jehad Alshrafi)
Persone riunite per il funerale dei cinque giornalisti di Al Jazeera uccisi da un attacco israeliano, nella città di Gaza (AP Photo/Jehad Alshrafi)
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Cinque giornalisti di Al Jazeera sono stati uccisi in un attacco israeliano vicino all’ospedale Al Shifa della città di Gaza, nel nord della Striscia. L’esercito israeliano ha confermato l’attacco e ha detto che l’obiettivo era Anas al Sharif, uno dei reporter, che Israele aveva accusato di far parte di Hamas e di essere a capo di una cellula terroristica. Al Sharif e il giornale per cui lavorava avevano sempre negato le accuse. Oltre ad al Sharif sono stati uccisi anche il giornalista Mohammed Qreiqeh e i tre fotoreporter Ibrahim Zaher, Moamen Aliwa e Mohammed Noufal, insieme ad altre due persone.

I funerali dei cinque giornalisti si sono svolti lunedì nella città di Gaza e sono stati simili a quelli di altri giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza nell’ultimo anno e mezzo: i corpi sono stati portati in processione prima di essere seppelliti e sopra di loro era stato messo un giubbotto di segnalazione con la scritta “Press” (“Stampa”).

Al Sharif era da tempo considerato un possibile obiettivo dell’esercito israeliano: era uno dei giornalisti che lavoravano nella Striscia e che Israele aveva accusato di aver partecipato agli attacchi compiuti da Hamas il 7 ottobre del 2023. Era anche uno dei più noti giornalisti palestinesi che stavano documentando quello che accade nella Striscia (dall’inizio della guerra ai giornalisti stranieri non è permesso entrare).

Secondo il Committee to Protect Journalists, un’organizzazione che si occupa di sicurezza dei reporter nel mondo e libertà di stampa, al Sharif era diventato l’obiettivo di una campagna diffamatoria dell’esercito israeliano soprattutto nelle ultime settimane, quando aveva raccontato la gravissima mancanza di cibo nella Striscia di Gaza. Di recente era circolato molto un suo video in cui si mostrava in lacrime nel raccontare i sintomi della privazione di cibo sulle persone palestinesi; era stato ripreso anche un messaggio inviato al suo giornale in cui diceva di non essere riuscito a portare a termine il lavoro per mancanza di forze.

Il Committee to Protect Journalists aveva detto di temere che la campagna diffamatoria si sarebbe conclusa con la sua uccisione, e lo stesso al Sharif aveva preparato un testo di addio che è stato pubblicato sui suoi profili social in seguito alla sua morte. «Se queste parole vi raggiungono è perché Israele è riuscito a uccidermi e a silenziare la mia voce», aveva scritto.

Al Jazeera ha definito l’attacco contro al Sharif e i suoi altri 4 giornalisti «un tentativo disperato di silenziare le voci di Gaza prima della sua occupazione». Secondo l’emittente, le prove presentate dall’esercito israeliano per sostenere che al Sharif e altri facessero parte di Hamas – tra cui una serie di documenti che l’esercito sostiene appartenessero al gruppo radicale palestinese, e in cui compare il suo nome – sarebbero state fabbricate.

Il luogo dove i cinque giornalisti sono stati uccisi, fotografato l’11 agosto 2025 (ANSA/EPA/MOHAMMED SABER)

Non è la prima volta che Al Jazeera e Israele si scontrano in modo diretto. L’emittente è tra i network di informazione più importanti al mondo: è stata fondata in Qatar ed è finanziata dal suo governo, che non è democratico, ma negli anni ha guadagnato una buona credibilità tra i media internazionali. Dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza è quella che ha documentato in modo più assiduo e con più giornalisti sul campo quello che avviene al suo interno, e ha accusato in varie occasioni Israele di voler nascondere i crimini commessi nel territorio palestinese.

Il governo israeliano, dall’altro lato, accusa da sempre Al Jazeera di essere uno strumento di propaganda di Hamas, e l’anno scorso aveva approvato una legge per chiudere l’emittente in Israele.