La città spagnola che ha vietato di celebrare le festività islamiche negli edifici pubblici
Con un'iniziativa dell'estrema destra che menziona le religioni in generale ma ne prende di mira soprattutto una

La maggioranza di destra che governa la cittadina di Jumilla, nel sud-est della Spagna, ha approvato una norma comunale che vieta l’uso degli spazi pubblici, e in particolare delle strutture sportive, per la celebrazione di festività islamiche: è la prima misura di questo tipo in tutta la Spagna. La modifica al regolamento comunale non menziona esplicitamente la religione islamica, ma il modo in cui è stata approvata rende chiaro il suo intento. Il partito di estrema destra Vox, da cui è partita l’iniziativa, ha elogiato la misura che ha «impedito di celebrare feste islamiche negli spazi pubblici» e avrebbe difeso le «radici cristiane» della Spagna.
Jumilla è una cittadina di 27 mila abitanti, con una popolazione musulmana di circa 1.500 persone. Si trova nella regione di Murcia, la stessa di Torre Pacheco, città dove a luglio ci sono state violenze xenofobe contro la comunità nordafricana. Jumilla è governata dal Partito Popolare (PP), il principale partito di centrodestra spagnolo, la cui maggioranza però si regge grazie al voto di un singolo consigliere comunale di Vox.
Questo consigliere alla fine di luglio aveva proposto un’ampia modifica al regolamento che di fatto prendeva di mira la comunità musulmana, riducendone i diritti. La mozione originale chiedeva di vietare del tutto la festa islamica di Eid al Adha, che si celebra in primavera ed è nota anche come “festa del sacrificio”; chiedeva di «rivendicare le tradizioni proprie del popolo spagnolo»; e chiedeva di «promuovere attivamente la gastronomia e la macelleria spagnole contro la diffusione di metodi di preparazione del cibo stranieri come quello halal». (Halal è in generale ciò che è permesso dalle norme islamiche, ma in questo caso si riferisce al cibo preparato secondo regole religiose).

Jumilla nel settembre 2020 (EPA/Marcial Guillen)
La maggioranza del PP in consiglio comunale ha accolto la mozione ma l’ha emendata, togliendo ogni riferimento alla religione islamica e limitando il testo a due articoli: uno che prevede la creazione di una commissione per «difendere la nostra identità e proteggere i valori e le manifestazioni religiose tradizionali»; e uno per vietare l’utilizzo delle strutture sportive della città ad «attività culturali, sociali o religiose non gestite dal Comune». La mozione è poi stata approvata dal PP (il consigliere comunale di Vox a quel punto si è astenuto, perché ormai l’approvazione era garantita).
Il riferimento alla strutture sportive deriva dal fatto che finora il comune di Jumilla aveva ceduto alla comunità musulmana il centro polisportivo locale nei giorni della celebrazione di Eid al Adha e di altre feste come Eid al Fitr, la festa per la fine del Ramadan. Il centro è anche l’unico posto abbastanza grande per contenere tutta la comunità. Negli anni passati queste feste si erano tenute senza problemi.
Il voto a Jumilla ha seguito logiche di politica locale: con ogni probabilità la maggioranza del PP ha approvato la mozione per garantirsi il sostegno del consigliere comunale di Vox per l’approvazione del budget del comune, che è avvenuta nei giorni successivi.
Nonostante questo, e nonostante il tentativo di togliere i riferimenti espliciti alla religione islamica, la mozione è stata interpretata come un modo per colpire le persone musulmane di Jumilla. Abdu Boukra, un uomo di origine marocchina che vive da più di 20 anni in città, ha detto al País: «Ci hanno tolto un posto dove pregare. Per ora si tratta di preghiere, ma non sappiamo cosa ci toglieranno la prossima volta».
Vox ha celebrato la mozione come un grande successo e come il primo passo verso altre misure simili nel resto della Spagna. Ora il partito vuole portare avanti una «iniziativa nazionale» per togliere alle comunità musulmane l’utilizzo degli spazi pubblici.



