Il gip di Milano ha messo in discussione le accuse a Beppe Sala
Nell'ordinanza con cui ha disposto sei arresti, ha valutato infondata l'ipotesi di induzione indebita: ma il sindaco resta indagato

Il giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, nel provvedimento con cui giovedì ha disposto gli arresti chiesti dalla procura per sei persone indagate nelle inchieste sulla gestione dell’edilizia a Milano, ha anche valutato l’accusa di induzione indebita al sindaco Beppe Sala, giudicandola infondata. Questo non significa che Sala non sia più indagato, la procura può andare comunque avanti con le indagini.
Il reato riguardava in particolare l’autorizzazione alla riqualificazione del cosiddetto Pirellino, un vecchio palazzo comunale in via Melchiorre Gioia, comprato nel 2019 dal gruppo immobiliare Coima, che aveva poi affidato la progettazione all’architetto Stefano Boeri (anche lui indagato in questo e in altri procedimenti). Il presidente di Coima è Manfredi Catella, tra le persone arrestate.
L’inchiesta della procura ha ricostruito come nel 2023, nel giro di pochi mesi tra marzo e ottobre, la commissione per il paesaggio del comune abbia espresso quattro pareri sul progetto iniziale, molto ambizioso: due negativi, motivati con l’eccessivo impatto del palazzo, uno “favorevole condizionato” e uno, finale, favorevole. La commissione per il paesaggio è un organo tecnico che in teoria dà pareri solo consultivi al comune, ma di fatto quei pareri venivano seguiti sempre dal comune.
Secondo la procura, per arrivare al parere favorevole della commissione nel 2023, furono decisive le pressioni sulla commissione, anche «mediate» dal sindaco Sala. Nella richiesta di misure cautelari sono stati riportati diversi messaggi scambiati in quel periodo tra Boeri e Catella, Boeri e l’allora presidente della commissione per il paesaggio Giuseppe Marinoni e tra Marinoni e Giancarlo Tancredi (l’assessore alla Rigenerazione urbana, anche lui arrestato nonostante le dimissioni) in cui si aggiornavano sull’avanzamento della pratica, sui vari pareri espressi sull’edificio e sulle motivazioni relative ai pareri negativi. Ma anche molti altri scambiati tra Boeri e alcuni membri della commissione per il paesaggio.
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Per Sala, i magistrati avevano ipotizzato il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità sulla base di quei messaggi. In particolare avevano evidenziato l’intervento di Boeri: in un messaggio vocale a Catella aveva detto che sarebbe stato necessario «far intervenire Sala su Marinoni», ovvero chiedere al sindaco di convincere il presidente della commissione per il paesaggio a esprimere un parere positivo. Boeri poi aveva mandato un messaggio a Sala nel quale gli diceva che Marinoni sbagliava a esprimere un parere negativo sul suo progetto e lo avvisava che, nel caso in cui la situazione non fosse cambiata, Catella avrebbe fatto ricorso al tribunale amministrativo.
Nell’inchiesta e sui giornali è stata in particolare estrapolata una frase di Boeri, «prendilo come warning», che proverebbe un tono di comando nei confronti del sindaco ma che si inserisce in un messaggio nel complesso ben poco impositivo. Sala a quel punto aveva risposto che non era solo il presidente a essere contrario e che si fidava del parere di Tancredi.
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Secondo il giudice non ci sarebbe stata nessuna induzione indebita da parte di Sala né di Tancredi nei confronti di Marinoni. Questo tipo di reato infatti prevede che la persona su cui è esercitata l’induzione indebita (in questo caso Marinoni) agisca anche per interesse personale, cosa che invece non sarebbe successa. Infatti per il giudice Marinoni avrebbe fatto quanto richiesto solo per riconoscenza nei confronti di Tancredi, che lo aveva nominato presidente della commissione paesaggio, e sudditanza nei confronti del sindaco Sala. Il giudice ha scritto che Marinoni ha ceduto alle insistenze non perché allettato da qualche promessa, ma semplicemente perché «indegno» a ricoprire un incarico pubblico per cui servirebbe imparzialità.
Per lo stesso motivo, il giudice ha valutato inconsistenti la stessa accusa di induzione indebita per altre persone coinvolte nell’inchiesta: Marinoni, Catella e Boeri. Sia Marinoni che Catella sono stati arrestati per corruzione per altri casi, mentre Boeri rimane indagato come Sala.
Al di là della decisione in merito al reato di induzione indebita, il giudice ha accolto la tesi della procura che accusava Catella e Alessandro Scandurra di corruzione per il progetto di riqualificazione del Pirellino: secondo l’accusa Scandurra, ex membro della commissione paesaggio, avrebbe votato per approvare il progetto dopo essersi fatto pagare, come professionista privato, una consulenza da Coima di 138mila, e avrebbe omesso il conflitto di interessi.
L’altra accusa fatta dai magistrati a Sala invece è stata ritenuta più sostanziata: si tratta della falsa dichiarazione per aver firmato il documento che attestava l’assenza di conflitti di interessi di Marinoni, essenziale per ricoprire il ruolo di presidente della commissione paesaggio. Il presunto reato in questo caso è “false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone”. Sala ha commentato in una nota che la valutazione del gip sull’induzione indebita è una conferma del fatto che non ha mai agito per finalità personali. Ha anche aggiunto di voler continuare a lavorare per Milano sperando che anche l’ex assessore Tancredi possa chiarire al più presto la sua posizione.



