Solo a Venezia poteva esserci un “barcavelox”

È una versione più complessa dell’autovelox, pensata per limitare la velocità delle barche nei canali

Barche nel Canal Grande a Venezia
Barche nel Canal Grande a Venezia (Stefano Mazzola/Getty Images)
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Da venerdì a Venezia è entrato definitivamente in funzione il Si.Sa., il sistema di accertamento delle sanzioni che tutti in città chiamano “barcavelox”, perché di fatto è una specie di autovelox per le barche e i motoscafi. Dopo una procedura di autorizzazione durata un paio d’anni, negli ultimi mesi sono stati installati quasi cento sensori nei canali principali della città, poi accesi dall’1 giugno per un periodo di sperimentazione concluso l’1 agosto, quando sono state fatte le prime multe.

Il barcavelox serve soprattutto a controllare la velocità di barche e motoscafi che si spostano nei canali. Limitare la velocità è il modo più efficace per prevenire il moto ondoso, che per Venezia è un problema storico, dibattuto da decenni. Le onde create dalle barche a motore rendono molto difficile la navigazione delle barche più piccole, che rischiano di rovesciarsi. Inoltre le stesse onde, quando si infrangono contro i palazzi e le rive, provocano danni alle fondamenta e in generale alla delicata struttura edilizia della città.

I danni provocati agli edifici da una onda sono irrilevanti, ma diventano visibili e preoccupanti quando la situazione della stabilità è ormai grave e spesso irreparabile. Per rimediare a questi danni servono costosi cantieri di consolidamento e a Venezia non è raro vedere palizzate che da anni sorreggono le parti pericolanti di alcuni edifici.

Le conseguenze delle onde sono aumentate molto negli ultimi anni perché oggi circolano molte più barche rispetto al passato. Si stima che cinquant’anni fa ogni giorno in laguna circolassero 12.500 barche a motore, ora è perfino difficile dire con precisione quante siano: secondo le ultime stime sarebbero circa 100mila.

L’azienda che ha progettato il barcavelox è la stessa che fornisce il sistema chiamato tutor alle autostrade. Il principio è simile: i sensori posti a una certa distanza tra loro calcolano la velocità media delle barche per capire se rispettano i limiti di velocità imposti dal comune. In totale sono stati posizionati circa cento sensori tra Canal Grande, canale della Giudecca, piazzale Roma, San Marco, San Zaccaria, Fondamente Nove.

I limiti scelti dal comune a seconda delle zone vanno da 5 a 20 chilometri all’ora. Il sistema barcavelox ha due chilometri orari di tolleranza e il risultato viene arrotondato di un chilometro all’ora. La rilevazione è automatica, ma l’eccesso di velocità viene poi accertato da un agente della polizia locale. L’importo minimo previsto per la multa è 138 euro. Il comandante della polizia locale Marco Agostini ha detto che durante questo accertamento viene calcolata anche l’incidenza della corrente all’interno dei canali.

Nel periodo di sperimentazione sono state rilevate circa 150 infrazioni al giorno, non sanzionate. Secondo i dati diffusi dalla polizia locale, il 50 per cento delle violazioni è dovuto all’eccesso di velocità dei taxi, il 30 dalle barche per il trasporto merci e solo il 15 per cento dal diporto. Nel primo giorno di operatività sono state fatte 20 multe.